Raffaele Del Giudice contro de Magistris: «Non sono un traditore, io vittima del fuoco amico»

Raffaele Del Giudice contro de Magistris: «Non sono un traditore, io vittima del fuoco amico»
di Dario De Martino
Sabato 28 Agosto 2021, 09:00
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Raffaele Del Giudice, il sindaco Luigi de Magistris - in un'intervista al Mattino - ha definito una scelta trasformista la sua decisione di candidarsi nelle liste a sostegno di Manfredi.
«Ho profondo rispetto umano e istituzionale per il sindaco. Gli sono vicino umanamente, per lui è un momento difficile. Psicologicamente riesco a comprendere le sue parole, che di fatto rappresentano un riconoscimento implicito del mio lavoro».

Scusi, dove trova nelle parole di de Magistris questo riconoscimento?
«Psicologicamente comprendo che con la mia uscita dalla giunta si perda un punto di riferimento importante per l'intera macchina comunale.

D'altronde parlano i fatti».

Quali fatti?
«In questi anni il sindaco mi ha sempre chiamato per gestire dei momenti drammatici della città. Fui chiamato in Asìa dopo l'uscita di Rossi, fui spedito ad amministrare contemporaneamente anche Sapna, fui chiamato a fare il vicesindaco, nonostante le mie perplessità, dopo l'uscita di Tommaso Sodano. E ho fatto solo qualche esempio».

Ma la città è sporca, la differenziata non ha raggiunto i livelli promessi e gli impianti non sono mai stati realizzati. Lo stesso sindaco ha detto di averla difesa in alcuni momenti in cui le cose non funzionavano.
«È molto facile distribuire collegialmente i risultati positivi ed attribuire ad una sola persona le colpe se questi non arrivano. In Asìa sono state fatte alcune scelte manageriali che non hanno visto il mio coinvolgimento. Ma io non ho mai fatto mancare la mia collaborazione. Tanto che il sindaco mi ha rispedito, più volte, in Asìa a mettere a posto alcune cose».

Si riferisce alla nomina di Maria De Marco a presidente del Cda?
«L'ho detto prima, non faccio nomi perché è sbagliato attribuire responsabilità solo ad una persona, è molto sgarbato. Ma mi faccia aggiungere anche un'altra cosa».

Prego.
«Il sindaco dice di avermi difeso in alcuni momenti. Mi pare strano, alla vigilia delle elezioni regionali ero stato indicato dall'assemblea di Dema come l'uomo giusto su cui puntare per la candidatura alla presidenza, sfida che io non ho accettato».

È vero, però, che più di una volta il suo posto in giunta è stato in bilico.
«Può succedere che in una compagine ci sia anche del fuoco amico. Si ricordi che mentre lavoravo insieme alla Regione per superare la crisi per lo stop all'impianto di Acerra, altri ragionavano in segrete stanze su come appropriarsi delle poltrone di assessori».

Non ha ancora risposto all'accusa che le ha mosso de Magistris dandole del trasformista.
«Lo stesso sindaco ha ammesso che con la sua candidatura in Calabria a Napoli si chiude un ciclo. L'esperienza politica di questi dieci anni è ormai conclusa. Una volta ammesso questo, è un errore attribuire a chi è andato via l'etichetta di trasformista. Se l'esperienza è finita non può esserci tradimento».

Forse il sindaco è deluso perché lei si candiderà in Napoli Libera, la lista di De Luca?
«Non credo. Ho scelto la compagine che sostiene il candidato sindaco Manfredi, un campo largo in cui voglio portare il mio lavoro fatto in questi anni. D'altronde è un percorso che hanno intrapreso in tanti che hanno sostenuto l'esperienza de Magistris».

Sì, ma altri hanno scelto liste diverse, non quella del governatore con cui in questi anni il sindaco ha avuto forti momenti di tensione.
«La necessità della collaborazione istituzionale tra Regione e Comune è riconosciuta da tutti, a partire dallo stesso de Magistris. Un tema, quello della cooperazione con Palazzo Santa Lucia, su cui io ho spinto molto in questi anni, praticandola costantemente. Purtroppo non sono stato ascoltato». 

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