Primarie Pd, De Luca fa melina ma valuta il sì a Bonaccini

Ma c'è tempo per decidere: entro il 27 gennaio devono essere depositate le candidature

Primarie Pd, De Luca fa melina ma valuta il sì a Bonaccini
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 23 Novembre 2022, 10:00
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Attento a non far trapelare nulla. E ancor più attento a rimandare tutte le decisioni all'ultimo minuto utile per lanciarsi oppure no a capofitto. Ma dopo aver valutato ogni aspetto, ogni particolare. E così sarà anche questa volta per Vincenzo De Luca che sulla bilancia sta mettendo i pro e i contro di una sua eventuale candidatura al congresso nazionale del Pd. Che, statene certi, ventilerà sino all'ultimo sul tavolo per far sentire il suo peso politico. Ma da settimane impegnato sulla battaglia dell'autonomia differenziata, evita accuratamente l'argomento. Appena venerdì scorso, siamo nel primo pomeriggio, incontra i consiglieri regionali e i colleghi di palazzo San Giacomo del Pd. Qualcuno pensa che la parola congresso si evochi ma invece l'argomento è rigorosamente quello della variante urbanistica di Porta Est di Napoli e con cui c'è un sottile scontro con il sindaco Gaetano Manfredi. E, anzi, non solo non ha convocato una riunione di maggioranza in queste settimane ma nemmeno un incontro come avevano chiesto i consiglieri del Pd per fare un tagliando di metà legislatura. Quasi ad evitare che un qualsiasi vertice, su un qualsiasi argomento, possa diventare un pretesto per accennare all'argomento di una sua candidatura. E né, ancora, pur sollecitato dai suoi a muovere qualche pedina, a fare qualcosa per il congresso, ha stoppato tutto con un cenno della mano come a indicarne una certa futilità. O non priorità.

Forse perché stavolta il congresso democrat è una partita aperta piuttosto che la classica prova muscolare tra mozioni e correnti, dove De Luca ha sempre saputo giocare bene le sue carte vendendo bene il suo pacchetto di tessere e consenso. Riuscendo, tranne l'ultima volta quando appoggiò Maurizio Martina invece che Nicola Zingaretti, a salire sempre sul carro del vincitore. Anche all'ultimo minuto come accadde nel 2013 con l'exploit di Matteo Renzi

Ma ora la fase congressuale democrat è molto più magmatica e meno chiara. E da un lato De Luca preme perché ci sia un candidato del Sud (magari lui), dall'altro, come è abituato, occorre giocarsela la partita della leadership del partito altrimenti è inutile entrare in campo. Anzitutto ha iniziato a stringere un patto con il collega della Puglia Michele Emiliano e con il segretario dem calabrese Nicola Irto ed evitare, stavolta, partite solitarie. Anche perché con le nuove regole servono patti e alleanze politiche su larga scala e non basate più dal peso delle tessere che hanno avvelenato i vecchi congressi. Ma c'è tempo. E non è detto che alla fine De Luca non decida di appoggiare il collega emiliano Stefano Bonaccini che ha ufficializzato domenica la sua corsa alla segreteria.

I due non si sono mai amati. Anzi. «Il Pd deve darsi una linea sull'autonomia differenziata: non è che ognuno va a briglia sciolte, per i fatti suoi», diceva avvelenato De Luca a Letta sul palco di Taranto, prima delle politiche, riferendosi proprio al collega emiliano con posizioni filoleghiste sul tema.

Ma paradossalmente per questo in molti ora iniziano a pensare che il candidato migliore al congresso Pd per De Luca possa essere proprio Bonaccini. Amministratore come lui, cresciuto nel Pci-Pds come lui e, sempre come De Luca, prima di abbracciare il renzismo legato alla vecchia ditta di Bersani e company. Senza contare come Bonaccini sia appoggiato quasi ufficialmente dalla corrente di base riformista a cui è legato il figlio, il parlamentare Piero De Luca

E i due, Bonaccini e De Luca, dopo mesi di gelo, nelle ultime due settimane, confermano fonti emiliane e romane, si sono sentiti più volte per mettere a punto una strategia comune proprio sull'autonomia differenziata. Una linea concordata tra governatori senza passare per il partito. 

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Tracce in attesa che facciano un passo gli altri candidati. Anzitutto Elly Schlein, fresca parlamentare e volto nuovo di questa battaglia congressuale. A lei guarda il gruppo di Dario Franceschini ma anche la sinistra di Andrea Orlando e Peppe Provenzano anche se non hanno preso decisioni ufficiali, né hanno riunito i rispettivi gruppi. Con Dario Nardella, sindaco di Firenze a scadenza del secondo mandato, che da possibile candidato potrebbe ora costruirsi uno spazio in ticket proprio con la Schlein. Polarizzando così lo scontro tra il governatore e la neo-deputata e non lasciando molto spazio ad altri nomi che si ritroverebbero nel difficile ruolo di outsider. Compreso nomi di peso come quello di Matteo Ricci (dato verso un patto con Bonaccini) o candidature dal Mezzogiorno come De Luca stesso o l'ex ministro Francesco Boccia. Mentre il sindaco di Bari e presidente nazionale Anci Antonio Decaro, altro nome ventilato per questa partita, ha già fatto il suo endorsement per Bonaccini.

Ma c'è tempo per decidere: entro il 27 gennaio devono essere depositate le candidature. E un minuto dopo si aprirà la partita dei congressi locali. Con due cariche di peso da decidere: la segreteria campana e quella della federazione di Napoli. 

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