Pd Campania, dopo due mesi di liti ancora nessun segretario: a vuoto il diktat di Letta

Pd Campania, dopo due mesi di liti ancora nessun segretario: a vuoto il diktat di Letta
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 23 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 19:11
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Il sito internet del Pd non è mai stato aggiornato: Leo Annunziata, nonostante le dimissioni del 21 marzo, risulta ancora segretario democrat della Campania. E invece da due mesi il partito è acefalo. E lo sarà ancora per un paio di settimane almeno: perché il ragionamento, quasi sicuramente, non verrà ripreso prima del voto delle comunali di inizio giugno.

Vicenda che si è avvitata su se stessa in uno scaricabarile di responsabilità tra Roma e Napoli ed una serie di equivoci e veleni che hanno bloccato tutta la vicenda. Stoppandola. Prima a Napoli quando i deluchiani, con un blitz, hanno tentato in tutti i modi di imporre un altro fedelissimo come l'ex parlamentare Stefano Graziano, attuale consigliere del governatore in materia di infrastrutture strategiche, desideroso di usare la poltrona come trampolino per il Parlamento. Di traverso un gruppo eterogeneo (dagli orlandiani ad area Dem, passando per il gruppo sannita del parlamentare del Basso de Caro e del casertano Gennaro Oliviero) che da due mesi non ne vuole sapere di Graziano e, di fatto, ha messo in minoranza il governatore De Luca nelle vicende del partito. Tutto cristallizzato su Graziano nonostante i consigli, anche autorevoli come quello del ministro Dario Franceschini direttamente a De Luca, di trovare un altro nome. Qualsiasi nome su cui si potrebbe chiudere velocemente un accordo. Tutto bloccato. Così come a Roma dove sinora si deciso di non decidere. Anche sull'invio di un commissario. «O decide l'assemblea o decidiamo noi», disse perentorio il segretario nazionale Enrico Letta a Napoli, il 28 aprile, facendo capire che il Pd nazionale sarebbe intervenuto a stretto giro se non si fosse trovata una soluzione. Anzi, a Roma, nelle stanze del partito, si faceva già il nome di Vito De Filippo, ex governatore della Basilicata e attuale parlamentare, come possibile commissario del partito campano.

Tutto fermo anche su questo versante a quasi un mese dalle parole di Letta. In uno scaricabarile in cui a palazzo Santa Lucia con scrollata di spalle fanno capire che è Roma a doversene occupare; mentre lì, nella Capitale, attendono che a Napoli si risolva tutto con un accordo finito però su un binario morto. 

Ufficialmente ci sono da risolvere solamente questioni burocratiche. «Per essere sicuri delle procedure abbiamo formulato un quesito alla commissione nazionale di garanzia del partito la cui risposta dovrebbe arrivare a giorni», spiega Nicola Landolfi, presidente del Pd che proprio il gruppo antideluchiano vedrebbe volentieri come segretario e non avrebbe alcuna difficoltà a votarlo. Poi aggiunge: «Riguarda il meccanismo delle surroghe e vogliamo evitare che, a posteriori, qualcuno faccia ricorso. Meglio, quindi, essere sicuri per evitare poi altre battute d'arresto». Già perché, prima di leggere il segretario, serve scorrere le liste e procedere a sostituire chi, in questi tre anni, è emigrato verso altri partiti o nel frattempo non ha rinnovato la tessera decadendo da delegato nell'assise. Una assemblea in tal senso, prima di Pasqua, convocata in remoto, va a vuoto tra mancanza di numero legale e contestazioni scritte spedite a Roma. E ora tocca riprovarci. 

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Per eleggere il nuovo segretario servono 117 voti (la metà dell'assemblea e dei 9 membri aventi diritto) ma i numeri sono instabili e nessuno delle due parti può eleggersi un segretario. Un partito spaccato esattamente a metà e senza che nessuno abbia fatto sinora un passo avanti per trovare un accordo. Due mesi passati invano. «Io credo che non passerà ancora molto tempo - spiega fiducioso il presidente democrat Landolfi - credo che una volta fatte le surroghe e fissata la data dell'assemblea si arriverà a una sintesi». Dopo le amministrative, sicuramente.

Anche se la vicenda rischia di complicarsi ulteriormente perché dopo le comunali, inizieranno le discussioni interne sulle candidature per le politiche della prossima primavera. Pochi posti sicuri, a prescindere da quale sia la legge elettorale e il timore che il prossimo segretario possa pretendere una candidatura sicura in Parlamento, togliendola a una lunga lista di preoccupati pretendenti. Insomma, la vicenda potrebbe ingarbugliarsi ulteriormente invece che risolversi. 

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