Procida capitale della cultura 2022, Mattarella: «Una sfida di modernità contro l'abisso della guerra»

Procida capitale della cultura 2022, Mattarella: «Una sfida di modernità contro l'abisso della guerra»
di Gino Giaculli
Sabato 9 Aprile 2022, 23:56 - Ultimo agg. 10 Aprile, 14:00
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inviato a Procida

Procida abbraccia Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica apre l’anno in cui l’isola diventa capitale della cultura sottolineando che proprio la «piccola isola è chiamata a rappresentare l’importanza primaria che per l’Italia riveste la cultura, come capitale. La cultura evoca il termine capitale anche nell’altro significato: la cultura è un capitale da valorizzare e investire». Parla del mare il Presidente come di «una straordinaria ricchezza: dobbiamo averne cura, e al tempo stesso riconoscere il suo valore. Il mare unisce, è vita, solidarietà, relazione tra i popoli, cultura. Anche per questo Procida, capitale della cultura, è una opportunità preziosa per tutta la Campania e, nel momento attuale, questo riveste una grande responsabilità». Parole che sono messaggi particolari in questa giornata, come quando Mattarella ricorda a proposito del conflitto in corso che «anche l’energia della cultura deve soccorrerci per fermare la guerra. Costruire la pace è un impegno che richiama i valori più profondi, a partire dal diritto di ciascuno a vivere in libertà, a scegliere il proprio destino». 

Nell’ex convento di Santa Margherita Nuova a Terra Murata, il Capo dello Stato suggella un percorso fatto di preparativi, progetti, attenzione e partecipazione della gente. E Mattarella lo riconosce quando parla di «questa nostra stupenda isola e dei suoi luoghi incantevoli». Ma c’è un altro significato dell’avventura di Procida 2022, ed è il «porre sotto i riflettori nazionali un luogo appartato, come è per definizione un’isola, una piccola isola. Che divenga, per un anno, il fulcro da cui viene valorizzata e si irradia l’esperienza culturale della Repubblica, e resti negli anni a seguire, nella rete ideale delle capitali della cultura. È una responsabilità affascinante per gli abitanti, per gli amministratori, per chi ama Procida».  

Mattarella insiste, un’«isola tra le minori del Mediterraneo che diventa capitale può apparire singolare.

Invece è una sfida di modernità e, insieme, un ritorno all’antico, alle sue migliori tradizioni e ai valori. Nel tempo che viviamo non ha senso, è inattuale, ragionare di centro e di periferie come se al primo appartenesse un primato perpetuo. Siamo tutti, sempre più, centro e periferia nello stesso momento». 

Quindi il Presidente parla di Codogno, che venne colpita dal virus, lì si è celebrato il 2 giugno 2020 il giorno della Repubblica: «Codogno capitale: per ribadire quella solidarietà che ci ha consentito di resistere e ripartire», e Procida è oggi capitale, «esempio di quella cultura italiana diffusa, che trova espressione nelle cento città e nei tanti borghi e che rappresenta, per il Paese, un volano di crescita». Ma la cultura è apertura, confronto, rispetto delle diversità altrui, e attrae turismo: «“La cultura non isola” - rileva il Capo dello Stato - è il motto che avete scelto. Procida ha accettato la sfida. La cultura è bellezza, pensiero che arricchisce, conoscenza, etica, dialogo, emozioni». In questi luoghi «la cultura è anche sinonimo di pace».

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Il pensiero del Capo dello Stato non può non andare a questi «giorni terribili. Siamo travolti da immagini che pensavamo aver consegnato per sempre all’archivio degli orrori non ripetibili nel nostro continente». Invece, spiega Mattarella, «l’aggressione compiuta contro l’Ucraina, contro la libertà e la stessa vita dei suoi cittadini, da parte del governo della Federazione russa, costituisce una ferita che colpisce la coscienza di ciascuno e la responsabilità degli Stati». Per il Presidente «la cultura ribadisce la vocazione al dialogo e alla pace. I popoli europei sono intimamente legati: non possono e non devono essere lacerati per colpa di chi ha fatto ricorso alla brutalità della violenza e della guerra».

E le arti sono rete e ricchezza comuni da non smarrire. È l’appello che parte da Procida per diventare quel «coraggio di sperare» di cui aveva parlato nella sua lectio magistralis Giovanni D’Antonio, lo studente diciottenne di San Gennaro Vesuviano, e che Mattarella chiede si trasformi in «volontà di speranza», perché «è in gioco il destino dell’intera Europa».

E non a caso il Capo dello Stato torna al nostro Paese che «riuscirà a raggiungere i traguardi che si è dato solo se il Meridione tornerà a crescere in modo equilibrato, nel segno di una forte innovazione e di una ritrovata coesione. Da Procida ci attendiamo di apprendere molto». Infine l’augurio «che l’isola di Arturo - e di Elsa Morante - possa essere ancora di più conosciuta e ammirata». 

 

Forte è l’applauso per Sergio Mattarella. Arrivato in elicottero sull’isola, ieri pomeriggio ha incontrato anzitutto i bambini delle scuole elementari di Procida, gli insegnanti e un piccolo ucraino. Alla Corricella, davanti al Presidente, i piccoli allievi hanno liberato in mare delle barchette di carta, altro simbolo di questa annata particolare, intonando «Meraviglioso» di Domenico Modugno. Il Presidente ha quindi bevuto una tipica limonata e assaggiato una specialità locale, il dolce «lingua». Poi l’arrivo al borgo di Terra Murata, dove Mattarella è stato accolto dal presidente della Camera Roberto Fico, dal ministro della Cultura Dario Franceschini, dal governatore Vincenzo De Luca, dal sindaco metropolitano Gaetano Manfredi, dal sindaco isolano Raimondo Ambrosino e dal direttore artistico delle manifestazioni Agostino Riitano. Ma prima della cerimonia ufficiale, Mattarella ha visitato la Cittadella dei Misteri, dove sono le opere della processione del giovedì santo, incontrando Giusepe Lubrano Lavadera, presidente dell’associazione L’Isola dei Misteri, Lena Costagliola di Polidoro, tessitrice dei preziosi fili che venivano confezionati nell’ex carcere di Terra Murata, e le due Grazielle delle edizioni 2021 e 2020, Alessia Mazzella e Fiorenza Ferrigno, che indossavano gli abiti della tradizione secolare.

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