Pd e Forza Italia, tesseramento flop: la grande fuga dai partiti tradizionali

Pd e Forza Italia, tesseramento flop: la grande fuga dai partiti tradizionali
di Adolfo Pappalardo
Sabato 5 Gennaio 2019, 08:00
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Una fuga, nemmeno lenta, ma inesorabile. Addio iscrizioni, addio militanza. Un 2018 da chiudere per i partiti che vedono sempre più assottigliarsi le truppe. E se una volta per partiti liquidi si intendeva il modello americano, oggi s'intende l'estinzione di un totem tradizionale fatto di circoli, sezioni e tessere. E a farne di più le spese sono le opposizioni strette all'angolo del ring dal modello grillino, fatto di fluidi meet-up in salsa web, e quello leghista, visto come appartenenza più che di iscrizioni in senso stretto. Senza contare poi, a Napoli, il seguito verso de Magistris che ha drenato adesioni proprio ai democrat. Ed ecco quindi il Pd napoletano che dai 24mila iscritti del 2016 si ritrova alla vigilia del congresso, quando capibastone e galoppini vari facevano iscrivere chiunque, a poco più di 8mila. Il partito di Berlusconi, all'ombra del Vesuvio, è a quota zero iscrizioni ma conta di arrivare a 3mila entro il 10 gennaio dopo che il termine ultimo è stato spostato, via via, dal 30 novembre al 31 dicembre. E ora al 10 gennaio.
 
FORZA ITALIA
A settembre scorso dalla kermesse azzurra di Fiuggi, Antonio Tajani, presidente del parlamento Ue ma sopratutto vicepresidente nazionale di Forza Italia, lancia i congressi provinciali e la campagna tesseramento per rilanciare il partito. Qualche settimana per stilare un regolamento di 18 articoli ma l'atmosfera, anche all'interno del partito, è fredda. Quasi glaciale. Non ci sono domande di iscrizione, i dirigenti azzurri non spingono o si mettono all'opera perché intuiscono che il modello di tessere e congressi è ormai al tramonto. Zero iscrizioni e nemmeno facsimile di modelli in giro. Anche se si conta di chiudere, ma tra mille difficoltà, con almeno 5mila tessere per il 10 gennaio tra Napoli e provincia. Poche? Molte? Per capirci a marzo 2012, ultimo e unico dato disponibile, quando An e Fi si fusero nel Pdl e bisognava scegliere i coordinatori provinciali e cittadini in Campania, si arrivò a sfiorare le centomila adesioni. Erano i tempi in cui il centrodestra aveva in Campania il suo granaio più prezioso di voti e il berlusconismo era al suo massimo splendore. Appena sei anni fa ma sembra un'era geologica. «Allora avere una tessera del Pdl era quasi un privilegio, ora non più. Anzi la gli elettori preferiscono non avere un'etichetta per poter decidere di volta in volta come orientarsi», commenta amaro uno scafato dirigente di Fi.

IL PD
Lo scenario è ancora più funesto se lo guardi dall'angolazione del Pd che ha una lunghissima storia di tesseramento partita dal modello Pci. L'ultimo dato disponibile è quello del 2016, all'apice del renzismo, quando tra Napoli e provincia si contava una platea di circa 24mila tesserati. Un esercito di militanti che tendeva a gonfiarsi alla vigilia dei congressi di partito. Un tempo. Oggi invece è il deserto e dal partito si evita di dare numeri che una volta erano orgogliosamente ostentati. «Stiamo raccogliendo i dati, la settimana prossima ci riuniremo come ufficio adesioni per far lavorare la commissione al meglio e certificare. Bisogna poi tener conto come le convenzioni chiuderanno il 23 gennaio e fino ad allora i vecchi iscritti hanno facoltà di rinnovare. Quindi un dato certo non lo avremo prima di fine mese», spiega Marco Marotta, responsabile organizzazione del partito. I numeri raccolti però al 31 dicembre dalla stragrande maggioranza dei circoli napoletani che li hanno comunicati in segreteria certificano un dato impietoso: 8056 tra vecchie e nuove adesioni. Ed è difficile che il dato si muova da lì. Un terzo appena nonostante siamo nel pieno delle stagione congressuale nazionale e regionale. Dalla prossima settimana, infatti, partono le convenzioni tra gli iscritti per restringere a tre nomi la corsa dei 4 aspiranti segretari regionali (il parlamentare Umberto del Basso De Caro, il sindaco di Poggiomarino Leo Annunziata, quello di Marano Rodolfo Visconti e la preside napoletana Armida Filippelli). Poi il 3 marzo, a primarie aperte, gli iscritti potranno votare sia il successore di Matteo Renzi alla guida del partito nazionale sia l'omologo regionale. Ma quella passione democrat è sopita se non proprio scomparsa. «E pensare - dice un vecchio dirigente democrat di formazione Botteghe Oscure - che alla vigilia dei congressi le tessere i capibastone le facevano pure ai morti. Un sistema deprecabile certo ma ora nemmeno loro le vogliono più...».
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