Il paradigma dei sacrifici nella città che ingoia tutto

di Vittorio Del Tufo
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 08:00
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Pensieri e parole scorrono vacui, al capezzale del trasporto pubblico. Se quello su gomma è un malato terminale, il cui supplizio si trascina da tempo, non se la passa meglio quello su ferro, tra blocchi improvvisi, convogli guasti e treni insufficienti rispetto al volume di traffico del metrò cittadino. Intervistato dal Mattino dopo l'ultimo lunedì nero - circolazione bloccata sulla linea 1 a causa dell'ennesimo guasto - il manager dell'Anm Nicola Pascale non ha potuto far altro che chiedere scusa ai napoletani («Ci dispiace molto») e mettere in chiaro, con apprezzabile sincerità, che per una soluzione strutturale bisognerà attendere la fine del 2019, quando avverrà la consegna dei nuovi treni e quelli vecchi, sporchi e scassati potranno finalmente andare in pensione. Assistiamo così al debutto, nel lessico amministrativo, del sacrificio istituzionalizzato. Alternative? Zero. È un lungo «arrangiatevi» quello che risuona nelle stanze dove si dovrebbero trovare le soluzioni per rendere un po' meno infernali le giornate di chi viaggia sui mezzi pubblici. Pensate che nei mesi scorsi, dopo l'ennesimo stop alla Linea 1, il sindaco De Magistris aveva dichiarato di aver perso la pazienza: deve averla ritrovata, perché le sue urla sono risuonate - appunto - vacue come le promesse che si affollano da troppo tempo al capezzale dell'Anm.

È antropologicamente degna di nota questa istituzionalizzazione del sacrificio. Fa leva sullo stato d'animo dei napoletani, rassegnati a ingoiare umiliazioni d'ogni tipo - dai pazienti parcheggiati in barella nei corridoi degli ospedali all'insulto quotidiano dei parcheggiatori abusivi - ai quali, in buona sostanza, si chiede di turarsi il naso per non sentire il nauseabondo odore del trasporto pubblico moribondo. Napoli ingoia tutto, perché non dovrebbe ingoiare pure i bus e i treni della metro fermi in deposito?

Sui servizi pubblici vorremmo un disegno, un progetto, uno straccio di prospettiva. Invece si naviga a vista, e il collasso delle finanze pubbliche continua a riverberarsi proprio su bus e metro, i cui standard sono ben al di sotto delle città europee e, per quanto riguarda i trasporti su gomma, semplicemente indecenti. Ora, è del tutto evidente che dallo sprofondo rosso dei conti bisognerà uscire con una politica di rigore e di lacrime e sangue. Ma non è pensabile che a pagare il prezzo più alto per questo scempio debbano essere solo gli utenti dei mezzi pubblici: bestie da macello a cui non si fa altro che chiedere sacrifici.
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