Ci sono fondi europei non spesi, ci sono fondi europei spesi male e ci sono fondi europei spesi anche nei tempi programmati ma che non riescono a produrre nessun effetto. In Campania non manca niente, e così alla cronica incapacità di spesa del porto di Napoli, si somma la paradossale vicenda del porto di Torre Annunziata (il terzo della Campania per traffico di merci) dove, nonostante i 33 milioni di euro investiti per la sistemazione dello scalo e, in particolare, per il dragaggio dei fondali, non si riesce ad ottenere la necessaria certificazione da inviare alla Capitaneria di Porto. Insomma cavilli bloccano le autorizzazioni all'ormeggio delle navi più grandi. Un guazzabuglio tutto burocratico che, di fatto, limita le potenzialità del porto che, tra l'altro, ha ripreso ad insabbiarsi di nuovo. La data da ricordare in questa tortuosa vicenda è settembre 2019 quando, a escavi completati, sono stati allegati i rilievi sull'esecuzione basandosi sulle maree che riguardano il golfo di Salerno anziché quelle del golfo di Napoli. Un errore materiale che ha impedito, evidentemente, il rilascio dei nuovi parametri. E così l'Istituto idrografico della Marina Militare non ha potuto riportare sulle carte nautiche le nuove misure dei fondali con il risultato che gli uffici marittimi preposti, nello specifico Circomare di Torre Annunziata, non può autorizzare l'ingresso delle navi.
E che ci vuole? Basterebbe correggere i riferimenti alle maree e problema risolto.
Tutto sembrava in discesa mentre, invece, gli escavi non producevano nessun effetto per l'impossibilità della Guardia Costiera di modificare l'ordinanza in vigore. Sulle carte nautiche, infatti, il porto di Torre Annunziata continua a segnare -8,35 metri. Il mancato ingresso di navi più grandi rallenta di fatto le attività portuali a cominciare da quella che riguarda il trasporto dei grani. Insomma un altro caso da annoverare tra quelli che caratterizzano la spesa dei fondi europei. Nel porto di Napoli i ritardi rilevati dai funzionari di De Luca hanno determinato, come emerge dai dati pubblicati sul sito istituzionale della regione Campania, la riprogrammazione di ben 22 milioni di euro nella prossimo piano 2021/2027, costringendo la regione anche ad azzerare il Grande Progetto Porto di Napoli che non avrebbe consentito ulteriori proroghe. Un capitolo, quello dei fondi europei, a cui il governatore della Regione, Vincenzo De Luca tiene molto. La stessa rivoluzione al vertice della governance dell'Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale viene fatta risalire alle difficoltà incontrate proprio in questo settore. È da più di un decennio che la portualità campana annaspa nei rigori dei tempi di spesa imposti dall'Europa. La stessa riproposizione di fondi non spesi in una nuova agenda europea, perché non utilizzati non significa, infatti, aver migliorato la spesa. Le cifre spostate sono evidentemente sottratte ad altri capitoli a cui pure si sarebbe potuto attingere per altre opere. Insomma più passano gli anni, più si spulciano carte, più di ascoltano versioni di comodo, più appare evidente che l'unico presidente veramente rimpianto in tutto il comparto della portualità campana è stato Francesco Nerli, che ha registrato il primato del maggior numero di opere avviate ed ultimate.