Il «preambolo politico» che dovrebbe mettere d'accordo i due Pd: quello di Vincenzo De Luca e del suo braccio destro Fulvio Bonavitacola, e quello del segretario metropolitano Marco Sarracino - che lo ha redatto materialmente e fatto approvare dalla direzione metropolitana del partito - c'è. Ora il vero tema è quello di farlo condividere a tutte le parti che dovrebbero comporre l'alleanza fino ad arrivare al M5S. Occhi puntati soprattutto sui grillini indigesti ai deluchiani che hanno fortemente voluto il preambolo. Per loro non possono essere all'opposizione in Regione e alleati a Napoli. Non semplice e non scontato, ma possibile come le nevicate in questa pazza primavera, un qualcosa di unico più che raro la costruzione del centrosinistra allargato.
Tre i punti che Sarracino ha proposto alla direzione metropolitana che ha approvato all'unanimità: «Costruire un'alleanza larga in vista delle elezioni amministrative continuando il lavoro di confronto avuto sui tavoli di coalizione tenuti sino ad oggi». Poi uno dei temi più delicati: «Lavorare per un indispensabile accorpamento delle liste politiche e civiche per rendere più chiara la nostra offerta politica e favorire la governabilità». Il riferimento è alle 18 liste con le quali De Luca ha vinto in Regione e che vorrebbe riproporre a Napoli. Quindi il passaggio politicamente più cogente: «Collaborare con la nuova segreteria nazionale di Enrico Letta in vista della presentazione di una candidatura che abbia i seguenti requisiti: alto profilo capace di assicurare una proficua collaborazione istituzionale innanzitutto con la Regione e il Governo; in grado di dotarsi di una squadra forte e autonoma; che costruisca una nuova empatia con la città». Sarracino nel presentare il preambolo ha precisato il perimetro politico dentro il quale è disposto a mediare: «Si parte dal giudizio negativo della gestione de Magistris e quanto alla coalizione larga significa che non possiamo presentarci agli elettori con uno schieramento dove noi stessi faremmo fatica a vedere il simbolo del Pd».
IL M5S
Nessun accenno al nome del candidato, lo stesso Letta ha dato appuntamento su questo tema tra sette giorni quando inizieranno le consultazioni con i territori. E a Napoli restano due le nomination più serie: Roberto Fico (M5S) e Gaetano Manfredi di area dem. Ora la palla passa nel campo dei deluchiani, del M5S e della sinistra che stanno prendendo tempo - almeno qualche giorno - prima di esprimersi sul preambolo. I grillini fanno - tuttavia - trapelare che qualche condizione per far parte dell'alleanza la dettano e il bersaglio è De Luca: «Si può ragionare con la coalizione delle regionali, ma mai con 18 liste in campo, devono essere meno della metà; il punto di partenza della coalizione devono essere le forze politiche che hanno sostenuto il governo Conte 2. E il nome di Fico è poco negoziabile». Non ci sono Maradona in vista - il ragionamento dei pentastellati - tanto che i grillini se il Presidente della Camera decidesse di candidarsi potrebbero andare alle urne da soli «atteso il gradimento storico che Fico ha in città, è un uomo al di sopra delle parti politiche».
LO STRAPPO
Una direzione del Pd che ha visto anche lo strappo di uno storico dirigente dem, Giuseppe Balzamo, che si è dimesso dal partito e ha consegnato la tessera all'altrettanto storico circolo Vittorio Foa di Fuorigrotta. «Volevano farmi approvare - racconta Balzamo - un documento senza che lo stesso venisse discusso. Sono stati invertiti i fattori: prima si discute e poi si vota, non si vota e poi si discute come pretendevano. Uno sfogo quello di Balzamo molto forte: «Il presidente Paolo Mancuso - conclude - dovrebbe spiegare tante cose, così come il mio amico Sarracino. Sono stati fatti tavoli del centrosinistra senza informare né prima né dopo la direzione del partito. E sono andati a discutere a Salerno con Nello Mastursi delle decisioni da prendere su Napoli. Vorrei capire anche quale ruolo ha Bonavitacola che partecipa ai tavoli, se non è un tesserato del Pd e non ha ruoli di partito a che titolo parla?».