Non è valso a nulla alzare i toni nelle ultime settimane della campagna elettorale contro il suo avversario. Stefano Caldoro perde, ma non immaginava che la sconfitta potesse avere proporzioni così larghe. «Faremo opposizione senza sconti e dice l'ex governatore commentando a caldo i risultati e recuperando il suo solito aplomb istituzionale - aspetto il dato finale, ma staremo nei banchi d'opposizione nell'interesse dei campani. Siamo convinti che le cose che abbiamo detto in campagna elettorale sono tutte vere e che la verità verrà fuori. Non è stata una battaglia ad armi pari perché fatta contro presidenti con una forza amministrativa, che hanno avuto il potere fino all'ultimo giorno di poter determinare, eventi, scelte, anche mediatici».
Alla fine Caldoro ha dovuto cambiare anche il piano studiato per contestare la sconfitta. Aveva scritto nelle scorse settimane una lettera al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per denunciare che la gestione dell'emergenza non poteva spettare a chi è pure candidato. Venerdì scorso, alla chiusura dei comizi, l'ex governatore aveva pure denunciato che le persone avrebbero avuto paura di votare per evitare il rischio di contagi. L'obiettivo era delegittimare la vittoria di De Luca anche sul piano formale e sulle regole del gioco, ma man mano che arrivavano i numeri e i risultati al quartier generale allestito nei suoi uffici al Centro Direzionale, Caldoro ha dovuto cambiare narrazione: troppo grande la distanza per ritenerla frutto di un inganno. «C'è stata comunque una valanga di consensi - ha spiegato - verso i presidenti che hanno gestito l'emergenza Covid come De Luca ed Emiliano. Un mix che ha creato un effetto-sicurezza e di presenzialismo». A sera, in collegamento sul La7 con Enrico Mentana e la sua maratona, ha dato vita pure a un simpatico siparietto. «È come in guerra ha detto e quando c'è la guerra le persone dimenticano tutto ciò che è successo prima e aspettano solo la fine del conflitto. Prima del Covid De Luca era sotto di 10 punti». Tanto da indurre Mentana a ricordare il Gastone di Alberto Sordi, quando il suo personaggio adduceva i suoi mancati successi al tormentone: «A me m'ha rovinato la guerra».
«In Campania - ha spiegato Caldoro - De Luca ha messo in moto una macchina da guerra con 15 liste che hanno superato il 65%, ma sono liste costruite e organizzate sul momento che non hanno storia». Non adduce scuse, ma di certo il candidato del centrodestra apre una riflessione sulla debacle generalizzata della coalizione. «Il risultato si accetta - ha detto - e vede in maniera eloquente il centrodestra in difficoltà, ogni partito con un livellamento verso il basso». Respinge le accuse che pure cominciano ad affiorare tra i malumori dei partiti che sostenevano la sua coalizione. «Il mio risultato - ha spiegato analizzando la sconfitta - è sullo stesso livello di consenso delle mie liste». Lo dice in maniera pacata, con garbo, ma già conscio delle bordate che pioveranno già da oggi da parte di chi, sin da quando fu individuata la sua candidatura alla guida della coalizione, riteneva la sua figura non adatta alla sfida contro De Luca. Come a dire che, alla fine dei conti, se è pur vero che il candidato non ha sfondato non hanno fatto incetta di voti neppure i partiti che lo sostenevano: si è tutti sulla stessa barca.
Il rapporto personale con De Luca resta pessimo anche dopo la campagna elettorale.