Bimba ferita a Napoli, il sindaco attacca Gomorra e Salvini ma è polemica

Bimba ferita a Napoli, il sindaco attacca Gomorra e Salvini ma è polemica
di Luigi Roano
Martedì 7 Maggio 2019, 11:00
5 Minuti di Lettura
«Napoli è una città demoralizzata e divisa» racconta il filosofo e cittadino onorario Aldo Masullo. Gli fa eco l'antropologo Marino Niola, per lui «la città è sfiduciata e depressa e se il sindaco afferma il contrario vuol dire che viviamo in città diverse, ma il tema è che lo Stato ha dimenticato il meridione». Un altro filosofo, Roberto Esposito, è ancora più tenebroso: «Stiamo inguaiati, facciamo sempre gli stessi discorsi ma non cambia mai nulla». Insomma, il proiettile che ha colpito Noemi e piazza Nazionale semivuota nel giorno della marcia contro la camorra, raccontano forse una Napoli dove c'è una caduta di tensione morale nella lotta alla camorra? Per il sindaco Luigi de Magistris le cose non stanno così e su Fb l'ex pm attacca rompendo il silenzio sulla vicenda durato tre giorni. «La città dell'energia umana contagiosa, della rinascita culturale senza precedenti, della democrazia partecipativa e dei beni comuni, la Napoli dei record turistici e dello sviluppo sostenibile, devono sconfiggere ora, definitivamente, questa barbarie». Stridente il contrasto della visione di Napoli tra le parti: chi ha ragione? C'è una caduta della tensione morale rispetto al problema camorra? «Salvini - dice ancora il sindaco - spara cavolate, non è mai presente al Viminale e noi aspettiamo ancora le centinaia di rinforzi promessi. Napoli è la città che per prima si è liberata del nazifascismo e da sola e ci libereremo anche della camorra». Poi l'appello al Presidente Sergio Mattarella: «Chiedo a tutto l'apparato dello Stato di individuare Napoli come una priorità e Napoli sarà al fianco di questi servitori dello Stato. Portiamo alta la nostra voce sapendo che nello Stato c'è chi ci ascolta a cominciare dal Presidente Mattarella che oggi ancora una volta sarà in città, lui che conosce bene le mafie, le sue origini ed evoluzioni e che non ha mai fatto mancare la sua attenzione, sensibilità e vicinanza alla città che ha tante ferite ma ha raggiunto vette impensabili e lo ha fatto nonostante in questi anni abbia avuto i principali avversari proprio all'interno dello Stato». Quindi l'attacco a Gomorra: «Il sindaco ha il diritto/dovere di chiedere allo Stato di fare di più in quella che forse è l'unica vera funzione che ancora gli spetta in via esclusiva: prevenire il crimine e reprimerlo. In questo modo ci aiutate anche a distruggere il modello drogato, per alcuni vergognosamente vincente, degli eroi (di merda) di Gomorra. Una droga mediatico-comunicativo-artificiale che rischia di corrodere cervello, anima e cuore di centinaia di giovanissimi».
 
Torniamo ai filosofi, a Masullo: «Napoli- ribadisce - è una città demoralizzata: ci sono nel profondo sentimenti forti ma la loro espressione non può venire fuori perché la città è divisa, ha perso coesione». Meno di tre settimane fa a Palazzo San Giacomo in sala giunta Masullo fece la sua analisi su Napoli con la consueta e certosina precisione: «Napoli non ha un progetto di città per il futuro. Non può risorgere, esprimere le sue enormi potenzialità e diventare davvero città proiettata nel futuro se i suoi cittadini non riescono a diventare davvero partecipi in modo coeso di un progetto. Oggi questo non c'è e credo che sia la maggiore responsabilità che grava su tutti noi e su coloro che hanno maggiori responsabilità di governo e di guida della città. Adesso Napoli è bellissima ma non è città». Anche l'analisi di Esposito è forte e la piazza semivuota è per tutti la metafora della Napoli di oggi. «Secondo me - dice - c'è uno sconforto generale, passa il tempo e siamo sempre di fronte agli stessi problemi, sono discorsi retorici che non modificano la realtà, ecco io penso sia questo il tema più che un cedimento della tensione morale». Quanto alle parole del sindaco Esposito non è tenero: «Non si possono paragonare il fascismo e la camorra. Quest'ultima è molto più antica e radicata del fascismo in una città che non è mai stata molto fascista. La sollevazione popolare fu gloriosa ma si trattava di cacciare un invasore, un corpo estraneo, la camorra ha una storia più profonda e ribellarsi contro è più difficile». Per Esposito «il problema è lo Stato ma la risposta è sempre doppia: da un lato lo Stato che dovrebbe impiegare più energie e risorse e dall'altro la cittadinanza che dovrebbe reagire, però non avviene né l'una cosa ne l'altra, ecco perché dico che stiamo inguaiati e non mi sento di dire parole consolatorie» .

Quella della presenza più forte dello Stato e della «doppia risposta» è una questione molto sensibile per Niola. «C'è sfiducia e depressione più che caduta di tensione - racconta l'antropologo - anche per gli scarsi risultati che si ottengono. Sono molto d'accordo con il procuratore Cafiero de Raho. Lo Stato non dà segnali al di là delle chiacchiere e degli slogan del ministro Salvini. Lo Stato deve dare una prova forte, un segno forte della sua presenza, come dice De Raho non deve solo difendere ma deve attaccare la camorra, solo un cambiamento di questo tipo può trasmettere alla gente quel sentimento che qualcosa sta cambiando». Sulle parole del sindaco Niola non si ritrova e rilancia: «Si vede che viviamo in due città diverse. Noi oggi viviamo in una città dove c'è una parte che dice che va tutto bene e un'altra con uno Stato che non fa nulla».

Lavora con i giovani la rettrice de L'Orientale Elda Morlicchio e il suo sguardo su Napoli anche per questo ha sfumature diverse. «Io sto con gli studenti tutti i giorni - sottolinea - e vedo in loro una forte coscienza civile. Penso che Napoli sta facendo la lotta alla camorra mettendo in campo i suoi aspetti migliori: la cultura, il boom del turismo mostrano che i presidi culturali sono una risposta concreta ad altri modelli, anche a quello della camorra. Costituiscono una valida alternativa». Certo anche la professoressa è preoccupata: «Lo sono come è giusto che lo si sia di fronte a episodi così drammatici e che potrebbero spingere i cittadini sempre di più a chiudersi in casa. Ma non è scappando che si risolvono i problemi. Napoli ha i suoi anticorpi che la fanno reagire e la cultura è una di questi. Così come la camorra è solo uno dei volti della città». Tuttavia la rettrice è d'accordo su un altro tema cogente: «Più forze dell'ordine darebbero quella tranquillità necessaria perché la città possa sempre più marginalizzare i clan e soprattutto in minor tempo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA