Regionali Campania 2020, la base M5S fa muro: «Nessun patto con il Pd»

Regionali Campania 2020, la base M5S fa muro: «Nessun patto con il Pd»
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 3 Febbraio 2020, 07:00 - Ultimo agg. 13:17
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«No all'alleanza, non solo con il Pd, ma con qualsiasi partito: loro sono il sistema e noi il sistema lo combattiamo». Oltre cento interventi, quasi tutti dello stesso tenore, poche le eccezioni. È l'assemblea del Movimento 5 Stelle svolta ieri in un hotel a due passi da piazza Garibaldi. La base è furiosa contro i vertici pentastellati che hanno convocato una riunione per decidere tutti insieme se alle prossime Regionali s'ha da fare l'alleanza con il centrosinistra. Oltre il 90 per cento degli attivisti è contrario all'intesa, ma l'occasione è ghiotta per mettere in stato di accusa chiunque ricopra qualche genere di carica. «Basta con queste interviste dei parlamentari - dice un attivista di Fuorigrotta - la loro opinione non ci interessa, quello che vogliamo fare in Campania lo decidiamo noi». E ancora, come spiega un attivista del Cilento: «Se voi siete lì con il culo sulla poltrona è perché cretini come noi vi hanno votato. Ora uscite allo scoperto: diteci che davvero volete andare con il Pd». Il clima è infuocato, accusa dopo accusa. Come se i vaffa, un tempo rivolti agli altri partiti, ora fossero per gli esponenti M5s.

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Sono tanti i parlamentari campani arrivati nell'hotel partenopeo, ma gli occhi sono tutti per il presidente della Camera, Roberto Fico, uno dei protagonisti del dialogo con il centrosinistra. Roberto - come qui lo chiamano tutti - ci mette la faccia e resta seduto oltre sei ore ad ascoltare. Ha sempre fatto così ed è proprio così che si è conquistato i galloni di leader tra gli attivisti napoletani sin dai tempi del meetup, dal 2005 al 2008, tanto tempo prima che il Movimento 5 Stelle diventasse un partito. È un ritorno al passato: Fico ascolta tutti e poi - proprio come ai tempi del meetup - tiene il suo intervento per ultimo. Ma stavolta non è una sintesi degli interventi precedenti, anzi, parla da governista consumato. «Si è detto che siamo contro il sistema, è vero nel senso che vogliamo cambiarlo, ma siamo anche parte delle istituzioni, io - dice Fico con un tocco di realismo - sono la terza carica dello Stato e il Movimento parteciperà alle nomine, a partire dalla Rai. Possiamo decidere di dimetterci tutti e di stare all'opposizione, ma sono convinto che la fotografia della Campania a giugno non sarà diversa da quella di adesso. I facilitatori regionali porteranno a Vito Crimi queste opinioni e si deciderà». È il Movimento che cambia pelle, che prende consapevolezza del ruolo che tocca a chi da quasi due anni guida il Paese. «Agli Stati generali dobbiamo fare un ragionamento, farci delle domande ed affrontare problemi - spiega Fico - come quello della piattaforma Rousseau. Ognuno di noi ha responsabilità, ma pensiamo a chiederci se per il Movimento un'altra strada è possibile». Pochi applausi dall'affollata platea e qualche voce si alza per dire «abbiamo votato, nessun accordo con il Pd». Su un quotidiano era persino apparso un retroscena che Fico lavorasse per far votare Sandro Ruotolo, candidato del centrosinistra, alle prossime suppletive napoletane per il Senato. «Se mi viene chiesto di smentire - osserva rispondendo a un attivista - vuol dire che non ci conosciamo più, anche se ho fondato il meetup di Napoli a luglio del 2005». Sugli schermi in sala campeggiano dei grandi timer per contare i tempi degli oltre cento interventi, due minuti ciascuno, allo scadere del tempo suona una sorta di allarme che assomiglia a quello di una bomba. E di bombe ne vengono lanciate tante dagli attivisti. Per ognuno che dice no all'alleanza con «il sistema» scattano le ovazioni. «Come potete chiederci - sottolinea più di un consigliere comunale - di andare a chiedere il voto ai nostri elettori dicendo che ci presentiamo con il Pd? De Luca o non De Luca ci manderebbero a quel paese, con quale faccia potremmo farlo pure con de Magistris?». Al banco a gestire gli interventi ci sono la capogruppo regionale Valeria Ciarambino, il deputato Salvo Micillo, il parlamentare e facilitatore Luigi Iovino. Favorevole a un'intesa si affaccia anche l'oncologo Antonio Marfella. «Avete preparato una bella legge - dice commosso - sulla tutela delle acque che è rimasta ferma, non so se avremo tempo di vedere cosa cambia, ma dateci la possibilità di combattere e per farlo dobbiamo provarci».
 

 

Qualcuno degli attivisti prende la parola e spiega, come un grillino di Agropoli, che «se si corre lo si fa per vincere e quindi non devono spaventarci le alleanze». E così la pensano la maggior parte dei parlamentari che sono a Roma. «Tanti provvedimenti come il reddito di cittadinanza - dice ad esempio il deputato partenopeo Luigi Gallo - li abbiamo portati a casa con le alleanze, così possiamo incidere anche nei Comuni e nelle Regioni». Stessa idea dell'altra parlamentare Virginia La Mura.
Luigi Di Maio, invece, a differenza di Fico non c'è e l'assenza fa rumore. «Ma tanto - come dice malignamente un attivista - per Luigi parla la Ciarambino...». 

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