Regionali Campania 2020, De Luca vede il traguardo: voto d'estate, teniamoci pronti

Regionali Campania 2020, De Luca vede il traguardo: voto d'estate, teniamoci pronti
di Carlo Porcaro
Mercoledì 6 Maggio 2020, 08:00 - Ultimo agg. 7 Maggio, 08:01
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«Tenetevi pronti che si vota a luglio». Il governatore campano Vincenzo De Luca lo ha rivelato ieri ai suoi, col consueto piglio. Non è tutto così scontato. Per anticipare le regionali a metà luglio rispetto alla finestra autunnale prevista dal governo 15 giorni fa, occorre una modifica dell'attuale decreto legge in sede di conversione, ma ieri nella Commissione Affari Costituzionali della Camera si è consumata la totale divergenza tra il parere dei giuristi e la posizione dei governatori. Un intoppo superabile soltanto da una volontà ai vertici del Governo e dei partiti che lo sostengono.

«A ottobre può tornare il virus, votiamo a luglio», ha detto infatti il presidente ligure Giovanni Toti a nome di cinque Regioni (Campania, Veneto, Puglia e Marche oltre alla sua) mentre la Toscana ha fatto sapere di preferire le urne a fine settembre.

Francesco Clementi, professore di Diritto pubblico comparato all'Università di Perugia, sentito in audizione, ha precisato che «il comma 2 dell'articolo 1 debba essere fortemente modificato». La norma prevede la possibilità per il Governo di decidere autonomamente un ulteriore spostamento delle elezioni in ragione di un aggravamento del contagio da coronavirus. «Non si deve spossessare il Parlamento di una decisione fondamentale come la data delle elezioni insieme alle stesse Regioni», la linea del giurista secondo cui un ulteriore rinvio andrà deciso con un decreto ad hoc.
 

 

Lo scontro non è soltanto tra tecnici e governatori, ma soprattutto tra le componenti delle forze di maggioranza. A chiedere con forza, per esempio, l'introduzione dei listini bloccati che di fatto concentrerebbero la campagna soltanto tra i candidati presidenti - è stato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi.

Ipotesi esclusa categoricamente però sia dal Pd che dal Movimento Cinquestelle. Il capo dei grillini, Vito Crimi, in queste ore ha fatto sapere inoltre agli alleati che non faranno sponda ad alcuna accelerazione dei governatori verso il voto a luglio.

I dem De Luca ed Emiliano, il leghista Zaia e il filoleghista Toti vorrebbero approfittare dei consensi maturati durante l'emergenza, ma il governo in particolar modo il ministro della Salute, Roberto Speranza attende prima il parere del comitato scientifico. Il ricorso alle urne in piena estate avrebbe numerose difficoltà di carattere burocratico: presentare le liste il 20 giugno, raccogliere le firme tra maggio e giugno, quindi a strettissimo giro. È vero che il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ha aperto all'anticipo, ma dal Viminale non è emerso lo stesso orientamento.
 

«Se il quadro epidemiologico lo consentirà, permetterà ai cittadini di esprimere il loro voto e di evitare un imprudente rinvio delle elezioni in autunno che, a seconda della situazione emergenziale, potrebbe condurre a un ulteriore prolungamento della legislatura in corso», ha insistito Toti suggerendo, inoltre, di consentire il voto degli italiani all'estero e di estendere il voto anche nella giornata di lunedì.

A freddarne l'entusiasmo ci ha pensato il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani, confermando la spaccatura nel centrodestra tra l'anima leghista e quella moderata ora incarnata da Silvio Berlusconi. «Le elezioni regionali e amministrative devono svolgersi in autunno ha ribadito - Come già deciso. Ogni cambiamento per votare a luglio sarebbe pericoloso per la salute degli italiani. Campagne elettorali con riunioni affollate sono controproducenti nella lotta anti Covid».

In sintesi, nessuno tranne i cinque governatori ha espresso ufficialmente l'intenzione di votare prima possibile. «Aspettiamo un pronunciamento ufficiale», ha commentato ieri più di un componente della Commissione.
A metà della prossima settimana il quadro potrebbe essere più chiaro. Il tempo, intanto, stringe. 

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