Welfare addio, sciopero degli assistenti sociali a Napoli

Welfare addio, sciopero degli assistenti sociali a Napoli
di Valerio Esca
Mercoledì 17 Luglio 2019, 11:30
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L'anno zero degli assistenti sociali. Lunedì i dipendenti impiegati nei centri di servizio sociale territoriale incroceranno le braccia. Lo hanno comunicato ieri all'amministrazione comunale le organizzazioni sindacali Csa, Cisl e Uil. Garantire i servizi welfare a Napoli è diventata una chimera. Gli assistenti sociali del Comune sono ridotti all'osso, risultando sotto organico di quasi 70 unità (con numeri a ribasso). Nelle periferie non si riescono più a gestire i centri di servizio sociale, ma anche in zone come Chiaia non se la passano meglio. Tutto questo mentre il Comune utilizza più di cinquanta dipendenti, che risultano inquadrati come assistenti sociali, per compiti amministrativi.
 
Ebbene sì, a Palazzo San Giacomo si è pensato di tenere negli uffici delle direzioni dei servizi Politiche sociali per l'Infanzia e l'Adolescenza, Politiche di Inclusione sociale, Integrazione e Nuove cittadinanze, Programmazione sociale e Nuove tutele, personale che sarebbe stato più utile sui territori. Basti considerare che gli oltre cinquanta dipendenti impiegati nelle direzioni non fanno altro che gestire la piattaforma welfare e politiche sociali. Il lavoro più difficile e oneroso è affidato agli assistenti sociali territoriali.

Per rendere l'idea basta spulciare i numeri. Di assistenti sociali a Piscinola ce ne sono due, così come a Secondigliano, tre invece a Miano. Lo stesso vale per San Giovanni a Teduccio e per il Vomero: entrambi i centri possono contare su tre assistenti. Quattro a San Pietro a Patierno, all'Arenella, a Bagnoli e a Chiaiano. Cinque a Scampia e Soccavo, sei all'Avvocata e sette a Chiaia e Poggioreale. In sostanza la falla è aperta soprattutto nelle periferie, considerate zone di frontiera, dove ovviamente si registrano più casi di violenza, di dispersione scolastica e di allontanamento di minori. L'idea potrebbe essere quella di accorpare alcuni centri di assistenza, penalizzando comunque alcuni territori. Al netto della carenza di organico che il Comune di Napoli soffre da anni.

Csa, Cisl e Uil puntano il dito contro l'assessore al Welfare del Comune Roberta Gaeta: «Da anni - scrivono Franca Pinto, Annibale de Bisogno e Agostino Anselmi, segretari rispettivamente di Csa, Uil e Cisl - evidenziamo all'assessore Gaeta come non si assicurano i servizi di welfare alle fasce deboli e alle famiglie più bisognose della città. Abbiamo chiesto con forza di impiegare le assistenti sociali che svolgono compiti di amministrazione, di sopperire alle carenze presenti sul territorio, per offrire quell'assistenza che la stessa amministrazione utilizza come slogan per un tessuto sociale debole e bisognoso di assistenza. L'assessore, nonostante tutta la disponibilità prestata nel trovare soluzioni, pur cambiando la guida della dirigenza, non è riuscita a darci risposte. A questo punto la domanda è: politicamente cosa si è fatto se oggi ci troviamo in queste condizioni?».

Tre assistenti sociali, Gaetano Balestra, Simona Cappella e Carmine De Santis, dipendenti presso il centro territoriale di San Pietro a Patierno, hanno denunciato lo stato di difficoltà nel quale sono costretti ad operare: «Visti i due recenti pensionamenti e l'imminente terzo, ad oggi non siamo più nelle condizioni di poter assegnare le nuove pratiche, in quanto il personale presente nel centro non riesce più».
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