Via le ecoballe dalla Campania, restano a terra 5 milioni di tonnellate

Via le ecoballe dalla Campania, restano a terra 5 milioni di tonnellate
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 5 Settembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 16:05
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La giunta regionale ha deciso: saranno le ditte che si sono aggiudicati i cinque lotti dell'ultima gara, quella del 6 agosto, a smaltire le balle ancora depositate al Pantano di Acerra. Con questa mossa sono stati chiusi i bandi per le balle destinate fuori regione. I bandi, non le esportazioni. E tanto meno le lavorazioni. Le cifre, purtroppo, sono chiare. Al momento sono partite 400 mila tonnellate, ne restano sul terreno più di 5 milioni. Perché spariscano tutte bisognerà esportarne altre 800 mila tonnellate, e costruire due impianti (già appaltati) per smaltirne altri 3 milioni e seicentomila tonnellate.
 
Negli anni della grande emergenza, quella gestita dai commissari di governo, sono state accumulate 5 milioni e seicentomila tonnellate di spazzatura impacchettata. Nel periodo della giunta Caldoro ne sono state smaltite circa duecentomila. Poi, nel 2015, il governo Renzi decise di cancellare la vergogna e di provare a ridurre la multa di Bruxelles (120 mila euro al giorno) e stanziò quasi 500 milioni per far sparire le balle. Ma la magia non riuscì: anche spendere i soldi si rivelò più difficile del previsto.

In trenta giorni la giunta De Luca varò un piano articolato su tre linee: un milione e duecentomila tonnellate di rifiuti impacchettati dovevano essere affidati a imprese che li smaltissero fuori regione. Gli appalti si sono chiusi ieri ma prima c'erano già stati due bandi. Con il primo, nel 2016, erano state aggiudicate 476 mila tonnellate ad un prezzo medio che si aggirava intorno ai 150 euro a tonnellate, con il secondo nel 2017, erano state affidate 405 mila tonnellate a un prezzo già più alto, 170 euro a tonnellata, e con quello chiuso ad agosto ne sono state affidate altre 297 mila alla bellezza di 200 euro a tonnellate: in tutto quasi un milione e duecentomila tonnellate.

Della prima tornata ad oggi sono state rimosse 400 mila tonnellate in parte via nave e in parte su gomma. La spazzatura impacchettata è finita soprattutto all'estero, ma anche altre regioni italiane. Fuori dai confini nazionali è stata portata in Portogallo dove è andata in discarica, in Bulgaria e in Olanda dove, invece, è stata bruciata. In Italia, invece, le mete sono state soprattutto gli impianti collocati al Nord: a Busto Arsizio, a Mantova, a Ravenna, a Castiglione dello Stiviere. Solo piccole quantità sono state portate al centro Sud e per lo più in impianti di lavorazione che non sono, quindi, le mete finali, e sono collocati a Macero Maceratese e Lamezia Terme. Se si continuasse a questo ritmo per esportare le restanti 800 mila tonnellate ci vorrebbero almeno altri sei anni. Ma la speranza è che, una volta chiusi gli appalti, si possa procedere più speditamente. Finora a congiurare contro l'esportazione della spazzatura è stato il mercato: la concorrenza delle altre regioni e degli altri Paesi è stata spietata, facendo lievitare le tariffe e rendendo difficile trovare impianti disponibili a far sparire la spazzatura.

La maggioranza delle balle dovrà essere affidata a due impianti la cui realizzazione è già stata appaltata: due milioni e 200mila tonnellate saranno lavorate a Caivano e un milione e 200mila a Giugliano. Nel primo si tratterà la spazzatura secca per ricavarne combustibile secondario, nel secondo su punterà a recuperare il materiale contenuto nei pacchi e a smaltire la frazione residua. Secondo i calcoli della Regione i due impianti tratteranno insieme 600mila tonnellate all'anno, quindi dal momento in cui apriranno i battenti ci vorranno altri quattro anni per ultimare le lavorazioni. La strada, quindi, è ancora lunga. D'altra parte nessuna delle vie esplorate si è mostrata breve: il progettato termovalorizzatore di Giugliano avrebbe impiegato più di dieci anni a bruciare le balle e quattro o cinque per aprire i battenti. Inutile sperare nella magia, ma se nel periodo di stop del termovalorizzatore di Acerra si accumuleranno altri materiali la via oltre che lunga rischia di diventare anche tortuosa.
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