«Io guardo dall'esterno alle vicende della politica politicante, sono impegnato a fare un lavoro concreto per mia fortuna...», dice freddo, anzi glaciale, il governatore Vincenzo De Luca quando gli viene chiesto un commento sul nuovo segretario nazionale del Pd. E se per tre giorni ha nervosamente glissato ieri nella sua Salerno non si sottrae. Rendendo plastico quello che è noto: tra i due, De Luca ed Elly Schlein, c'è una distanza così siderale che il primo non fa nulla per modificare lo scenario. D'altronde sa bene l'ex sindaco di Salerno come la nuova segretaria sia assolutamente contraria al suo terzo mandato. Il contrario, quindi, di Bonaccini favorevole invece ad un De Luca a Santa Lucia oltre i dieci anni. Ma il patto tra il governatore campano e quello emiliano per il congresso nazionale dem si è infranto proprio contro la vittoria della Schlein. Ora De Luca è all'opposizione del Pd e la vittoria di Bonaccini solo in Campania e a Salerno è una medaglia senza alcun valore.
Senza contare come la nuova leadership nazionale ora intende mettere in discussione assetti che si consideravano già allestiti. È il caso delle due poltrone di segretario regionale e provinciale che il gruppo deluchiano a trazione Bonaccini ha apparecchiato tutto per sé alla vigilia del voto nei gazebo. Con la prima casella destinata a Rosetta D'Amelio e la seconda a Peppe Annunziata. Con la prima cara a De Luca perché lì, dal regionale, parte e s'incanala la burocrazia per scegliere il candidato governatore. E proprio qui c'è un vulnus legato al tesseramento gonfiato, e finito già in tribunale, di Caserta. Ed appare improponibile svolgere un congresso regionale escludendo una provincia. Per questo Franco Roberti, presidente della commissione regionale, ha scritto a Roma per capire chi deve approvare le anagrafi degli iscritti.
Lo sa bene il presidente della giunta campana rimasto l'unico politico dell'arco costituzionale a non voler fare un semplice in bocca al lupo al nuovo vertice del suo partito. Né in pubblico, né in privato come spiega lui stesso ieri a Salerno dove si reca per una lezione sulla Costituzione agli studenti del liceo scientifico Severi, organizzato dalla preside (che è anche consigliere comunale). In prima fila il sindaco Enzo Napoli, suo successore, che si becca anche una ramanzina a distanza: «È sù.... diamoci una mossa....», dice De Luca che si definì proprio «sindaco eterno». Prima però De Luca esprime tutta la sua freddezza verso il nuovo segretario, ben sapendo che stavolta è diverso: non ci sono i margini per costruire un rapporto come accadde con Nicola Zingaretti. E se allora c'era Nicola Oddati a fare da pontiere, stavolta non c'è nessuno. «Io guardo dall'esterno le vicende della politica politicante», premette come se il Pd non fosse affar suo. Poi quando i giornalisti gli fanno notare che il nuovo segretario sia una donna, lui frena gli entusiasmi: «Non ragiono sulla base del certificato d'anagrafe, ragiono sulle qualità personali. Che ci sia una donna è un fatto sempre positivo ma alla fine ragioniamo sulla base dei fatti, della concretezza e della capacità di trasformare la realtà». Una telefonata? Un incontro a breve? Macché, De Luca chiude con una risposta gelida prima di entrare in aula con i ragazzi: «Ho detto che sono impegnato nel lavoro di governo della Regione Campania......».