Museo aperto, la sfida della modernità

di Vittorio Del Tufo
Sabato 17 Novembre 2018, 08:00
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In una città dove si consuma troppo spesso lo scempio della bellezza tradita, o abbandonata all'incuria, non può che essere accolta con favore l'iniziativa di affidare in gestione ai privati la manutenzione e la valorizzazione delle opere d'arte presenti nelle stazioni della metropolitana: uno straordinario giacimento d'arte e cultura che contribuisce a fare di Napoli un grande museo a cielo aperto; un museo diffuso che può fare da ulteriore volàno alla crescita turistica del territorio. La formula del coinvolgimento dei privati nella valorizzazione e nella manutenzione delle opere d'arte è (da queste parti) assolutamente innovativa e sgraverà il bilancio rosso sangue dell'Anm dal peso della manutenzione e della gestione; puro ossigeno per un'azienda che fa fatica anche a sbarcare il lunario e che pesa come una gigantesca zavorra sulla tenuta dei conti pubblici. L'iniziativa, che sarà illustrata lunedì nel corridoio museale della stazione Municipio, passerà attraverso una proposta di partenariato pubblico-privato al Comune di Napoli, che dovrà avviare una procedura ad evidenza pubblica per l'affidamento - per una durata di 12 anni - dei tesori d'arte presenti nelle stazioni.

Come anticipato ieri dal Mattino, lo stato dei luoghi non cambierà e le stazioni più belle del mondo resteranno immutate. La proprietà delle opere resterà in mano pubblica e la sola gestione passerà di mano. Speriamo che per una volta non prevalgano i pregiudizi o i furori ideologici. Sottrarre al rischio del degrado il patrimonio artistico della città - dalle opere in mostra nelle stazioni allo straordinario patrimonio archeologico riemerso proprio grazie ai lavori del metrò - è un imperativo categorico.

Troppi luoghi d'arte, in città, versano in condizioni di deplorevole abbandono. Basti pensare alla Galleria Umberto e ai tanti edifici del centro storico che cadono letteralmente a pezzi, sommersi dal degrado nonostante la loro storia nobilissima e il loro blasone architettonico. Se l'alternativa all'intervento dei privati è la resa (ai vandali e al degrado), è bene agire per tempo, nel segno della modernità e con una procedura trasparente di affidamento. La Fondazione - qualche che sia - che senza fini di lucro si aggiudicherà questo affidamento potrà effettuare quegli interventi di manutenzione che il Comune, senza un euro in cassa, non è per sua stessa ammissione in grado di garantire. E che invece sono necessari. Per il Comune, insomma, non è previsto alcun onere, così come nessuno spazio verrà sottratto al'Anm, mentre gli eventuali utili saranno reinvestiti proprio in opere d'arte.

Questo il perimetro di un'operazione - Museo Aperto - che speriamo non s'incagli nelle secche dei no e dei veti incrociati. L'auspicio, inoltre, è che anche il percorso archeologico che sta prendendo forma tra piazza Municipio e il Porto possa essere valorizzato e restituito alla fruizione di tutti. Un giorno quella degli scavi per i cantieri del metrò sarà ricordata come l'epoca d'oro dell'archeologia napoletana. A rendere esaltante questa stagione ha contribuito non poco il ritrovamento delle imbarcazioni di epoca romana grazie alle quali è stato possibile ricostruire l'esatto profilo della costa. L'antico porto di Napoli è stato portato alla luce dai lavori per il metrò, una delle più imponenti operazioni, a livello europeo, di archeologia urbana: scavi talmente fruttuosi da meritarsi l'appellativo di «pozzo di san Patrizio». Questa grande bellezza, che fa da cemento all'identità collettiva di un popolo, è patrimonio di tutti: evitare che marcisca nell'incuria e nell'abbandono dev'essere obiettivo di tutti.
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