Napoli vista dall'alto, Antonio Bassolino: «Periferie abbandonate, bisogna potenziare i servizi»

Napoli vista dall'alto, Antonio Bassolino: «Periferie abbandonate, bisogna potenziare i servizi»
di Luigi Roano
Sabato 12 Giugno 2021, 11:10 - Ultimo agg. 20:43
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Antonio Bassolino - candidato indipendente a sindaco - lei è uno scalatore: a 124 metri d'altezza Napoli che impressione le fa?
«Qui si capisce meglio anche il nostro Pino Daniele. Vista dall'alto Napoli è mille colori, cose belle e cose fatiscenti. Una città straordinaria. E soprattutto vista dall'alto oltre Napoli si vede benissimo la città metropolitana, tre milioni di persone praticamente senza soluzione di continuità. E il nuovo sindaco sarà anche sindaco della Città metropolitana, quindi si deve ripensare il ruolo del Comune e di Palazzo San Giacomo in rapporto alle Municipalità e alla Città metropolitana».

Alle nostre spalle abbiamo tante bellezze: dal mare al Vesuvio ma dietro c'è il centro storico, quali sono i suoi programmi su questo pezzo di città?
«La qualità. L'accento va messo sulla qualità, il centro storico è patrimonio dell'Unesco, tutti dobbiamo investire su questa parte di Napoli: pubblico, privato, la cultura. Il centro storico non può essere solo una grande friggitoria all'aperto, ci vuole ordine, disciplina, responsabilità, partecipazione. Per questo l'accento va messo sulla qualità, un centro storico rivalutato è un grande patrimonio di Napoli e dell'area metropolitana oltre che per tutto il mondo».

Basta solo il turismo per avere qualità?
«Il turismo stesso deve avere senso perché legato alla risorsa culturale che è la principale. Cultura, turismo, piccole imprese, l'artigianato che sta scomparendo e va rilanciato, e investire sulla creatività napoletana che è una nostra prerogativa».

Cosa toglierebbe da questo panorama mozzafiato?
«Le strutture fatiscenti e abbandonate dell'area orientale dove si potrebbe installare un centro produttivo. Sono un pugno nell'occhio, invece si deve mettere ordine, ci vogliono investimenti del pubblico e del privato. Abbiamo tanti guai ma anche tante potenzialità, abbiamo le risorse del Recovery e quelle europee, un'occasione straordinaria, dipende da noi. Se sappiamo utilizzarle inneschiamo un meccanismo di investimenti locali e internazionali, se non sappiamo utilizzarli inutile prendercela poi con il Nord cattivo o con il Governo». 

Cosa è un Comune?
«Da questa altezza vedo le persone e le piccole cose dalla vita quotidiana, le buche, le transenne, i marciapiedi scassati, i parchi chiusi. Il Comune è concretezza, piedi per terra e piccole cose della vita quotidiana.

Tante piccole cose messe assieme fanno la buona amministrazione e la buona politica che fanno l'interesse dei cittadini».

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È questo il suo messaggio ai napoletani?
«Si vota per il sindaco che deve essere di tutti i cittadini. Mi rivolgo a loro in modo politico e civico. Mi presento come indipendente e mi rivolgo a tutti i napoletani. Quando ho scritto che mi candidavo 4 mesi fa è perché sapevo che avremmo dovuto votare in questi giorni, altro che annuncio in anticipo. In tanti mi chiedono ancora del rinvio delle elezioni».

E lei cosa risponde? C'è chi sostiene che posticipare le elezioni è stato non solo necessario per la pandemia ma anche strategico per chi non aveva alleanze e candidati pronti.
«Sono un uomo delle istituzioni. Ascolto il parere dei cittadini, ma è evidente che il ritardo di diverse forze politiche è stato ed è molto chiaro. Penso che per la città sarebbe stato giusto votare nei tempi stabiliti, il Consiglio non si riunisce più nemmeno per le cose più semplici. Ho preso atto del rinvio e cerco di cadenzare il passo per questo ogni giorno sto in un quartiere. Per me la politica è in primo luogo rapporto umano, la risorsa più importante per fare le cose è la fiducia». 

 

Perché dall'alto dei 124 metri vede una città sfiduciata?
«Bisogna ricucire le ferite sociali e guardare innanzitutto alle sofferenze delle persone in questa pandemia. Tutto è diventato più grave, basta andare fuori da una mensa dei poveri o a un monte dei pegni. Poi le sofferenze psichiche, un punto sul quale l'attenzione è ancora scarsa. A Napoli ci sono 200mila persone sopra i 65 anni, è una importante città italiana, che hanno vissuto con tanti problemi in più. E poi tanti giovani che devono essere in cima ai nostri pensieri perché sono il nostro futuro».

Le periferie sono ricche di giovani ma sono lontane dalla vita e dallo sviluppo.
«Le periferie sono la parte estrema della città, ma possono essere cerniera della Città metropolitana con Napoli. Bisogna recuperare funzioni civili e la sana quotidianità. A Barra ci sono 60mila napoletani e non si può fare un bancomat perché non ci sono sportelli. A un cittadino che abita al Vomero e deve rinnovare la carta di identità gli è stato fissato un appuntamento a gennaio del 2022 e dovrà andare in un altro quartiere alla Sanità. Il tema dei servizi va ripensato in modo diverso rispetto al passato, sono tutti esempi di vita quotidiana e le enormi difficoltà dei cittadini».

La movida a Napoli è un problema di vivibilità, in altre città è stata delocalizzata: qual è il suo progetto?
«Vale lo stesso criterio del centro storico, prima di tutto si pone il problema della qualità dell'offerta. Anche per la movida si tratta di discutere e riflettere bene per vedere come regolamentarla in modo giusto nello stesso centro storico e poi come dislocarla in altri luoghi che oggi soffrono dell'eccesso opposto: ovvero di isolamento e solitudine e diverse possono essere le localizzazioni».

Per esempio?
«Una è qui al Centro direzionale pensando alla differenza tra la mattina con i parcheggi pieni e al vuoto da una certa ora in poi. In alcune zone dell'area portuale, in modo intelligente, dobbiamo completare l'apertura del porto alla città abbattendo altri muri in modo compatibile con le esigenze del porto. Abbiamo aree che consentono punti di aggregazione dei giovani. E ancora all'esterno dell'Ippodromo di Agnano dove sono stato di recente».

Per creare queste condizioni la città dovrebbe essere coesa, lei se indosserà la fascia tricolore come si muoverà?
«Fare il sindaco di Napoli è la cosa più dura, ma anche la più bella. La politica è guardarsi negli occhi, è sapere ascoltare, dialogare e imparare dalle persone. Abbiamo due occhi, uno deve guardare alla concretezza l'altro al futuro. Bisogna stare dentro al corpo della città. Il sindaco deve sapere amministrare e farlo con competenza, poi però il sindaco deve sapere interpretare l'anima della sua città perché ogni città ne ha una e Napoli il sindaco deve saperla rappresentare e farla dialogare con il mondo, deve saper rispettare e saper fare rispettare Napoli».

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