Primarie, lo sfogo di Bassolino: chi ha votato me non voterà Valente

Primarie, lo sfogo di Bassolino: chi ha votato me non voterà Valente
di Pietro Treccagnoli
Martedì 8 Marzo 2016, 08:53 - Ultimo agg. 09:00
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Una giornata blindata per Antonio Bassolino. La prima sconfitta elettorale della sua lunga carriera politica, l'ex-sindaco ha scelto di smaltirla tra casa e Fondazione Sudd, nell'ottocentesco palazzo di corso Umberto. Il telefono e il cellulare erano roventi, ma lui s'è rifiutato a tutti, giusto una risposta cortese ai più intimi. Secondo una regola collaudata è ancora troppo presto per concedersi a lunghe chiacchierate. Deve analizzare, capire i dati, metterli a confronto. Ma soprattutto deve far stemperare il magone. Dall'altra parte del filo, la voce è stanca, spezzata. La salita è stata dura e lui non ha guadagnato la vetta. Si è confidato, comunque, con i collaboratori che hanno fatto il possibile per fargli da scudo. L'amarezza è forte. È scarico, le energie hanno bisogno di una sosta. Perdere quando era a un passo dalla vittoria, quando poteva farcela, quando bastavano duecentocinquanta voti per stare ora a raccontare tutta un'altra storia, tutto questo lo arrovella. «Ha capito che era possibile vincere» spiegano i suoi addetti alla comunicazione. «Magari un'altra iniziativa, una casa in più da visitare avrebbero fatto la differenza. Eppure non si è fermato un giorno».

Con i collaboratori si è sfogato. «Vada avanti la Valente, vada» ha commentato. «Chi vince ha il compito di portare di nuovo il partito a Palazzo San Giacomo. Io ho fatto la mia parte. Senza di me il Pd starebbe ancora a perdere tempo, ad arrovellarsi nella ricerca sterile di un candidato interno o esterno». Con la sua ex-pupilla, che, fino a quando non è scesa in campo a contrastargli il successo, aveva una stanza accanto a lui alla Fondazione, ha scambiato qualche sms e nient'altro. Ma darà una mano alla vincitrice, com'è nelle regole delle primarie? «Se mi verrà chiesta la darò, ma in cinque anni nessuno mi ha chiesto di dare una mano». E il vecchio leone ha fatto da solo. Casa per casa, post dopo post, per giocarsi la propria battaglia. Lui e l'iPad, come ha ripetuto senza sosta, durante la scalata cominciata il 21 novembre. «Ora andassero avanti loro, ma temo che andranno a sbattere contro un muro». È uno sfogo forte, scava nel fondo di una sconfitta che ha provocato una ferita che solo il tempo potrà sanare. È finita pari, lui ha cercato e ha trovato voti senza l'appoggio dell'apparato, anzi con l'apparato schierato quasi compattamente contro di lui. E lui a guadagnarsi sul terreno il voto d'opinione, che non sarà stato tutto dalla sua parte, ma che ha composto gran parte dei suoi consensi. «Quelli che ho portato alle primarie hanno votato me, la mia sfida, il mio nome, il mio progetto. Ho raccolto voti di gente che si era disamorata della politica, di giovani che si avvicinavano per la prima volta alla politica. E tutta questa gente, statene certi, non voterà la Valente, perché sono un altro mondo rispetto a lei». 
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