Parco Verde, una stesa nel giorno della Carfagna: «Ricostruiamo il futuro»

Parco Verde, una stesa nel giorno della Carfagna: «Ricostruiamo il futuro»
di Marco Di Caterino
Sabato 10 Luglio 2021, 10:30 - Ultimo agg. 16:11
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Stesa della camorra nel Parco Verde. Decine di colpi esplosi con pistole e kalashnikov da una ventina di balordi. Un mucchio selvaggio che a bordo di potenti mezzi a due ruote, poco dopo le 21 di giovedì, hanno messo in scena l'ennesima prova di forza. Contro i clan rivali, ma anche contro lo Stato, che meno di 24 ore dopo, ieri nel tardo pomeriggio, era atteso attraverso la visita della ministra per il Sud Mara Carfagna. E contro la società civile, che pure in questo lembo di Caivano, periferia della periferia, esiste e si impegna. Uomini e donne di buona volontà che si ritrovano in quel faro di legalità che è la parrocchia di San Paolo Apostolo, guidata da anni da don Maurizio Patriciello. Un prete segnato nell'anima, ma non nella fede, da centinaia di cicatrici per i funerali di bambini come Fortuna Loffredo e Antonio Giglio, uccisi e abusati da pedofili, e di ragazzini e giovani morti ammazzati dale pallottole ma anche dai veleni della Terra dei Fuochi. La stesa di giovedì sera è stata davvero terribile, tant'è che in molti avevano scambiato le detonazioni per fuochi artificiali. Ma non in parrocchia. E così ieri mattina don Maurizio ha deciso di sospendere le attività del Gruppo Estivo. «Il solo pensiero che qualche bambino possa essere coinvolto in un conflitto a fuoco ci terrorizza. Siamo soli. Abbandonati al nostro destino. I bambini di questo posto, nemmeno sono di serie B, ma di serie Z». 

Quei ventisei colpi esplosi all'impazzata hanno fatto cedere una diga che ha resistito per oltre trent'anni alle picconate della criminalità organizzata. Una resa umanamente comprensibile. Ieri mattina don Maurizio, ancora scosso, ha scritto alla ministra, per chiederle di valutare se fosse il caso di confermare la sua visita. A stretto giro la risposta: «A maggior ragione sarò al Parco Verde». E, puntuale e con una scorta davvero molto discreta, alle 19,30 la Carfagna è arrivata, accolta da don Maurizio e dal prefetto di Napoli Marco Valentini, in un Parco Verde silenzioso. Nessun bambino per strada, nemmeno quelli che solitamente frequentano la parrocchia. Chiusi in casa, per paura di altre sparatorie. Il benvenuto di don Maurizio è stato un grido di dolore. «Questo territorio è ancora Italia, nessuno può permettersi di girare con i kalashnikov sulle spalle come se nulla fosse». E ancora: «Il Sud parte da Caivano. Il Sud è questa città e lo è ancora di più il Parco Verde, che uccide e mortifica più della Terra dei Fuochi». Visibilmente colpita dalle parole del sacerdote, Mara Carfagna nel suo intervento ha sottolineato di aver sollecitato la collega di governo titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, ad aumentare il numero delle forze dell'ordine da assegnare al controllo del territorio di Caivano. «Mi ha assicurato che lo farà, e per questo la ringrazio.

Ma ha continuato il ministro per il Sud e Coesione sociale questo non basta. Occorrono investimenti con piani specifici, d'intesa con la Regione e lo stesso Comune di Caivano, per riconvertire le strutture edilizie e disegnare una nuova modalità della socialità, in particolare per quello che concerne le nuove generazioni. Solo così potremmo dare un futuro che sia tale a chi abita nel Parco Verde. Sarà il primo dei miei pensieri», ha assicurato la ministra, che poco prima aveva visitato l'area industriale della cittadina annunciando per la Terra dei Fuochi un «Contratto istituzionale di sviluppo» articolato in quattro punti: riqualificazione ambientale, rigenerazione urbana, riscatto sociale economico, rinascita culturale e turistica. 

Intanto, in un rione blindato dalle forze dell'ordine, i carabinieri della compagnia di Casoria insieme a quelli della locale tenenza con il supporto dei colleghi del nucleo investigativo di Castello di Cisterna hanno continuato senza sosta le indagini sulla stesa. Si è appurato che ad agire sono state una ventina di persone a bordo di moto di grossa cilindrata, con il volto coperto da caschi integrali, tutte armate con pistole di grosso calibro e alcuni kalashnikov, che hanno vomitato un micidiale volume di fuoco all'unisono e per più di trenta secondi, facendo scappare da Viale del Tulipano e dall'ingresso del blocco delle palazzine popolari Iacp centinaia di persone, che cercavano un po' di fresco per strada. Secondo gli inquirenti l'azione potrebbe essere inquadrata nella lotta tra le cosche di Caivano, estromesse anni fa dal Parco Verde che è la maggiore piazza di spaccio d'Italia, e quel che resta delle cosche napoletane, quelle che fanno riferimento alla galassia degli scissionisti, decimate da ben cento arresti in poco meno di sei mesi, frutto anche delle dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia che stanno svelando le dinamiche criminali e gli omicidi degli ultimi vent'anni. 

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