Napoli, l'asse Casillo-Topo frena la Tartaglione: «Dimissioni sì, ma congelate»

Napoli, l'asse Casillo-Topo frena la Tartaglione: «Dimissioni sì, ma congelate»
Mercoledì 7 Marzo 2018, 10:49
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Qualcuno, già immaginando il copione, ha preferito disertare la segreteria regionale di ieri mattina. Che poi, a tratti, più che un'assise di partito è sembrata una veglia funebre. Ad un Pd uscito a Napoli massacrato. Asfaltato senza che ras e capibastone vari siano riusciti a tenerlo in piedi o che intere famiglie politiche (vedi i De Luca a Salerno o i De Mita in alta Irpinia) siano riuscite a presidiare le loro roccaforti un tempo inespugnabili.

«Purtroppo, nonostante l'esito catastrofico, si registrano ancora furbizie, ipocrisie e una mancanza di presa d'atto della gravità della situazione», dice a prima mattina il consigliere regionale Gianluca Daniele che si guarda bene dall'andare in segreteria. Figuriamoci. S'aspettava le dimissioni irrevocabili della segretaria regionale Assunta Tartaglione che, invece, sceglie un percorso renziano. Ovvero le dimissioni «alla prossima riunione della direzione regionale, convocata per venerdì 16 marzo», annuncia lei dopo una tribolata riunione dell'organismo di partito che slitta a tarda mattinata e si protrae a dopo pranzo.
 
Tra dramma collettivo e personale visto che proprio la Tartaglione è quella più colpita dalla disfatta democrat: nonostante la seconda posizione in due circoscrizioni non rientra a Montecitorio. «Alla luce del percorso avviato dal segretario nazionale uscente - riconosce la Tartaglione - ho altresì ritenuto di seguire lo stesso iter, avviando il percorso per la convocazione del congresso regionale. Il quadro politico che esce dalle urne è chiaro e ciascuno, a partire da me, deve assumersi le proprie responsabilità». Che è pronta ad assumersele quando inizia la segreteria, a cui si presenta con le dimissioni ma poi si decide di attendere la direzione per incanalarsi verso il congresso. Per evitare di passare la mano ad un reggente, magari dell'opposizione interna. A convincerla, verso questa ipotesi, Mario Casillo, Teresa Armato e Lello Topo che commenta: «Ritengo che la decisione assunta dalla segretaria regionale del Partito democratico della Campania, finalizzata ad avviare tempestivamente il percorso per il rinnovo degli organismi regionali, sia ispirata da condivisibile responsabilità e spirito di servizio». Hanno loro la golden share del partito e non hanno alcuna intenzione di mollarla a nessuno nonostante la disfatta. Poi, quasi a sorpresa, arriva l'appoggio pubblico di Piero De Luca, fresco fresco di elezione con il ripescaggio nella notte nel proporzionale a Caserta: «Ha voluto rimettere il suo mandato nelle mani della direzione regionale ma credo sia giusto che continui anche lei a guidare in questa fase il partito fino a quando non andremo al congresso nazionale, armonizzando i percorsi regionali e nazionali. C'è bisogna di stabilità e serietà soprattutto in questa fase, non di salti nel buio o speculazioni che spesso vengono fuori in questi momenti».

Ma le dimissioni posticipate in direzione tra dieci giorni creano già tensioni nel partito. «Il voto di domenica ci dà un quadro chiaro ed allarmante della realtà delle cose in Italia, e qui da noi in Campania e a Napoli», spiega il consigliere regionale Daniele, che aggiunge: «Il Pd e il centrosinistra incassano una batosta senza precedenti, aggravata da un sistema elettorale demenziale e dalla scomparsa di una politica realmente popolare e di massa, che invece è divenuta il marchio di fabbrica del Movimento 5 Stelle e della Lega. Non abbiamo compreso quanto sia fondamentale per una forza di sinistra moderna difendere il lavoro e i suoi diritti. Abbiamo trascurato il presidio del territorio e abbiamo abbandonato i quartieri popolari». Soluzioni? «Occorre accompagnare alla porta chi in questi anni si è assunto la responsabilità di questo disastro. E si deve riavviare un dialogo con tutte le forze sane del fronte progressista per tornare ad essere di nuovo competitivi», chiude senza tentennamenti Daniele. Aggiunge Nicola Oddati, aspirante segretario prima che il congresso provinciale finisse, come al solito, in rissa: «Credo sia inevitabile ora farsi da parte subito dopo questi risultati, garantendo un percorso congressuale pluralista per dare a tutti agibilità politica. Senza impedimenti ed ostacoli come le cose poco edificanti viste al congresso provinciale. Questo è il principio basilare per una costruzione unitaria del Pd». E sulla via renziana delle dimissioni della segretaria regionale aggiunge: «A Roma non si può sguarnire il partito in questa fase politica, qui invece occorre solo tracciare una linea di un percorso congressuale».
 
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