Zingaretti e il gelo con De Luca:
«L'intesa con M5S sarà decisiva»

Zingaretti e il gelo con De Luca: «L'intesa con M5S sarà decisiva»
di Adolfo Pappalardo
Sabato 8 Febbraio 2020, 10:40 - Ultimo agg. 11:10
4 Minuti di Lettura

Stavolta non è l'Emilia. E senza l'intesa, determinante dell'M5s per usare le parole di Nicola Zingaretti, si rischia alle prossime Regionali. In almeno cinque su sei al voto.

«L'intesa potrà essere determinante. Si vedrà regione per regione senza volontà egemonica. Mi permetto di dire: non si lasci ancora da solo il Pd a combattere contro le destre, facendo finta di non vedere la valenza non solo locale ma anche nazionale che avrà lo scontro nelle sei regioni che vanno al voto», è il passaggio, nevralgico, dell'intervento del segretario nazionale Pd nella direzione del partito. Mentre sulla Campania è ormai guerra fredda tra democrat deluchiani e Nazareno, inutile girarci attorno. Con il governatore De Luca che diserta l'assise romana e va a vuoto l'invito del vicesegretario nazionale Andrea Orlando di rimandare la direzione campana cinque giorni prima del voto per il Senato. Anzi, le convocazioni partono proprio mentre a Roma tutto il partito è riunito. E se non è un affronto, poco ci manca.

LEGGI ANCHE Campania 2020, il grande gelo del Pd su De Luca

È chiaro l'avvertimento di Zingaretti. Ai suoi e nei confronti di M5s e Italia viva. «Quello di maggio sarà un voto che ha una valenza nazionale. Non lasciate solo il Pd contro la destra», si raccomanda il leader democrat che lancia anche un congresso tematico prima della vigilia del voto di primavera. Perché la sfida che ha davanti il Pd è enorme: dalle alleanze con i grillini, ma anche con i renziani che vogliono correre da soli in Puglia, passa anche il futuro dell'esecutivo. E chiede rispetto proprio per chi può dare una mano: i grillini, appunto, di cui non si può fare a meno in questa tornata elettorale. «Il dibattito nell'M5s dipende dal disagio dell'esistenza di diverse posizioni che convivono in quel movimento, che era più semplice tenere insieme stando all'opposizione, ma difficili da far convivere una volta al governo. Rispettiamo il travaglio dei 5 Stelle sapendo che avverte Zingaretti - non potrà durare a lungo. Il Pd non vuole lucrare ed essere onnivoro sulle difficoltà degli altri. Vuole essere il perno di un campo per contrastare le destra di oggi». Poi i toni si scaldano quando Zingaretti parla di Italia Viva. Prima ironizza («Qualcuno dice che viene attaccato il Matteo sbagliato, noi diciamo che viene attaccato il partito sbagliato...»), poi attacca per il no a Michele Emiliano: «Spero ci sia un ripensamento: non lasciamo che torni la destra in quella regione». Perché lo scontro è polarizzato dice rivolto all'ex premier ed ai grillini. E vale in Puglia, come altrove. «Non c'è spazio in questi sistemi per un terzo polo. Lo stesso Salvini ne ha determinato la fine: o di qua o di là. Quelli che fanno finta di non esserne consapevoli fanno di fatto l'interesse delle destre, come rischia di accadere in Puglia», aggiunge sempre Zingaretti.
 


Più complicata la partita all'ombra del Vesuvio perché si gioca sul filo dei nervi. Con la ricerca di un modello di un candidato che possa aggregare i grillini. Sul modello Ruotolo. E questa spiega l'attenzione altissima di Zingaretti sul voto del 23 febbraio che potrebbe disegnare lo scenario di un nome più inclusivo. Sbarrando quindi la strada al governatore uscente. «Anche se non vogliono l'alleanza dice in un passaggio Zingaretti sta a noi fare delle scelte: perché se inclusivi, l'elettorato grillino capirà e ci voterà». Parole che non vuole sentire De Luca che ieri dal suo fortino di Salerno rincara: «Alle regionali stiamo lavorando per la messa a punto di liste ampie, ma noi parliamo ai cittadini. Manterremo il nostro impegno sulle cose concrete che riguardano le famiglie». E nel frattempo partono le convocazioni per la direzione regionale che, nel disegno deluchiano, deve dare il via libera ufficiale alla ricandidatura del governatore uscente.

«Evitiamo le distrazioni prima del voto al Senato», è l'ultimo appello del segretario di Napoli Marco Sarracino che fa ieri in direzione. Alle prime file c'è Piero De Luca, il figlio-deputato del governatore, che ha caricato (troppo) politicamente proprio l'assise finita nell'occhio del ciclone.
Ma da Napoli nessun fremito e si va avanti. Anzi le convocazioni arrivano sulle mail dei dirigenti campani proprio durante la direzione romana di ieri. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA