Napoli vista dall'alto, Alessandra Clemente: «Una cordata di investitori per restituire alla città il suo mare»

Napoli vista dall'alto, Alessandra Clemente: «Una cordata di investitori per restituire alla città il suo mare»
di Luigi Roano
Venerdì 11 Giugno 2021, 10:00 - Ultimo agg. 18:29
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Alessandra Clemente, candidata a sindaco per demA, siamo sul tetto di Napoli a 124 metri d'altezza, qui nella sede de Il Mattino al Centro direzionale, che impressione le fa la città?
«La vista è mozzafiato, mi viene subito in mente la canzone di Jovanotti, la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare. La nostra città può spaventare per i suoi conflitti e le sue contraddizioni e invece c'è tanta stoffa, tanta energia per fare cose straordinarie attraverso la rigenerazione urbana».

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Da quassù il mare sembra una piscina, negato alla città così come il porto sembra un corpo estraneo. Come si riammagliano con Napoli queste due risorse?
«Il mare è uno snodo cruciale. Sto lavorando a un progetto per valorizzare il mare, un piano di business per il porto. Sogno un lungomare a San Giovanni, anzi tanti lungomare. Non voglio un solo waterfront, bisogna ragionare su una scala più grande, se eletta sarò anche il sindaco della Città metropolitana dobbiamo collegarci fino a Sorrento e a Punta Campanella.

I collegamenti, le reti di trasporto sono il pavimento su cui poggiare il futuro. Mi lasci dire pure di Posillipo, una grande ferita ma anche una grande sfida, lì dobbiamo recuperare».

Dove collocherebbe un insediamento produttivo?
«Qui, al Centro direzionale, sto lavorando con una cordata di investitori e imprenditori: vedrei bene centri per la finanza e la ricerca. Che possono dialogare con l'area orientale e vista l'altezza gettare uno sguardo sul futuro dei centri storici».

Cosa toglierebbe da questo panorama?
«Nulla, la vita mi ha insegnato che quel che è fatto è fatto. E quindi anche le cose più complesse e difficili si possono trasformare in opportunità. In questo caso coinvolgerò le menti più brillanti - soprattutto quelle che hanno lasciato Napoli - a rientrare per la trasformazione della città».

Da quassù Napoli est è un deserto: area post industriale da 40 anni. Quando Napoli inizierà a vivere nel presente?
«Voglio portare qui l'esperienza di Detroit dove ho vissuto più di un anno. Nella capitale dell'auto degli Stati Uniti io ero dentro quei bus che portavano investitori e imprenditori per rigenerare l'area delle fabbriche. Questo il mio modello. Io ho imprenditori e gente disposta a investire».

Il secondo deserto è Bagnoli anche se da qui non si vede, il plastico fallimento della sinistra napoletana...
«Oggi sono impegnati 476 milioni del Governo grazie alle sinergie istituzionali e sono partite le bonifiche. Il mio impegno si fonda su una visone di città contemporanea, ma bisogna essere concreti, servono anche politiche per lo sviluppo produttivo».

L'amministrazione di cui fa parte non è molto elastica sui piani per Bagnoli.
«Garantisco che se eletta con me ci saranno forti sinergie istituzionali oltre che con la filiera degli investitori».

Non è solo colpa di de Magistris, però è mancata in questi anni una visione di città. Basti pensare alle periferie.
«La base di tutto sono i collegamenti, il trasporto pubblico: se fai rete le periferie intese come le viviamo adesso non ci saranno più. Bisogna collegare i centri storici da quello dell'Unesco a Pianura, o alla Pignasecca fino ad arrivare a quelli dell'area metropolitana. La metro è stata rivoluzionaria, ha collegato pezzi di Napoli, è arrivata a Chiaiano deve arrivare anche a Pianura potenziando la Circumflegrea. Ora dobbiamo dare funzioni che non ci sono in quei luoghi per creare lavoro. Altrimenti anche Castel Capuano diventa periferia senza funzioni giudiziarie, giusto per fare un esempio concreto».

A Napoli ci sono tanti Castelli che ricordano che la città è stata una grande capitale, oggi invece è in decadenza...
«Se questa intervista l'avessimo fatta 18 mesi fa, prima del Covid, le avrei risposto che milioni di turisti sono venuti a Napoli non solo per le bellezze storiche e panoramiche, ma per stare assieme a noi napoletani. La ricchezza che abbiamo è il punto di partenza, bisogna fare sistema e utilizzare metodi innovativi, anche la sfida dei trasporti è fondamentale, noi ci stiamo attrezzando pure per la mobilità interna con bici elettriche e monopattini».

Il centro storico Unesco o appare come città museo o come una grande pizzetteria: queste bellezze così perdono appeal e poi i giovani fuggono via.
«Il mio modello sono la chiesa di San Potito e quella della Luciella dove i giovani napoletani sono diversamente occupati in sinergia con privati, preti hanno creato arte, cultura, sviluppo e si sono trovati un lavoro». 

La movida da risorsa a bubbone: a decine di migliaia ammassati tra Chiaia e il centro storico e il resto della città vuoto, ma non si può delocalizzarla come accade in altre città?
«Va delocalizzata vicino al mare che accoglie le onde del suono, non si crea rumore antropico, penso al molo San Vincenzo così si organizza anche il waterfront della Villa comunale partendo dalla Rotonda Diaz. La vera sfida è spostare la movida in altre aree come Agnano e i Camaldoli».

Da sindaco della Città metropolitana se eletta amministrerà 3 milioni di cittadini e comuni fortemente in difficoltà.
«Serve una visione sinergica, il tema da mettere al centro è quello dei servizi data l'enorme fragilità amministrativa. In questo senso le assunzioni con l'iniezione di professionalità e maestranze è l'unico modo per poter fornire almeno quelli primari. Pensi che a Fuorigrotta ci sono 120mila abitanti e solo 4 assistenti sociali e a Casoria solo 18 vigili urbani».

Dovrà imparare a parlare con altri amministratori.
«Con de Magistris si chiude un'esperienza, sono serena e contenta di mettere a disposizione un progetto nuovo e innovativo. La gavetta amministrativa mi ha insegnato che una grande idea per essere tale deve avere una base amministrativa».

Se pensiamo alla Galleria Vittoria...
«Manutenzione, cura della città, verde, il vivere quotidiano sono le basi della mia visione di città. Detto questo sulla Galleria il monitoraggio è stato fatto, i guai sono iniziati dai crolli delle facciate. Le prossime opere pubbliche dovranno avere tempi certi, bisogna fare in modo che si lavori anche di notte».

Siamo ai saluti: mica ha intenzione di fare campagna elettorale da assessore, sarebbe una roba da casta.
«Già 5 anni fa mi sono dimessa per correre da consigliera comunale, anche questa volta sarà lo stesso, mi dimetterò appena si presentano le liste o a luglio, vedremo». 

 

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