Napoli, pasticcio cimiteri: luci votive spente, scoppia la rivolta

Napoli, pasticcio cimiteri: luci votive spente, scoppia la rivolta
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 18 Marzo 2019, 07:30
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La brutta sorpresa è arrivata dopo le otto del mattino. All'apertura dei cancelli delle congreghe cimiteriali napoletane i parenti dei defunti, sulle prime, pensavano ad un guasto dei sistemi elettrici: le «luci eterne» sistemate dinanzi ai marmi delle tombe risultavano spente. C'è voluto poco per capire che non si trattava di un calo di tensione improvviso, ed è toccato agli incolpevoli custodi delle strutture dover spiegare che cosa in realtà fosse successo. Le forniture erano state deliberatamente staccate. È bastato tanto a creare una rivolta generale, con urla, minacce e tensioni da parte di chi aveva regolarmente già pagato la quota annuale (e magari anche quelle arretrate). Qualcuno si sarebbe anche rivolto, nei frangenti caotici di ieri, alle forze dell'ordine.
 
Per fare chiarezza sarebbe stato sufficiente leggere le comunicazioni fornite dal Comune di Napoli. Dinanzi a tutte le congreghe la Direzione centrale del patrimonio e dei cimiteri cittadini aveva fatto affiggere una nota nella quale si spiegavano i reali motivi dell'improvviso black out dinanzi alle tombe dei defunti. «A seguito del dispositivo di sentenza del Consiglio di Stato del 4 marzo 2019 - si legge sui ciclostilati - si invitano i cittadini utenti a non pagare alla Selav (la società cui era stata affidata la gestione del servizio di illuminazione ambientale e votiva dei cimiteri del Comune di Napoli, ad eccezione di Fuorigrotta, ndr) i relativi bollettini postali».

Per il 2019 la quota annuale per le lampade votive dovrà essere versata su un conto corrente intestato al Comune di Napoli. E nel caso di versamento già effettuato alla Selav, bisognerà esibire la ricevuta del pagamento all'amministrazione. Insomma, un grande guazzabuglio.

Proviamo a far chiarezza, ricostruendo ciò che è accaduto. Vicenda tipicamente italiana, con due sentenze della magistratura amministrativa i cui esiti si sono rivelati diametralmente opposti. Partiamo dalla prima pronuncia, quella emessa dal Tribunale amministrativo regionale - la numero 7005 del 2018 - che si era espresso per l'annullamento della revoca dell'affidamento in concessione dei servizi di illuminazione ambientale e votiva nei cimiteri del Comune di Napoli. A seguito di ricorso, questa decisione è stata ribaltata dal Consiglio di Stato, che in sede giurisdizionale ha respinto definitivamente il ricorso proposto dalla Selav, accogliendo il ricorso proposto dal Comune di Napoli. Forte di tale decisione, l'amministrazione si è vista pertanto riconoscere il proprio diritto, e ha già comunicato che a breve provvederà ad indire una nuova gara per l'affidamento del servizio di illuminazione ad una nuova società. «Siamo particolarmente contenti del risultato che accoglie completamente le nostre ragioni e fa onore alla bravura professionale della nostra avvocatura - ha commentato all'indomani della decisione del Consiglio di Stato il vicesindaco con delega ai Cimiteri, Enrico Panini - nelle more dell'iter necessario alla gara verranno adottate tutte le possibili soluzioni per assicurare il servizio di illuminazione nei cimiteri ai nostri cittadini senza creare disagi e disservizi».

In realtà il caso giudiziario è decisamente più ingarbugliato. Dal 2007 al 2014 il Comune di Napoli ha incassato per i servizi di cui qui si parla solo briciole: circa 300mila euro; per questo si decise di revocare alla vecchia società di gestione l'appalto, che stavolta garantiva introiti per ben 3 milioni e 600mila euro l'anno. Nel 2018, infine, la Corte dei Conti ha inviato ad alcuni amministratori comunali che avevano competenze nel ramo cimiteriale un invito a dedurre contestando, appunto, la scarsezza degli introiti precedenti: e questa vicenda giudiziaria è ancora in corso.
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