Parentopoli Regione Campania, fallito il blitz dei consiglieri: «No familiari assunti»

Parentopoli Regione Campania, fallito il blitz dei consiglieri: «No familiari assunti»
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 1 Dicembre 2021, 11:00
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Hanno votato la delibera all'unanimità. E ora tutti rivendicano proprio di aver abrogato quella stessa delibera. Più che una marcia indietro, quindi, è un'abiura collettiva quella dei consiglieri regionali della Campania. Surreale.

La vicenda è ormai nota: una decina di giorni fa l'ufficio di presidenza del Consiglio regionale si riunisce e vota l'abrogazione di una delibera del 2013 che vietava l'assunzione, in regime di comando e distacco, di parenti dei consiglieri stessi sino al terzo grado nei gruppi politici. Un atto che passa sottotraccia e che potrebbe, alla chetichella, spalancare le porte all'assunzione in questa legislatura di collaboratori pescati tra le famiglie dei consiglieri. Sempre l'ufficio di presidenza ci aveva provato già all'inizio della scorsa legislatura senza riuscirci. Stavolta nuovo blitz motivato da una delibera dell'Anac del 2016 relativa a una vicenda (diversa tra l'altro) di un'altra regione che farebbe giurisprudenza su tutte le altre. E occorre adeguarsi. Così si giustifica il presidente del Consiglio, il democrat Gennaro Oliviero, quando Il Mattino racconta tutta la vicenda accendendo i riflettori di un'altra e nuova parentopoli di fine anno. Proprio quando, dal primo gennaio, si devono rinnovare gli incarichi di comando.

Peccato, però, che è la stessa Anticorruzione a far sapere, con una nota a questo giornale, che «la delibera in questione nulla a che fare con il caso di cui discute la Campania: perché fa riferimento al dpr 62/2013 sul conflitto di interessi per i funzionari di carriera e al codice di comportamento nazionale.

Quindi riguarda soltanto i funzionari». Non i politici, quindi. Ma tant'è, i vertici del Consiglio regionale stavolta sono solerti come non mai ad adeguarsi all'Anac. Anche se la vicenda non riguarda loro. Ed è così che scoppiano i veleni tra i consiglieri, anche all'interno degli stessi gruppi. Con i grillini che si spaccano e la consigliera Muscarà presenta un odg in solitaria per stoppare tutto. 

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Scoppiata la vicenda, infatti, si rimanda tutto all'ufficio di presidenza di ieri mattina che viene allargato ai capogruppo. «Si assumano le proprie responsabilità: per me possono stoppare anche le assunzioni di parenti sino al sesto grado», tuona il presidente del consiglio regionale Oliviero. E per certi versi, accade così ieri mattina quando i capogruppo si presentano al tavolo più agguerriti che mai. Tutti d'accordo anche stavolta. Ma per fare un'inversione totale rispetto a dieci giorni fa. Rimettere i paletti, quindi, alle assunzioni di parenti sino al terzo grado. Anzi, alla fine, passa una norma più stringente, allorquando si fa notare come lo stop ai parenti è sempre stato valido ma solo per i gruppi politici. Porte sempre aperte, invece, ai congiunti nei 22 uffici vari di staff tra uffici di diretta collaborazione dei presidenti di commissione, dei membri dell'ufficio di Presidenza e del capo dell'opposizione. Ben 21 staff per un totale di 150 possibili posti da parentopoli. E la nuova delibera da ieri blocca tutto anche lì. «Vittoria del centrodestra e soprattutto di Fdi con l'adozione del nuovo provvedimento che estende l'impossibilità di assumere i parenti fino al terzo grado», esulta il capogruppo Fdi Michele Schiano di Visconti mentre il consigliere regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli sottolinea come «sia prevalsa la linea del no alle assunzioni di parenti negli uffici di collaborazione del consiglio regionale. Ha prevalso il buonsenso dopo che il Mattino ha sollevato pubblicamente il caso».

E il caso è chiuso. Forse...

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