Piero De Luca non è più vice capogruppo Pd, è scontro politico nel partito

La nota di Piero: «Si è consumata una sorta di vendetta trasversale che non fa onore»

Elly Schlein
Elly Schlein
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 7 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:40
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«Si è consumata una sorta di vendetta trasversale che non fa onore», dice dopo una lunghissima giornata, riferendosi al suo partito Piero De Luca per commentare la scelta di non confermarlo vicecapogruppo alla Camera. Decisione ventilata già un minuto dopo l'insediamento di Elly Schlein alla guida Nazareno ma che passa, ieri mattina, per il voto dei parlamentari dem. Voto non facile con l'ennesima spaccatura nel partito e che il giorno prima Antonio Misiani, l'uomo spedito dalla Schlein a guidare il partito in Campania, ha avuto cura di dare personalmente al governatore De Luca. Non al telefono ma a Salerno recandosi nel pomeriggio nel suo ufficio al Genio civile. Perché, è inutile girarci attorno, la mancata riconferma di De Luca jr è comunque un atto contro il padre governatore. E, c'è da starne certi, il diretto interessato troverà il modo di rispondere colpo su colpo nelle prossime ore. E lo sa bene Piero De Luca che non a caso parla di «logiche, in questa vicenda, non fondate né su dinamiche politiche, né sulle competenze, né sul contributo al lavoro parlamentare, ma risentono di scorie ancora non smaltite delle ultime primarie». Non facendo intendere poi se accetterà o meno il posto di segretario del gruppo che suona come un contentino comunque sgradevole da ingoiare. 

Ad agitare le acque nella riunione dei parlamentari è proprio la mancata riconferma di De Luca. L'unico punto di scontro nel pacchetto di nomine proposto dalla presidente Chiara Braga che ad un certo punto non è più nemmeno questione di correnti. Vicepresidente vicaria, infatti, viene scelta Simona Bonafé di Base riformista come De Luca jr. Con lei il cattolico Paolo Ciani, deputato di Demos eletto nel Pd, l'esponente della sinistra Valentina Ghio e il lettiano Toni Ricciardi (tutti vicepresidenti). Nell'ufficio di presidenza trova posto comunque come segretario Piero De Luca con delega per il Pnrr. «Non posso accettare i processi a un cognome: è sbagliato trasformare questo passaggio nella ricerca di uno scalpo politico. Tra l'altro ancora più ingiusto nei confronti di una persona stimata da tutti i suoi colleghi», si ribella Lorenzo Guerini, numero uno proprio di Base riformista, nel suo intervento a favore del deputato campano anche sei i giochi sono chiusi. «Malgrado si predichi il cambiamento quella su De Luca sarebbe un'operazione punitiva che ha preso di mira solo una persona per il suo cognome», rimarca invece la collega Marianna Madia. Non ne fa un discorso di correnti, invece, un campano come Enzo Amendola che fa notare come «senza più De Luca e Provenzano nel ruolo di vicepresidenti viene indebolita la rappresentanza di eletti nel Mezzogiorno». E l'unico esponente del Mezzogiorno nei vertici del gruppo, alla fine, è Toni Ricciardi, stimato docente universitario dell'ateneo di Ginevra ma eletto nel collegio svizzero. E, infatti, ha vissuto più oltralpe che in Italia prima della sua elezione. Ma accetta la sfida se ieri rimarca come la sua nomina sia «un segnale importante per i cittadini italiani residenti all'estero e per il Mezzogiorno. Nei prossimi mesi dovremo affrontare dossier importanti, a partire dalla devastante riforma sull'autonomia differenziata che rischia di spaccare in due il Paese». Comunque sia alla fine Guerini, Amendola, Madia e Piero Fassino decidono di non partecipare al voto perché non condividono la scelta di non confermare il solo De Luca (che decide di non partecipare all'ssemblea).

E non votano contro solo per rispetto agli altri nomi in campo. 

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Si chiude così un tira e molla su De Luca andato avanti per due mesi. Innescando così da ieri una guerra aperta tra il governatore e la segretaria Schlein che proprio domenica sarà a Napoli per l'assemblea di Articolo Uno. Senza ovviamente che ci sia in programma un incontro tra i due. Faccia a faccia invece che potrebbe esserci tra la segretaria e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Che, anzi, è stato invitato a portare i suoi saluti all'assise in cui il partito di Speranza e Bersani sancisce l'ingresso ufficiale nel Pd. Invito però non scattato per De Luca che vuole il terzo mandato su cui la Schlein è contraria. E il nodo è tutto qui. 

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