Pd, Piero De Luca: «Sud la priorità,
Patto per Napoli va rafforzato»

Pd, Piero De Luca: «Sud la priorità, Patto per Napoli va rafforzato»
di Valerio Esca
Venerdì 2 Settembre 2022, 10:30
5 Minuti di Lettura

«Il Patto per Napoli è un impegno politico e legislativo sacrosanto che va rispettato e semmai rafforzato». Ne è convinto Piero De Luca, vicepresidente Pd alla Camera e candidato capolista per i dem nel collegio Campania 2-02.

Come giudica e come valuta il Patto per Napoli?
«Ho un giudizio estremamente positivo! Il Patto per Napoli nasce dalla volontà in particolare del Partito democratico di evitare il dissesto del capoluogo partenopeo, provato da anni di gestione amministrativa non particolarmente virtuosa, con un deficit di 5 miliardi tra disavanzo e debito finanziario. Si tratta di un corposo intervento, da oltre 1,2 miliardi di euro in 21 anni, che si è reso indispensabile per dare ossigeno alle casse del Comune, consentendo di assicurare i servizi essenziali ai cittadini napoletani e poter programmare il rilancio e lo sviluppo della città, simbolo di tutto il Mezzogiorno».

Grazie al Patto si è evitato il default della città, ma nel centrodestra c'è chi parla di correttivi, secondo lei questo non rischia di rimettere la città a rischio? Allo stesso modo una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non rischia di sottrarre possibilità di crescita al Mezzogiorno (potrebbe essere l'ultimo treno)?
«Il Patto per Napoli è un impegno politico e legislativo sacrosanto che va rispettato e semmai rafforzato.

Non di certo modificato. Ne va della credibilità delle istituzioni e della stessa tenuta economico sociale del capoluogo. D'altra parte, la destra si ricorda del Mezzogiorno solo in campagna elettorale e lo fa peraltro con idee pericolose per l'intero Sud. Nel suo programma comune non c'è una riga sul tema. L'unica proposta che emerge è l'inaccettabile riforma dell'Autonomia differenziata paventata dalla Lega e la volontà di cestinare e riscrivere il Pnrr. Chiariamolo. Quest'ultima ipotesi sarebbe disastrosa perché aprirebbe difficili trattative in Ue dagli esiti incerti, con rischi enormi in particolare per il Mezzogiorno cui sono destinati oltre 80 miliardi di euro, e che ha più bisogno di investimenti in scuole, asili, ospedali, infrastrutture, ambiente. Del resto non stupisce, questa destra è la stessa che in Parlamento ha votato contro il Pnrr il 15 luglio 2020».

A proposito di Autonomia, secondo lei è una riforma condivisibile o il Sud rischia di uscirne danneggiato?
«Come dicevo la riforma proposta dalla Lega è pericolosissima: spacca ancora di più l'Italia ai danni del Sud, tradendo il principio costituzionale della coesione e della solidarietà nazionale. Il rispetto dell'Autonomia, infatti, è previsto dalla nostra Carta per consentire maggiore efficienza e dinamismo in alcuni settori, ma entro paletti precisi e con criteri ben definiti che tengano conto dell'unità del Paese. Quella della Lega rischia di produrre una secessione di fatto. Noi, invece, riteniamo indispensabile definire in anticipo i Livelli essenziali delle prestazioni e i costi standard superando il criterio della spesa storica, per ridurre in futuro gli insopportabili divari in termini di servizi, infrastrutture e opportunità che ancora esistono nel Mezzogiorno rispetto ad altre aree dell'Italia».

In questa campagna elettorale si parla poco di Mezzogiorno, secondo lei non sarebbe importante rimettere al centro dell'agenda in questa tornata elettorale il Sud?
«Assolutamente sì. Dobbiamo fare del Sud una grande questione nazionale. Investire nel Mezzogiorno, assicurarne la crescita economica e sociale, è essenziale per il rilancio dell'intero Paese. Per il Pd è una priorità, che parte dall'accelerazione del Pnrr e da un impegno forte sul lavoro, sostenendo anzitutto un grande Piano che colmi i drammatici vuoti in tutte le amministrazioni e società pubbliche meridionali pari ad oltre 200mila posti negli ultimi anni, agevolando gli investimenti delle aziende con strumenti come quelli delle Zone economiche speciali, incentivando le assunzioni stabili con misure di supporto fiscale e contributivo. È necessaria una risposta decisa per bloccare l'emigrazione in particolare di giovani dal Sud che ancora oggi registra dimensioni drammatiche. Non arretreremo di un centimetro rispetto ad una destra che rema invece contro il Mezzogiorno».

I costi dell'energia intanto sono alle stelle, quali proposte ci sono in cantiere per arginare l'emergenza?
«L'aumento dei costi delle bollette è una vera e propria emergenza economica e sociale. Occorre intervenire con tempestività e decisione. Certo non è credibile la richiesta di intervento del premier rivolta dalla destra, dopo che ha fatto cadere il governo Draghi. Noi riteniamo che si debba prevedere un tetto massimo europeo del gas e il Consiglio Ue del prossimo 9 settembre potrebbe dare delle risposte concrete. Nel frattempo dobbiamo mettere un freno ai costi in Italia, disaccoppiando il meccanismo di formazione del prezzo dell'energia da fonti rinnovabili da quello del gas. Come Pd abbiamo proposto anche di raddoppiare il credito di imposta alle imprese per gli extracosti energetici. Vogliamo, inoltre, introdurre un contratto luce sociale, che consenta di calmierare i prezzi delle bollette per famiglie con reddito medio-basso e microimprese. Tutto questo accelerando, e non rallentando, la transizione ecologica, attraverso un investimento forte anche nelle comunità energetiche, finanziate anch'esse dal Pnrr».

© RIPRODUZIONE RISERVATA