Il Pd Napoli incalza Martina: «Troppi nomi dall'alto»

Il Pd Napoli incalza Martina: «Troppi nomi dall'alto»
di Adolfo Pappalardo
Martedì 20 Marzo 2018, 10:18
5 Minuti di Lettura

Una premessa è d'obbligo: non si vedeva da anni un segretario nazionale del Pd (ancorché reggente) ad un'assemblea di circolo per ascoltare interventi di militanti arrabbiati. «Se fai fatica a rappresentare Napoli allora vuol dire che manca la capacità di lettura del partito e del Paese. Per questo partiamo da qui», spiega subito l'attuale numero uno del Nazareno Maurizio Martina facendo capire, e subito, che non ha ricette a stretto giro per un partito uscito asfaltato dalle elezioni. Ma occorre pur iniziare ad ascoltare la base. Quella delusa e sofferente dopo la batosta. «Soffriamo tutti in questo momento particolare. E la prima riflessione da fare - esordisce il traghettatore post renziano - è cosa significa essere partito in una città cruciale per il Paese. Non ho risposte facili ma so che usciremo se guardiamo alla visione strategica di questa città: perché se non sei radicato qui, non sei radicato da nessuna altra parte».

Non è un passo indietro ma semmai è uno in avanti per chi non è certo venuto qui per azzerare i vertici di un partito arrivato al 10 per cento nonostante una petizione e una lettera che gli recapitano un gruppo di militanti e alcuni segretari di circolo: «Perché il punto non è sostituire un gruppo dirigente con un altro». Almeno per ora quando occorre invece, e Martina l'ha messo nero su bianco in una lettera ai segretari regionali e provinciali la scorsa settimana, congelare tutto «senza fare scelte affrettate».

Perché lo scenario al reggente del Pd è noto. Dalla scissione del partito provinciale (in cui Martina appoggiava l'ala uscita dal congresso) alle tensioni di Ercolano della settimana scorsa quando la polizia è dovuta intervenire in assemblea per sedare gli animi. «Tutto mi è chiaro quando, un anno fa, abbiamo iniziato a ragionare sulle insufficienze del partito», accenna riferendosi a quando con il gruppo ex ds (capitanato in sala dai consiglieri regionali Antonio Marciano ed Enza Amato e dalla senatrice Valeria Valente) si ragionava ad un ricambio (fallito per ora) del partito a trazione maggioritaria ex dl. Frizioni scoppiate poi in una quasi rissa nell'ultima assemblea: «Dobbiamo lasciare da parte queste tensioni per costruire una stagione nuova di impegno, dove mettiamo a fattore comune le migliori energie. Occorre lavorare tutti insieme con umiltà, in squadra per superare i conflitti. Ma dobbiamo rompere i meccanismi autoreferenziali che abbiamo vissuto ovunque, non solo qui», dice invitando alla calma.
 
In mezzo gli interventi di una decina di militanti che non hanno certo la voglia di lisciare il pelo al numero uno. Anzi. «Bagnoli è un cadavere putrefatto nonostante per più di vent'anni abbia governato il centrosinistra. E molti dei protagonisti di quella stagione, li vedo qui seduti tranquillamente in sala», attacca Mario Sabatino, militante e medico di professione scatenando gli applausi. E aggiunge una randellata: «E se oggi abbiamo de Magistris al Comune è perché l'abbiamo portato noi». Assist ideale per un gruppo di militanti per alzare uno striscione contro il sindaco («Salviamo Napoli, de Magistris a casa»). «Prima lo strappo al congresso, poi le candidature calate dall'alto: alcune ottime come Siani, Rossi-Doria o Marciano ma altre mai discusse dalla base. Ed è un miracolo se non siamo andati peggio», tuona la consigliera Enza Amato. Le candidature, già le candidature. Non c'è intervento in cui non si manca di sottolineare «i nomi calati dall'alto», «scollegati dai territori» o, come sottolinea Antonella Cammardella, segretaria del circolo ex operaio: «A Napoli, in Campania, i gruppi dirigenti si sono mossi come elefanti in una cristalleria, calando nomi dall'alto senza alcuna discussione sul territorio». E si nota un certo imbarazzo di Martina mentre prende diligentemente appunti. «Queste consultazioni dal basso ci volevano prima delle elezioni. Si è tutelata la casta perché non c'erano nomi più validi?», domanda invece Mario Viglietti, rivolgendosi direttamente all'ex ministro. «Ancora a parlare di azzeramenti quando l'hanno già fatto gli elettori. Tra tre anni si vota al Comune e tra due alla Regione: se non si decide una linea seria per il partito a Napoli siamo spacciati», avverte Francesco Senese. Mentre in sala renziani (eletti e non) s'affacciano quasi timidamente (rimanendo in piedi e non seduti in prima fila). Riposizionamento veloce o solo per cercare di capire quale sarà la rotta del traghettatore Martina? Si vedrà perché rotte non ne sono state tracciate e la tappa di ieri, la prima in Italia in un circolo dopo il terremoto del 4 marzo, serve proprio a questo. Per il nazionale, mentre oggi pomeriggio nella direzione regionale si cercherà di fare un'analisi per capire come uscire dal cul de sac in cui si è infilato il partito di Napoli.

«Chiedo a tutti un atto di responsabilità, uno scatto in avanti: dobbiamo essere - invita Martina - all'altezza del tempo che viviamo, questo vale per il partito democratico a livello nazionale, ma tanto più qui». E sul ruolo del Pd all'opposizione ci si allena già sul campo di Napoli dove i democrat sono ormai abituati. Anche se non con grandi risultati. Anzi. «Non è una resa o un rompete le righe e non possiamo rinunciare. Dobbiamo lavorare insieme sfidando anche questo sindaco per una proposta di cambiamento della città».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA