Pd Campania, Enrico Letta a Napoli dà l'ultimatum: «Subito il segretario o decidiamo a Roma»

Pd Campania, Enrico Letta a Napoli dà l'ultimatum: «Subito il segretario o decidiamo a Roma»
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 28 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 29 Aprile, 08:21
4 Minuti di Lettura

«O decide l'assemblea o decidiamo noi» dice pragmatico e senza tanti giri di parole Enrico Letta facendo capire che o si trova un accordo sul segretario regionale del Pd o nomina un commissario. D'altronde il partito campano è acefalo da quasi 40 giorni, alla vigilia delle amministrative per giunta, e cosa peggiore al momento non c'è lo straccio di una rotta. Anzi quella abbozzata dal gruppo deluchiano, il nome di Stefano Graziano, è ormai stata cancellata. Troppi no, troppi ostracismi e l'agognato blitz si è rivelato un cul de sac in cui sono finiti prima i deluchiani e poi, di conseguenza, tutto il partito. Da qui le parole perentorie di Letta di ieri a Napoli ad un'iniziativa della Cgil con Maurizio Landini. Sembra un ultimatum anche se nei fatti non lo è se da 48 ore vertici e incontri servono a creare un clima di pace a Napoli, diventata il fulcro di intese da declinare in vista delle prossime politiche. Prima, 48 ore fa, il vertice tra il governatore De Luca e il ministro Franceschini, ieri quello tra Letta ed il sindaco Manfredi. Entrambi senza filtri e senza ulteriori presenze. E se il primo serve a siglare la pace, il secondo è per capire quanto il Pd può dare a Napoli e viceversa. E se ragioni, per i mesi a venire, nessuno può permettersi di avere di fianco un partito senza un segretario. 

Quello dell'avvicendamento del segretario democrat campano doveva essere un blitz veloce e indolore. Dimissioni di Leo Annunziata, un fedelissimo deluchiano, il 20 marzo e Stefano Graziano al suo posto in pochi giorni. Prima entro la fine di marzo, poi entro Pasqua e poi entro fine aprile. Niente. Tutto bloccato per una serie di cavilli e controcavilli di tutte le aree tranne il gruppo deluchiano ritrovatosi, alla fine, senza la maggioranza di tre anni fa. Inutile insistere e ieri, per la prima volta, negli ambienti di Santa Lucia si ammette che bisogna azzerare tutto ed evitare un commissariamento che nessuno nel Pd ora vuole. Argomento toccato anche da De Luca e Franceschini, con il secondo ansioso di siglare una pace nel partito e trovare un accordo a cominciare dal nuovo segretario. Ed è stato il ministro, in particolare, a farlo capire al governatore che ha comunque il diritto di indicare un nome. Che abbia, anzitutto, un profilo non da ortodosso deluchiano e che non abbia l'ambizione di candidarsi alle prossime politiche. Una figura di transizione, insomma, che tenga unito il partito. E, in questo caso, sia l'area riferibile al ministro dei Beni culturali che quella del collega del Lavoro Andrea Orlando non avrebbero motivi a mettersi di traverso e tutto si chiuderebbe in pochi giorni. 

Video

Altrimenti il partito nazionale è pronto a spedire un commissario. «Sulla questione del partito regionale semplicemente ci sarà una assemblea regionale, assemblea regionale che non si era mai riunita - sottolinea Enrico Letta rimarcando i motivi che hanno portato l'ex segretario Annunziata a lasciare -, questa la situazione che ho trovato. L'assemblea regionale dovrà trovare una soluzione, eleggere un segretario o una segretaria. Se questo avverrà bene, se questo non avverrà prenderemo le opportune decisioni a livello nazionale». Un commissario? Il segretario nazionale con una smorfia del viso lo fa capire chiaramente ai cronisti prima di tracciare il profilo del nuovo segretario: «Mi aspetto che l'assemblea regionale faccia scelte giuste e si dia al partito regionale una guida autorevole. Aspettiamo quell'assemblea, io ovviamente guardo a quelle scelte e spero che siano le più rapidi e migliori possibile». Tutto in una chiave non antideluchiana come invece qualcuno potrebbe intendere se, sempre Letta, non si infila in uno scontro diretto con De Luca. E pure sull'ipotesi del terzo mandato (che riguarda anche Bonaccini ed Emiliano) chiarisce come sia «una questione nazionale che affronteremo, a tempo debito, ma la affronteremo ovviamente». E pure sulla lettera degli intellettuali, quasi glissa: «Il partito che ho in testa io non è il partito dell'uomo solo al comando che decide, è un partito collettivo che decide insieme, non io da solo. Io non sono l'imperatore, lo zar del partito, non l'ho mai considerata così la cosa». Più che naturale se Letta a Napoli incontra Manfredi e Landini per discutere di come allargare il partito e includere più voci. E non a caso, ne ragiona con il segretario provinciale Marco Sarracino, c'è l'idea di tornare a Napoli il 20 maggio per un'agorà nazionale.

D'altronde, è il ragionamento, il modello di alleanze napoletano è quello da declinare alle prossime politiche. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA