«Napoli servizi» senza guida: perché bisogna voltare pagina

di Sergio Beraldo
Martedì 30 Luglio 2019, 08:00
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Napoli Servizi S.p.A. è una società multiservizi che svolge attività di interesse generale per conto del comune di Napoli, che ne detiene in via esclusiva la proprietà. La sua storia, se valutata nel contesto delle vicende che travagliano l'ente, non colpisce in modo particolare. Dal 1999, anno della costituzione, la Napoli servizi si è caratterizzata per una polipesca attitudine ad inglobare attività alquanto eterogenee. Oltre i servizi connessi con la manutenzione del verde e i servizi ambientali e di pulizia, ecco i servizi di pronto intervento stradale, la gestione delle pratiche di condono edilizio, le attività di affissione e pubblicità. Ma soprattutto, dal 2013, le attività legate alla gestione, dismissione e valorizzazione del patrimonio immobiliare, ad uso residenziale e non, di proprietà del Comune di Napoli. Un patrimonio immenso, che purtroppo non è ancora valorizzato appieno (e, su queste premesse, mai forse lo sarà).

A parte la tendenza a espandere in modo tumultuoso le proprie funzioni, la Napoli servizi si è anche caratterizzata per una notevole propensione a inglobare lavoratori socialmente utili, stabilizzandone circa un migliaio nel solo quadriennio 1999-2003. Un'attività ben inteso non diversa da quella svolta da molti altri enti pubblici e società partecipate, che con percorsi privilegiati hanno stabilizzato lavoratori socialmente utili nei ruoli più diversi - alcuni sono stati anche assorbiti nella polizia municipale - creando anche altrove carrozzoni simili.

La Napoli servizi Spa è dunque questo, ed è attualmente priva di vertice. Una circostanza grave per una società cui sono affidati molti e importanti compiti; una circostanza cui a breve si porrà tuttavia rimedio. In questi giorni il sindaco De Magistris dovrebbe infatti provvedere alla nomina dell'amministratore unico.

A tal proposito sarebbe interessante conoscere le linee guida che ne caratterizzeranno il mandato. Nessuno si attende lacrime e sangue, naturalmente. Chi avrebbe interesse ad una ristrutturazione aziendale cui si oppongono le resistenze barricadere dei potenti sindacati? 

Si continuerà dunque con il solito andazzo, almeno sino a che la situazione non supererà il limite critico. Ma quanto è lontano (o vicino, a seconda delle prospettive) tale limite? 

Per farsi un'idea è utile considerare i rilievi espressi di recente nella relazione del collegio sindacale della Napoli servizi S.p.A., ovvero dell'organo che svolge la più diretta e immediata attività di controllo sulla società. 

Nella relazione si pone innanzitutto in evidenza una certa riluttanza ad approvare i bilanci; per quanto riguarda quello chiuso al 31.12.2017, la proposta di approvazione è stata formulata solo l'8 luglio 2019, quasi due anni dopo il termine dell'esercizio. Peraltro, notevoli sono le criticità relative a questo bilancio; criticità potenzialmente in grado di condizionare anche i bilanci successivi (ma con questi ritmi, se ne parlerà tra qualche anno). In sintesi: importanti trasferimenti da parte del comune di Napoli, che si manifestano tra le attività della Napoli servizi, non figurano corrispondentemente tra le passività del Comune (a fronte di ciò sembra quantomeno imbarazzante che non si intervenga per spiegare pubblicamente come la difficoltà potrà essere superata). 

Viene inoltre eccepita, da parte del collegio sindacale, la scelta della Napoli servizi di convenzionarsi con l'ente appaltante in forza di una delibera di Giunta comunale e non, più propriamente, in luogo di una del Consiglio. Un fatto apparentemente innocuo, cui si è prestata scarsa attenzione, ma che è in realtà foriero di conseguenze in principio molto rilevanti, tenuto conto che «la legittimità del ricorso all'affidamento in-house non richiede soltanto la sussistenza dei requisiti giuridici prescritti, ma la dimostrazione - ben più impegnativa - che la deroga al principio della concorrenza nel mercato è giustificata da obiettivi d'interesse generale»; posto che la modalità di affidamento prescelta deve sempre essere quella che minimizza i costi di fornitura del servizio. In altri termini, si evidenzia che l'attuale presupposto dell'affidamento in-house non è sufficiente a conferire alla Napoli servizi i privilegi da monopolista di cui essa gode. 

Di questi problemi sarà investito a breve il nuovo amministratore unico. Costui dovrebbe far comprendere che le circostanze sono mutate e che non si può continuare a gestire la cosa pubblica come accadeva in passato; il limite critico è ora raggiunto con una rapidità ben maggiore. Ma costui dovrà anche portare una mentalità nuova, volta a evitare che si scarichi su una collettività esausta il costo di irragionevoli inefficienze.
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