Giovanissimi e qualche ex Pci, ecco la nuova rete napoletana di Renzi

Giovanissimi e qualche ex Pci, ecco la nuova rete napoletana di Renzi
di Adolfo Pappalardo
Sabato 21 Settembre 2019, 08:30 - Ultimo agg. 12:36
3 Minuti di Lettura
Una sessantina di comitati in provincia, 20 solo a Napoli. Da un minimo di 5 a 100 iscritti. Eccole le truppe renziane, quelle dei comitati civici lanciati mesi fa da Ivan Scalfarotto e oggi l'architrave di Italia Viva. In attesa della Leopolda di ottobre in cui il leader indicherà la via ma sopratutto come strutturare queste risorse sui territori. Un partito già organico ma fluido. Tra giovani vogliosi di fare politica e vecchi militanti che non ne vogliono più sapere del Pd o, in generale dei vecchi partiti.
 
«La Leopolda 10 sarà decisiva, lì avremo la vera nascita di Italia Viva, il suo battesimo di popolo e non solo di palazzo, per dirla alla Renzi Per ora, ovunque ci stiamo muovendo in maniera agile e aperta. I comitati civici, nati proprio alla Leopolda dello scorso anno, stanno funzionando da infrastruttura in embrione del movimento: niente gerarchie precostituite, niente correnti, niente organismi elefantiaci ed ingovernabili», dice Luciano Crolla, professione ingegnere che ha abbandonato il Pd per il nuovo progetto e si è ritagliato il ruolo di coordinatore tra i gruppi napoletani. «L'idea - aggiunge - è di fare una cosa del tutto nuova, anche nell'organizzazione, lontana dai riti dei partiti tradizionali, accessibile a donne e giovani. Qui non c'è da chiedere più permesso a nessuno, sono benvenute idee e coraggio, non le correnti e le raccomandazioni». Che poi a Napoli da mesi i militanti si vedono, si confrontano e lavorano. Nelle case, nei bar. Più non-luoghi che veri e propri luoghi di aggregazione. Tranne nel caso di «Crescita Napoli», il gruppo coordinato da Antonio Solano, dirigente medico all'Ascalesi che con i suoi 100 aderenti è il più corposo d'Italia. E per questo quando si riuniscono hanno bisogno di un luogo più grande. «Abbiamo la fortuna - racconta - della fondazione Mezzogiorno Europa che cortesemente ci ospita». A questo gruppo aderiscono diversi professionisti partenopei: da Mariano D'Antonio a Stefano Bonatti, da Roberto Di Lauro a Paolo Remondelli, da Sergio Locoratolo a Luigi Caramiello. Ma il gruppo è variegato se ci trovi uno come Aniello Borrelli, partigiano napoletano e figura storica del Pci ma anche giovanissimi come Gianpaolo Martinelli e Marianna De Rosa, reduci da «Meritare Italia», la scuola politica di Matteo Renzi tenutasi a Lucca quest'estate. Inutile sondare l'entusiasmo dopo la decisione di Renzi perché non ci sarebbero termometri adatti a misurare l'entusiasmo di chi attendeva la mossa da tempo. «Per chi sente riformista, questa è una terra promessa. Stiamo cercando di non dare importanza all'apparato ma di aumentare l'audience. E - continua Solano - è altissimo se sono moltissime le richieste nelle ultime ore. Ma attendiamo la Leopolda per come muoverci. Ma noi siamo già pronti». E così come Fiorenzo Betti, ingegnere in pensione che alla Leopolda ci andrà con il nipote di 17 anni. Che nutre però qualche dubbio. «I comitati dovevano nascere senza etichetta politica, ora sono diventati lo scheletro di Italia Viva. Ancora non abbiamo capito come debba essere strutturato il tutto». Deluso dal Pd? «Molto ma io spero che questo movimento sia di aiuto al Pd e ci sia la possibilità di mantenere la doppia tessera». Ugo Ferruzzi, bancario in pensione, attivo al Vomero che era rimasto affascinato anche da Italia Futura ma da mesi è attivo con i comitati di Renzi: «Dove c'è spazio per discutere di politica, noi ci siamo. Ma nelle ultime ore le adesioni sono aumentate e credo dovremmo strutturarci: ma - dice - aspettiamo la Leopolda per capire meglio». Ma dietro, che lavora, c'è anche chi la politica attiva l'ha fatta eccome. Come Sandra Macci, ex consigliera comunale della sindacatura Valenzi e poi nella segreteria nazionale della Cgil. «L'importante è avere idee, proporre. Senza padri e padroni. Sono nata e cresciuta nel Pci. Ma quando è troppo, è troppo: me ne sono andata, non ne potevo più, racconta. Ma Renzi ha mollato il Pd perché troppo a sinistra. «Io credo che la vera sinistra invece l'abbia fatta Renzi: dalle unioni civili al fine vita. Non rinnego nulla della mia storia ma qui, con Renzi, vedo un'area nuova per fare politica. Quella vera».
© RIPRODUZIONE RISERVATA