Napoli, povero Consiglio comunale ridotto a mercatino

di Vittorio Del Tufo
Giovedì 25 Ottobre 2018, 12:00
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«Ce simme sfasteriati». Voi, figuriamoci noi. «Sinistra Napoli in Comune a sinistra». Siete un gruppo politico o un navigatore satellitare? «Prima Napoli!» Speriamo: per ora c'è la Juve. E ancora: «Riformisti democratici con De Magistris», «La Città», «Napoli Popolare», «Agorà»... Scorrere, di tanto in tanto, l'elenco dei gruppetti e gruppuscoli che animano (si fa per dire) l'aula di via Verdi è un piacere che ciascuno dovrebbe concedersi. È la politica dei partitini, dei sub-partitini e delle particelle elementari. Mentre la città cade, letteralmente, a pezzi, mentre il Comune affonda nei debiti, i suddetti gruppetti e gruppuscoli - spesso composti da un solo consigliere - dispiegano allegri, quasi con fanciullesco entusiasmo, il proprio potere di interdizione. Ed è questo potere di interdizione, non basato su una reale rappresentanza, ma su micro-interessi corporativi o di potere, a costringere De Magistris a equilibrismi di ogni tipo per rimanere a galla. Per ora ci sta riuscendo, ma che sperpetuo.

Sono ore randage, queste, per il sindaco. Mai prima d'ora la sua maggioranza è apparsa più frantumata, anzi più sfasteriata. Così il sindaco è costretto a subire il ricatto politico delle particelle elementari e a elemosinare lo straccio di un voto - come quello che i Verdi di Francesco Emilio Borrelli intendono negargli, facendo vacillare ulteriormente il già traballante edificio - per mantenere viva la coalizione e procedere al più volte annunciato rimpasto. Ma quale coalizione? Esiste ancora una coalizione? Sembra di assistere (mentre le opposizioni dormono) allo spettacolo di un'armata Brancaleone che si tiene insieme con lo sputo. Ed è tuttavia in grado di condizionare le scelte (e il destino) non solo del sindaco ma dell'intera città.

Avrebbe dovuto scongiurarlo per tempo, Dema, il rischio di questo eterno tritatarne. Aveva l'autorevolezza e - soprattutto dopo la seconda, schiacciante affermazione elettorale - la forza politica per farlo. E invece, in un Consiglio ridotto ormai a mercatino, la sua maggioranza è sempre più in bilico. Proprio mentre la città, divorata dalle emergenze, avrebbe bisogno di uno scatto, di una ripartenza virtuosa.

Sfasteriati loro, disorientati tutti. C'è stato un tempo in cui sugli scanni del Consiglio sedevano personalità del calibro di Maurizio Valenzi, Marco Pannella, Andrea Geremicca, Giuseppe Galasso, Giorgio Almirante, Aldo Masullo. Oggi, con il dovuto rispetto per i presenti (quando non fanno mancare il numero legale), di Pannella, Valenzi e Galasso, in giro, se ne vedono pochi. Si vede, invece, solo l'estenuante rituale delle trattative che il sindaco è costretto ad affrontare con i «portatori d'acqua», mentre la città è risucchiata in un'eterna sala d'attesa, dove il tempo delle decisioni è subordinato a quello delle mediazioni, delle poltrone da assegnare e delle trattative ad personam. Uno spettacolo indigeribile.
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