Pd, Manfredi non si schiera e si sfila dalle guerre interne

«Il sindaco guarda da spettatore quanto accade nel Pd», fanno sapere dal Comune

Gaetano Manfredi alla cerimonia per il centenario di Masullo
Gaetano Manfredi alla cerimonia per il centenario di Masullo
di Luigi Roano
Domenica 9 Aprile 2023, 12:00
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Ci saranno ricadute sul Comune per il terremoto che c'è nel Pd con l'arrivo in segreteria di Elly Schlein e la sua squadra allargata a 21 delegati? Il sindaco Gaetano Manfredi come si pone rispetto ai dem attuali che promettono cambiamenti? «Il sindaco guarda da spettatore quanto accade nel partito democratico» fanno sapere dal Comune, del resto è un mantra dell'ex rettore e vale per tutte le formazioni politiche. Fermo restando che il Pd è la prima forza in Consiglio comunale della sua maggioranza e che in giunta tra chi ha la tessera e chi è in orbita dem gli assessori sono 4 su 11 e manca ancora da riempire la casella di Paolo Mancuso ex presidente del Pd ed ex assessore ai rifiuti che a Palazzo San Giacomo resta di casa in quanto consulente del sindaco. Quindi, non entra nelle dinamiche interne al Pd Manfredi, ma il Pd è sicuramente e in maniera larga nelle dinamiche del Comune.

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La verità è che Manfredi non vuole entrare nella guerra al governatore Vincenzo De Luca scatenata dal Pd.

Non è che Manfredi vada d'amore e d'accordo con De Luca, anzi, il saluto tra i due nelle rare occasioni in cui si incrociano è un atto di cortesia più che di reale slancio amicale. Il tema è che Manfredi da un lato sa che avere la Regione contro - soprattutto quella amministrata da De Luca molto sensibile agli amici - potrebbe significare rallentare erogazioni di fondi che pure spettano al Comune oppure avere tavoli aperti su argomenti dove è necessario il parere dell'ente di Santa Lucia che non si chiudono, giusto per andare subito al cuore del problema. E dall'altro teme che la rivoluzione promessa dal Pd e che vede in De Luca il punto di caduta - il partito regionale è stato commissariato dalla Schlien - sia ancora lontana dal concretizzarsi. La sostanza è che Manfredi teme di restare con il cerino in mano in una guerra che non è la sua. Stando a quello trapela Manfredi se potesse vestirebbe i panni del paciere pur sapendo che lui con De Luca ha aperto una guerra ma dal profilo più istituzionale sulla distribuzione dei fondi che la Regione deve a Napoli non De Luca ma non è mai in cima alla lista di del governatore. Una partita a scacchi a tre quella in corso atteso che Manfredi qualcuno - nel Pd e nel M5S - lo vorrebbe quale successore di De Luca per rifare alle regionali l'alleanza con la quale nel 2021 Manfredi ha vinto al Comune. L'ex rettore fa sapere che lui ha un orizzonte temporale di 4 anni. Un fatto curioso, perché la sindacatura scade tra 3 anni e mezzo non quattro. Allora cosa significa? Le elezioni regionali dove De Luca è stato eletto per la seconda volta consecutiva si sono tenute il 20 e 21 settembre ma la consultazione elettorale, originariamente era prevista per il 31 maggio, fu rinviata di sei mesi causa Covid. In questa cornice dal Governo è arrivata poche settimane fa il via libera al posticipo delle elezioni regionali quindi la legislatura di De Luca non scade nel 2025 ma nella primavera del 26. Il governatore gioca molto su questo tema, visto che le elezioni le deve indire. In buona sostanza avrà il tempo di capire se Manfredi si dimetterà da sindaco per giocarsi la partita regionale. 

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