Patto per Napoli, intervista all'assessore Baretta: «Chiedo l'impegno di tutti i big candidati in Campania»

Patto per Napoli, intervista all'assessore Baretta: «Chiedo l'impegno di tutti i big candidati in Campania»
di Valerio Esca
Venerdì 26 Agosto 2022, 08:31 - Ultimo agg. 15:11
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Il Patto per Napoli arriva al centro della contesa elettorale. C'è chi nel centrodestra prova a metterlo in discussione, ma l'assessore al Bilancio del Comune di Napoli Pier Paolo Baretta frena e chiama ad un senso di responsabilità i futuri parlamentari napoletani. E ribalta il ragionamento sui leader nazionali catapultati nelle liste. «Se ci sono tanti leader candidati a Napoli e in Campania, in tutti gli schieramenti, vuol dire che c'è attenzione per la città. Ma devono sapere che la loro candidatura a Napoli non rappresenta soltanto un impegno elettorale, ma soprattutto un impegno per il futuro».

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Siete preoccupati che il Patto possa essere messo in discussione da un futuro governo di centrodestra?
«Il nostro compito sarà quello di dialogare con chiunque governerà.

Credo che approfitteremo della stessa campagna elettorale per mettere in evidenza le questioni. Il Patto per Napoli ha avuto un'importanza che va oltre la città, perché ha riguardato quattro grandi città, tra cui tre del Sud. Inoltre se devo prendere a riferimento alcune osservazioni, penso a quelle di Caldoro che ho letto su Il Mattino, sono più che altro per fare dei passi in avanti. Ma il vero tema è la questione del Sud. Il Patto per Napoli è all'interno di un percorso di valorizzazione del Mezzogiorno».

Il sindaco Manfredi ha più volte ribadito che di Sud in questa campagna elettorale nessuno parla.
«Sì esatto. Per questo bisogna far diventare la questione meridionale centrale nella campagna elettorale. E questo ovviamente spetta soprattutto ai candidati del Sud. Questo è un tema che credo possa andare al di là delle ricette dei diversi partiti e che vada oltre la divisione dei singoli schieramenti. È del tutto evidente che la questione meridionale è una questione centrale. Draghi l'ha citata mercoledì nel suo intervento al meeting di Rimini e anche il sindaco Manfredi durante la tavola rotonda alla quale ha partecipato ha posto il tema. Noi leggiamo il Patto per Napoli come all'interno di una strategia di risposte e di rilancio del Mezzogiorno. Se poi si vuole andare oltre nel senso di allargare questo orizzonte ben venga».

A cosa si riferisce?
«Penso al debito finanziario del Comune, alla possibilità di gestire bene le risorse del Pnrr, che sono un pezzo del ragionamento complessivo. Il punto vero è spostare rapidamente la strategia sulle differenze territoriali e quali sono le scelte per il Mezzogiorno».

Salvini ha detto che il Pnrr va rivisto dal prossimo governo, è preoccupato?
«Il presidente del Consiglio Draghi a Rimini ha ribadito che gli step sono stati rispettati. Il problema vero è come si va avanti, ma io trovo fuori da qualsiasi immaginazione che sul Pnrr si facciano scelte diverse. Ho l'impressione che nessuna forza politica lo pensi davvero e nemmeno sarebbe in grado. Al di là delle opinioni che si possano avere sull'Europa, qui siamo di fronte all'interesse del Paese. Non stiamo facendo un favore ad altri, lo stiamo facendo all'Italia. Chiaro che quando c'è un cambio di governo, tanto più una crisi politica e di fronte alle elezioni c'è sempre un momento di allentamento della tensione amministrativa. Però prendiamo in considerazione il fatto che adesso cominceremo comunque a discutere di legge di bilancio. Da questo punto di vista non credo che sia possibile, vado oltre le intenzioni, mettere in discussione il Pnrr, anche chi ha una visione nazionalista e sovranista abbia ben chiaro che stiamo parlando degli interessi del nostro Paese. Torno sul punto che forse la vera questione è un'altra».

Ovvero?
«Chiedere alle forze politiche di mettere al centro la questione del Sud e il Patto per Napoli è un pezzo della strategia di rilancio del Sud, così va letto e così va interpretato. Oggi queste elezioni vedono coincidere la presenza di leader nazionali in tutti gli schieramenti e quindi rovescio il ragionamento. Il fatto che Napoli è al centro della contesa elettorale va visto come una grande occasione. Se i leader nazionali scelgono Napoli ci saranno delle ragioni?».

Secondo lei quali?
«C'è la ragione del Mezzogiorno e del voto al Sud; c'è la ragione del fatto che evidentemente quello che si sta muovendo a Napoli, la terza città d'Italia, è ancorato ad un processo più ampio. E poi c'è il Paese e c'è la questione delle risorse al Sud per il Pnrr, come dicevo poco fa. Come si può pensare che la presenza dei grandi leader nazionali a Napoli significhi la disattenzione per la città delle forze politiche. L'anno scorso il Patto per Napoli è nato prima del voto, in funzione delle elezioni al Comune. Poi lo abbiamo realizzato noi, ma il grande Patto andava oltre lo schieramento politico che ha sostenuto Manfredi. Lo abbiamo visto in Consiglio comunale dove c'è stata una sostanziale condivisione delle linee del Patto da parte di tutti. E allora ribadisco, rovesciamo lo schema, chiamiamo le forze politiche che si giocano un pezzo delle loro linee e del loro futuro a Napoli: vuol dire che la città è centrale e se lo è va aiutata e sostenuta affinché possa essere una grande città europea e la terza città d'Italia».

Non è preoccupato che tutti questi leader nazionali una volta eletti si dimentichino di Napoli?
«Ci pensiamo noi a tenerli in contatto con la città. Sicuramente i leader nazionali devono sapere che la loro candidatura a Napoli non rappresenta soltanto un impegno elettorale, ma soprattutto un impegno per il futuro». 

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