Napoli, il sindacalismo di base scende
in piazza per il «No Draghi Day»

Napoli, il sindacalismo di base scende in piazza per il «No Draghi Day»
di Alessio Liberini
Sabato 4 Dicembre 2021, 21:05 - Ultimo agg. 22:54
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Il sindacalismo di base è sceso questo pomeriggio in piazza a Napoli per il “No Draghi Day”, in contemporanea con le analoghe manifestazioni che si sono tenute in circa 20 piazze italiane, contro le politiche sociali ed economiche mosse dall’esecutivo. In particolare i manifestanti contestano al governo la legge di bilancio, le privatizzazioni, le delocalizzazioni e chiedono la messa in atto di un salario minimo garantito.

La manifestazione napoletana, autorizzata dalla questura partenopea, è partita intorno alle 15 e 30 da piazza del Gesù – alla volta della prefettura - nel pieno centro storico cittadino tra l’attenzione di tanti turisti incuriositi. Qui si sono concentrati i circa 700 dimostranti di Usb, Cobas e di numerose sigle del sindacalismo di base, insieme a loro una cospicua rappresentanza di Potere al Popolo ed altre realtà della sinistra radicale. In piazza anche tanti lavoratori e precari, tra questi si evidenziano i disoccupati di Scampia ed una delegazione degli operai dello stabilimento Leonardo di Pomigliano d’Arco, proprio in queste ore in agitazione contro le 13 settimane di cassa integrazione comunicate dall’azienda solo a poche settimane dalle festività natalizie: «Il pacco di Natale l’abbiamo definito, è stata una vera e propria doccia fredda» racconta amareggiato un operaio alla partenza del corteo.

«Siamo stanchi di aspettare, noi vogliamo lavorare» è il grido degli antagonisti, alcuni dei quali hanno portato in strada anche un peluche di un draghetto con su affisso un cartello che recitava «Draghi fai o’ brav», mentre la manifestazione si spostava verso piazza Monteoliveto in direzione di via Medina.  

 

“E’ il governo dei poteri forti – racconta Vincenzo De Vincenzo dell’Usb – questo è il governo della Bce, dell’Europa che impone a noi le riforme da fare in cambio di una rata, ogni tanto, dei famosi soldi destinati al Pnrr, in cui se saremo bravi a fare le riforme ci daranno qualche cosa». «Oggi – precisa De Vincenzo – siamo in tutte le Regioni ed in tutte le città d’Italia a mobilitarci contro questo governo».  «L’abbiamo chiamato “No Draghi Day” – spiega, invece, Massimo Montella del Cobas – per inviare un messaggio molto preciso che è un governo maledettamente schiarato a destra in quanto è un esecutivo confindustriale che fa gli interessi soltanto della classe imprenditoriale, basta guardare la riforma fiscale. Abbiamo una detassazione per i ceti medio alti, ma chi sta nella fascia tra i 15mila e 28mila euro è ulteriormente penalizzato. E’ un governo che ha ripristinato i licenziamenti (dopo il blocco per la pandemia ndr) ed ha tagliato fondi alla scuola, mentre ripristinava l’autonomia differenziata che è una cosa gravissima». «Non sarà neanche più possibile – continua Montella – fare i viaggi della speranza, cioè andare in un'altra Regione per potersi operare e subire un intervento delicato. Difatti una secessione dei ricchi per un progetto nefasto e deleterio».

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Nel mentre, a suon di cori e canti svolti anche con l’ausilio di una tammorra portata in piazza da un manifestante, il corteo – intorno alle 16 e 30 – è arrivato in piazza Municipio sfilando davanti a Palazzo San Giacomo, mentre dal megafono gli antagonisti continuavano a rivendicare le proprie rimostranze. «Siamo in una situazione in cui tutti i giorni ci ripetono che c’è un boom del Pil – chiarisce Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo – del più 6%, questi soldi stanno andando in tasca a qualcuno il problema è che la maggior parte della gente non ne vede assolutamente un centesimo, siamo in piazza, anzi, per protestare contro l’aumento del costo della vita». «E’ aumentato il pane e aumentata la benzina, stanno arrivando delle bollette che sono assolutamente esagerate – sottolinea Granato – e noi chiediamo che per contrastare il carovita e l’aumento dei prezzi venga introdotto, quanto prima, un salario minimo di 10 euro l’ora che è una misura di civiltà che già esiste in tanti altri paesi e che garantirebbe ad ampie fasce della popolazione di resistere all’aumento dei prezzi». «Siamo anche in un Paese – tuona il portavoce di Pap – in cui al 6% in più di Pil corrisponde un aumento delle morti sul lavoro del 16%, vuol dire che questo sviluppo per pochi lo stanno pagando sulla propria pelle in tanti. Questo governo Draghi sta facendo gli interessi di alcuni italiani, ma dei pochi e soliti privilegiati”.

Intorno alle 16 e 50 i protestanti hanno così raggiunto piazza del Plebiscito mentre in sottofondo, dalle casse degli altoparlanti, rimbombava la canzone “Brigante se more”. Una volta arrivati all’esterno della prefettura, luogo di conclusione del corteo così come stabilito dai sindacati di base con le forze dell’ordine, una delegazione di antagonisti è salita all’interno del palazzo istituzionale per consegnare un documento dove gli stessi elencavano le proprie richieste con la speranza che il prefetto di Napoli, Claudio Palomba, le faccia arrivare, quanto prima, direttamente a Roma.

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