Il Pd avvisa De Luca: «Attento alle civiche, i trasformisti non devono cannibalizzarci»

Il Pd avvisa De Luca: «Attento alle civiche, i trasformisti non devono cannibalizzarci»
di Adolfo Pappalardo
Domenica 8 Dicembre 2019, 09:42 - Ultimo agg. 9 Dicembre, 08:00
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È il giorno dell'elezione. Ma è anche il giorno del mea culpa del Pd di Napoli. «Le correnti, a cui tutti apparteniamo, anziché animare il dibattito politico hanno costruito le carriere dei singoli. E ci hanno portato al disastro. Ora basta», è l'accusa del neo segretario della federazione democrat Marco Sarracino. Così prova a ripartire il Pd partenopeo nella sua prima assemblea del nuovo corso che vota, all'unanimità, gli organismi dirigenti. A cominciare dal presidente: l'ex procuratore Paolo Mancuso, accolto tra gli applausi. Con un convitato di pietra che rimane il governatore De Luca (ma c'è, ovviamente, Antonio Bassolino da sempre attento alle dinamiche di partito). Non tanto per la sua assenza quanto per la continua evocazione in vista delle regionali. «In cui si parte da quanto fatto in questi 5 anni», ribadisce Sarracino nel suo intervento. Ma a rimarcare il lavoro di De Luca ci pensa soprattutto il consigliere regionale Antonio Marciano elencando «i successi di questa legislatura: dal maxi concorso alle Universiadi sino all'uscita del commissariamento della Sanità».

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LO SCENARIO
Riparte così il Pd, in un'atmosfera unitaria cristallizzata all'indomani del congresso. Resta solo da capire quanto durerà però. Qualche frizione già si registra. Si nota anzitutto l'assenza del capogruppo in consiglio regionale Mario Casillo, risentito per una non adeguata rappresentanza per la sua corrente nella direzione del partito. Ma il nuovo corso è proprio quello di aprire di più il partito alla società civile e all'esterno e lasciarsi alle spalle la spartizione tra correnti. «Con Sarracino mettiamo in campo un nuovo Pd aperto plurale inclusivo capace di contaminarsi con le tante realtà civiche ed associazionistiche del territorio. È questo il vero passo in avanti», ammonisce Teresa Armato nel suo intervento.

IL NODO
Anche perché già celebrare il congresso, e non posticiparlo sine die come volevano i deluchiani, è stato un mezzo miracolo. «Ma occorreva che il Pd della terza città d'Italia tornasse alla sua normalità», spiega Michele Meta che da ieri smette i panni del commissario. «Ci attendono due sfide: quella più affascinante del Comune di Napoli per liberarla da un'amministrazione che ha fatto solo disastri e quella della Regione». «Dobbiamo - aggiunge Meta - avere l'ambizione e l'assillo di vincere in Regione perché con questo scenario rischia di essere l'unica del Sud governata da noi». Da qui la richiesta che «la Campania diventi un fatto nazionale come l'Emilia: se si cade in queste due regioni è la fine». Sarracino non nomina direttamente né De Luca ma mette le cose in chiaro. «Per il candidato alla Regione, qualsiasi discussione parte da chi c'è oggi», dice ma, pur auspicando un'alleanza larga, avverte sia De Luca che i grillini. «Serve un confronto ma con un Pd protagonista e non cannibalizzato da forme di civismo che spesso fanno rima con trasformismo», dice riferendosi alle civiche deluchiane già pronte ai nastri di partenza; «Non possiamo accettare veti da chi vuole candidarsi alla Regione altrimenti manco consigliere viene eletto», attacca riferendosi alla capogruppo grillina Valeria Ciarambino. In prima fila il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano che chiede «uno scatto d'orgoglio a questo Pd affinché diventi un modello e sia stimolo per le istanze di tutto il Mezzogiorno». Sono i passaggi più salienti prima di passare alla votazione (all'unanimità) della commissione di Garanzia e della la direzione provinciale. In totale un'ottantina di persone ma stavolta molti sono esterni: dall'ex magistrato Gennaro Marasca al costituzionalista Francesco Marone, dal presidente della Claai Achille Capone all'attrice Veronica Mazza passando per il vicepresidente di Federalberghi Capri Lorenzo Coppola passando per la docente universitaria Giuliana Di Fiore. Sino a un Paolo Mancuso, visibilmente emozionato, visibilmente emozionato: «Mezzo secolo fa presi la tessera a Chiaia. È un ritorno a casa».
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