Napoli-Milano, asse tra Manfredi e Sala: «Recovery plan, più forza alle metropoli»

Napoli-Milano, asse tra Manfredi e Sala: «Recovery plan, più forza alle metropoli»
di Nando Santonastaso
Lunedì 27 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:03
5 Minuti di Lettura

Il partito non è all'ordine del giorno ma l'alleanza sì. Perché in fondo è già nei fatti visto che problemi e criticità sono gli stessi. E poi perché i primi a crederci sono proprio loro, i sindaci delle grandi città metropolitane, consapevoli che la loro collaborazione aiuta a rendere unito il Paese molto meglio di tante teorie o riforme e che il Pnrr sia davvero un'occasione da non sprecare. Lo dicono espressamente Beppe Sala e Gaetano Manfredi, primi cittadini rispettivamente di Milano e Napoli, al meeting di Maratea organizzato dalla Fondazione Nitti e dalla Fondazione Merita. L'assenza del ministro degli Affari regionali Maria Stella Gelmini incanala il dibattito in un dialogo a distanza tra amici, prima ancora che tra amministratori, nel quale le contrapposizioni Nord-Sud scompaiono inevitabilmente. «Non credo che Milano abbia alcun vantaggio o alcuna volontà di vedere il gap tra il Nord e il Sud dice Sala -. Milano deve sentire il dovere di collaborare con chi ha bisogno. La città è cresciuta per decenni grazie alla forza di tanti arrivati dal Sud ed essere leader vuol dire essere guida nel cambiamento». E Manfredi concorda: «Il vero tema del Paese dice è di ricostruire la capacità amministrativa che salvo esempi positivi come quello di Milano è stata massacrata quasi dovunque negli ultimi 15 anni. Ai sindaci sono state imposte misure che non ho paura a definire folli: il taglio del personale e dei trasferimenti di risorse ha prodotto una massa di Comuni in dissesto finanziario, soprattutto al Sud, e aggravato la qualità dei servizi per i cittadini. Si pensava che questo accelerasse la spesa ma la realtà è che oggi i Comuni hanno ingenti risorse da spendere ma non le competenze per farlo perché la loro capacità amministrativa è molto bassa».

Sindaci alleati su tanti fronti, Sala e Manfredi.

Nel definire incompleta o non riuscita la riforma Delrio sugli enti locali, ad esempio. O sui gradi di giudizio della magistratura troppo spesso così diversi l'uno dall'altro da complicare non poco l'attività di un'amministrazione. O ancora, sulla necessità di rivalutare il ruolo delle grandi città in un'ottica di gestione di ampi territori, come avviene già in tante altre parti d'Europa: «Il mondo è delle città metropolitane, bisogna prenderne atto dice il sindaco di Milano -. Mi chiedo allora come sia possibile che la delega al turismo debbano esercitarla ancora le Regioni. Il brand Milano deve promuoverlo la città di Milano, non la Lombardia». 

E sull'autonomia differenziata delle cosiddette Regioni ricche? L'altolà di Manfredi è forte e chiaro: «Non si può essere contro l'autonomia, sia chiaro, ma che senso discutere adesso di autonomia differenziata dopo che con l'Europa abbiamo concordato un grande piano per ridurre i divari tra Sud e Nord? Mettere ora sul tavolo un progetto di legge che accentua il ruolo del regionalismo e innesca logiche di finanziamenti che finiranno per accrescere le disuguaglianze tra territori va nella direzione opposta. Noi dobbiamo fare l'interesse del Paese, parlare di autonomia differenziata significa creare nuovi anticorpi a questa priorità».

Video

Sullo sfondo del meeting di Maratea si coglie però soprattutto l'ansia e anche l'urgenza di attuare il Pnrr in chiave meridionale. «Non si può prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi di uno slittamento dei tempi oltre il 2026», dice Bruno Tabacci, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cipess. E aggiunge: «L'Italia saprà essere all'altezza di questa decisiva missione perché è l'Italia che con Mattarella e Draghi ha saputo riconquistare prestigio e autorevolezza in Europa». E di missione nazionale, di consapevolezza cioè che di fronte alle nuove emergenze, dalla crisi energetica alla guerra in Ucraina, si deve restare compatti parla anche il sottosegretario alle Politiche comunitarie Enzo Amendola, decisivo nell'ottenere dall'Ue con il ministro Carfagna la proroga di sei mesi della Decontribuzione Sud. «Il rischio è che di fronte alle sfide che abbiamo davanti la politica non sappia essere all'altezza come purtroppo emerge anche in questi giorni», dice Amendola, ricordando che il Sud competitivo esiste ed è ben vivo come dimostra la recentissima commessa vinta a Bruxelles da un gruppo industriale di Brindisi nel settore dell'innovazione tecnologica. Su questo punto insiste nel suo videomessaggio anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha la delega all'export: i bandi Ice per sostenere l'esportazione sono stati in gran parte acquisiti da imprese del Mezzogiorno, spiega. Il divario però resta e i numeri snocciolati anche con sofferenza dal vicedirettore generale di Bankitalia, Pietro Cipolloni, e contenuti nel Rapporto 2022 Nord-Sud dell'Istituto sono un monito fin troppo evidente per illudersi che il peggio sia passato. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA