Pd Campania, quattro litiganti per una poltrona: Del Basso De Caro in campo contro De Luca

Pd Campania, quattro litiganti per una poltrona: Del Basso De Caro in campo contro De Luca
di Adolfo Pappalardo
Sabato 22 Dicembre 2018, 08:30 - Ultimo agg. 15:39
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Un candidato unitario. E il percorso unitario. Figuriamoci. Anche nei momenti di massimo declino il Pd da queste parti riesce a dare il peggio di sé: da un possibile nome unitario per il congresso regionale si passa addirittura a 4 contendenti che si sfideranno in due tempi. Sì perché, è l'unico caso in Italia a questa tornata di voto interno nelle regioni, ci sarà una preselezione attraverso il voto degli iscritti e chi incasserà meno voti uscirà subito fuori. Per gli altri tre aspiranti alla poltrona della Tartaglione, si vedrà il prossimo 3 marzo. Per la serie come i democrat campani riescono a complicarsi la vita...

Dopo le fibrillazioni delle ultime ore in cui non c'era nemmeno l'ombra di un aspirante segretario, alle 16 di ieri (termine ultimo per le candidature) si presentano il parlamentare Umberto del Basso De Caro, il sindaco di Poggiomarino Leo Annunziata, quello appena eletto di Marano Rodolfo Visconti e la preside napoletana Armida Filippelli. E, solo per un soffio, non è arrivata pure la candidatura di Tommaso Nugnes.
 
Una cosa è certa: le due maggiori mozioni al congresso nazionale, quella di Nicola Zingaretti e di Martina/Richetti, escono divise e disgregate al loro interno se declinate in Campania. E così deluchiani e antideluchiani che si ritrovano sparpagliati tra le 4 mozioni. Un paradosso se si pensa che i democrat campani sono stati capaci, in questi mesi, di non celebrare il congresso regionale per attendere le candidature nazionali e darsi così piattaforme politiche uniformi. Ritardi che hanno costretto il partito nazionale a bacchettare il Pd nostrano mandandogli un commissario ad hoc. Alla fine, invece, ecco l'esatto contrario: il tempo non è servito a snellire il percorso ma ad ingolfarlo. Per nomi e procedure.

Eppure le ultime 48 ore, cadenzate da decine di riunioni tra Napoli e Roma, dovevano servire alla mozione Zingaretti per concordare un nome unitario con quelli di Martina. Ma accade il contrario. Leo Annunziata, il sindaco di Poggiomarino, legatissimo al governatore De Luca, al lottiano Mario Casillo e al gueriniano Lello Topo era l'offerta di un nome unitario a cui il gruppo napoletano Zingaretti alla fine ha risposto picche. Ma con ben due competitor (ad esclusione dell'AreaDem che si sfila e appoggia il nome deluchiano). Ma anche il resto si divide. Nicola Oddati, tra i fedelissimi del governatore, è sponsor di Armida Filippelli, battagliera preside napoletana legata alla società civile, al mondo di Marco Rossi-Doria e tra le firme dell'ultimo manifesto per Napoli. Fisiologico, quindi, per gli orlandiani appoggiarla e ritirare l'ex parlamentare casertana Camilla Sganbato. Ed è probabile che tra i sostenitori della Filippelli si inseriscano anche (hanno chiesto 24 ore per decidere) Federico Arienzo e Tommaso Nugnes, legati a Matteo Richetti. L'unico a tirarsi fuori dal gruppo Zingaretti con un nome proprio è il consigliere regionale Gianluca Daniele che mette in campo Rodolfo Visconti, eletto ad ottobre sindaco di Marano con il Pd. Nome sponsorizzato da ben 48 ore ma non digerito affatto dalla cordata. «Capisco la voglia di inseguire gli elettori 5 Stelle ma così era troppo...», ironizzava anche ieri un dirigente campano dell'ala Zingaretti riferendosi al percorso di Visconti, cresciuto a sinistra ma poi passato con M5S con cui stava anche per candidarsi alla scorsa tornata elettorale. Con il risultato che il governatore del Lazio è molto irritato per la divisione della sua mozione in Campania perché non si dà un segnale di rottura con il recente passato renziano nel partito. Anzi. Infine il parlamentare sannita del Basso De Caro. Critico negli ultimi mesi con il governatore della Campania, ha deciso così di mettersi direttamente in gioco: via dalla piattaforma Martina in questa regione pur di non ritrovarsi alleato proprio con De Luca.

E così via al voto con i tempi supplementari (solo in Campania): è l'ultimo travaglio per i democrat napoletani.
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