Pablo Iglesias a Napoli con de Magistris: «In Italia rischio fascismo»

Pablo Iglesias a Napoli con de Magistris: «In Italia rischio fascismo»
di Emiliano Caliendo
Sabato 17 Settembre 2022, 17:36 - Ultimo agg. 18 Settembre, 15:27
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Cosa avrà mai detto un ex vicepresidente del governo spagnolo a un ex sindaco della terza città d’Italia? Se quest’ultimo si chiama Luigi de Magistris e si è posto a capo di una lista elettorale – Unione Popolare - che riunisce diverse anime, in passato divise, della sinistra radicale, allora quell'ex vicepresidente iberico che si chiama Pablo Iglesias – leader storico del movimento populista di sinistra Podemos - non può che complimentarsi e presentare il suo endorsement all’amico – o sarebbe meglio dire compagno - italiano. L’occasione per sancire questo gemellaggio politico internazionale è un convegno sul «potere mediatico» presso il Cinema Modernissimo di Napoli. Un evento che è servito tra l’altro a presentare anche l’ultima fatica letteraria dell’ex pm de Magistris, «Fuori dal sistema», edizioni Piemme, con prefazione di Nino Di Matteo e postfazione proprio di Pablo Iglesias.

«Per me è un onore sostenere Unione Popolare. Se fossi italiano li sosterrei pure», ha così esordito davanti ai cronisti il politologo madrileno, che dopo il ritiro dalla vita di partito, conduce un podcast chiamato La Base sul sito del giornale digitale spagnolo Publico. «Secondo me – ha spiegato - loro rappresentano un’alternativa democratica in un contesto molto pericoloso per l’Europa dove l’estrema destra e i tecnocrati rappresentano una minaccia per la democrazia e i valori antifascisti del Dopoguerra. Quindi, credo che siamo in un momento molto importante per l’Europa dove la costruzione di un movimento democratico dal basso è fondamentale per la difesa della democrazia. E secondo me Potere al Popolo e Unione Popolare sono un riferimento per noi». Iglesias fa dunque un parallelo tra la situazione italiana e quella spagnola, che vede in forte crescita il partito nazionalista Vox. «Adesso siamo in una situazione in cui la terza economia della Zona Euro, l’Italia, potrebbe essere in mano a due forze di estrema destra e Berlusconi. In Spagna alcuni istituti demoscopici dicono che potrebbe esserci la stessa situazione con un governo che unisca l'estrema destra e la vecchia destra. Oggi – prosegue - in un’intervista El Pais, Salvini diceva che se loro governeranno non si aiuteranno più le persone che stanno fuggendo dalla miseria e dalla povertà in Africa; e che non permetteranno alle Ong di lavorare per salvare queste persone.

Questo, secondo me, è fascismo. E contro il fascismo bisogna difendere la democrazia e organizzare un movimento dal basso a livello europeo». Podemos, il movimento di cui è stato per anni il capo indiscusso, è stato spesso paragonato al Movimento 5 Stelle, dato il boom improvviso di consensi negli stessi anni in cui il grillismo si espandeva in Italia. Iglesias accetta il paragone ma ci tiene a evidenziare soprattutto le differenze: «Sicuramente il M5S è stato storicamente capace di organizzare un sentimento anti-establishment del popolo italiano che in Spagna è stato organizzato da Podemos. Ma sia ideologicamente che programmaticamente, credo che le differenze tra M5S e Podemos siano molto chiare. Noi siamo stati sempre un movimento di sinistra. So che alcune persone del M5S si sono schierate a sinistra, ma la storia del loro movimento è diversa da quella che abbiamo rappresentato noi di Podemos». 

Quegli stessi 5 Stelle da cui anche il portavoce nazionale di Unione Popolare prende le distanze, allontanando ogni possibilità di alleanza o convergenza: «Noi – afferma l’ex sindaco di Napoli - siamo molto diversi dai 5 Stelle. Rispetto tutte le formazioni politiche ma sentir dire che Conte è dalla parte giusta quando è stato alleato con Salvini, il Pd, Renzi, Berlusconi, quindi il partito di Marcello Dell’Utri, allora dico che noi non saremo mai questi. Noi saremo quelli che considerano le istituzioni per quello che sono: l’Italia è una repubblica parlamentare. Quando ci saremo noi, non consentiremo che in Parlamento si alzino solo le manine per approvare le fiducie sui decreti legge. Andremo in Parlamento e vediamo quale sarà lo schieramento. Potrebbe accadere che Unione Popolare prenderà un risultato che nessuno immagina e a quel punto quello può essere chiaramente determinante nello spostare gli equilibri sui temi della pace, la redistribuzione delle ricchezze, la lotta alla mafia e alla corruzione. Vogliamo – conclude - essere determinanti sia in una prospettiva di governo che di opposizione». De Magistris si pronuncia così invece sullo spauracchio di un pericolo fascista in caso di vittoria della destra: «Il pericolo di un fascismo di ultima generazione che non può mai essere come quello del ‘900 c’è sempre. Nel mondo come in Italia e in Europa. Mi fa un po’ sorridere – specifica - quando agita lo spettro del fascismo, non Unione Popolare che è realmente antifascista, ma chi governa con le destre. Letta inciuciava con la Meloni. Se vince Letta o Meloni, la politica estera italiana non cambia. La subalternità ad alcuni poteri e lobby non cambia. Sono gli stessi interessi. Li conosco bene, per questo ho scritto un libro: loro sono il sistema. Poi fanno vedere che litigano, ma avranno già i loro accordi sulle presidenze delle commissioni parlamentari. UP non sta in quel banchetto del compromesso morale». Per colui che aspira a diventare il Jean-Luc Mélenchon italiano, una deriva autoritaria può essere riconducibile a diverse forme, non solo a quelle della violenza squadrista nuda e cruda: «Anche lo stato di eccezione che diventa permanente può essere una torsione autoritaria. Anche la criminalizzazione del dissenso può essere una torsione autoritaria. Anche l’annichilimento della stampa e della magistratura può essere una torsione autoritaria. Il fascismo non viene necessariamente con il carrarmato. Ma potrebbe presentarsi con altre forme di violenza come l’impoverimento della Costituzione, dei diritti e della partecipazione democratica». 

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Sulla più semplice attualità politica quotidiana, de Magistris descrive il governatore Vincenzo De Luca e il segretario del Pd Enrico Letta – che si incontreranno a Napoli la settimana prossima per un evento elettorale – come «una coppia da scansare». «Il Pd – tuona de Magistris - non può fare a meno di De Luca perché con il suo sistema politico porta voti. Ecco perché esiste Unione popolare e perché mi sono fortemente voluto candidare nell'uninominale a Napoli perché nei 10 anni da sindaco ho visto come i parlamentari napoletani e campani non solo non abbiamo fatto nulla per Napoli ma anzi hanno fatto di tutto per ostacolare questa città». Infine, sulle note di Bella Ciao, all’interno della Sala 1 del cinema Modernissimo, i circa 300 presenti hanno applaudito i rappresentanti dei movimenti studenteschi napoletani che hanno «urlato» il loro sdegno e il loro dolore per la morte di Giuliano de Seta, il 18enne deceduto ieri mentre svolgeva uno stage in un'azienda di San Donà di Piave, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro.

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