Regionali in Campania, voto a settembre: passa al Senato la fiducia bis

Regionali in Campania, voto a settembre: passa al Senato la fiducia bis
di Lorenzo Calò
Venerdì 19 Giugno 2020, 23:05 - Ultimo agg. 20 Giugno, 13:15
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Il voto bis per la fiducia al governo sul dl elezioni (unico analogo precedente risale al 1989) - come era facile attendersi - arriva senza sorprese. Con 158 sì su 162 presenti, nell’ultimo giorno utile prima della decadenza, il Senato ieri ha convertito in legge il decreto che disciplina le prossime elezioni suppletive, regionali, comunali e l’election day con il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Per farlo è stato però necessario ripetere il voto di fiducia dopo che giovedì, da successivi controlli, è risultato che i 149 presenti in Aula, sommati a congedi e missioni, non erano sufficienti al raggiungimento del numero legale. Tant’è che diversi senatori della maggioranza, già partiti per tornare a casa, sono stati costretti a rientrare a Roma in tutta fretta. Il provvedimento è passato con i voti della maggioranza dal momento che le opposizioni - così come era avvenuto già giovedì - non hanno preso parte alla votazione. Circostanza quest’ultima stigmatizzata dal premier Giuseppe Conte che - più rilassato per lo scampato pericolo - ha ringraziato i senatori dei suoi gruppi e ha ammesso: «C’è stata una mossa molto astuta di una componente dell’opposizione (il leghista Calderoli, ndr) e un infortunio del conteggio ma la maggioranza ha dato prova di compattezza.

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LO SCONTRO
Ma la parentesi thrilling del decreto elezioni ha comunque certificato che a Palazzo Madama i numeri del governo galleggiano sul filo e ha spinto il centrodestra a denunciare «la fine politica di questa maggioranza». Insomma, cifre risicate, in un momento in cui i dubbi del Pd sul governo potrebbero provocare una nuova impasse, soprattutto nell’immediato futuro, quando Conte dovrà affrontare due scogli importanti, il Mes e il rinnovo delle missioni militari, in particolare quella in Libia. Sia nel primo che nel secondo caso, il premier dovrà mediare tra le posizioni opposte di Pd e M5s. L’avversione dei Cinquestelle al Mes è nota, ma anche il tema libico potrebbe diventare un problema esacerbato per altro dall’accordo appena chiuso con l’Egitto per la fornitura di navi militari in piena crisi diplomatica per il caso Regeni. Resta però il fatto che il «Conte 2», a Palazzo Madama, può contare meno voti dei 169 con cui partì, meno di un anno fa, il 10 settembre 2019. Inoltre, a far infuriare il centrodestra, è quel «chapeau», con cui il presidente dl Consiglio, prima del voto, ha ringraziato i suoi capigruppo. «Conte dice “chapeau” - replica Giorgia Meloni - Qualcuno lo avverta però che sono mancati 2 chapeau alla maggioranza assoluta e questo vuol dire che una maggioranza non ce l’ha più». Dura anche l’azzurra Maristella Gelmini, che parla di «figuraccia». «Se una simile sceneggiata fosse capitata al centrodestra o a Berlusconi - aggiunge - avremmo avuto i girotondi sotto Palazzo Madama e le anime belle della sinistra a invocare la testa del premier». Netta anche la Lega: «Non hanno più i numeri, la maggioranza è allo sbando. Nemmeno con la chiamata alle armi di oggi - compresi i senatori a vita - attacca il capogruppo Massimliano Romeo - arrivano alla maggioranza assoluta di 161». Insomma, è solo l’epilogo avvelenato di uno scontro che ha coinvolto anche il presidente del Senato Alberti Casellati sulla conduzione dei lavori d’Aula, l’azzurro Gasparri, La Russa di Fdi e la pentastellata Taverna.

IL PROVVEDIMENTO
Le disposizioni approvate sono volte a posticipare i termini ordinariamente previsti per lo svolgimento delle elezioni di quest’anno con l’estensione del principio dell’accorpamento delle consultazioni ai fini dello svolgimento del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Viene inoltre ridotto il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione di liste e candidature nelle elezioni comunali o regionali (salva diversa determinazione della Regione interessata) dell’anno 2020. Di fatto la finestra elettorale va dal 15 settembre al 15 dicembre e il pallino è nelle mani del Governo cui spetta decidere, anche se è stata già anticipata l’intenzione di puntare sulla prima settimana utile: 20 e 21 settembre (primo turno amministrative, regionali, referendum); 4 e 5 ottobre ballottaggio delle amministrative. Entro la finestra stabilita alle urne verranno chiamati i cittadini di 1.133 Comuni (6,5 milioni di persone), per i 146 enti locali (18 i capoluoghi di provincia) con popolazione superiore ai 15mila abitanti è anche previsto il ballottaggio. Il referendum sul taglio dei parlamentari si terrà nello stesso arco temporale, con una incognita: il Comitato promotore è contrario all’election day e minaccia ricorso alla Corte costituzionale.

IMPASSE CENTRODESTRA
Nessun esito al vertice ieri sera sul tardi tra i leader del centrodestra per la definizione delle candidature alle Regionali. Resta il veto di Salvini in Campania sul nome di Stefano Caldoro indicato da Forza Italia (altre opzioni sono Paolo Russo e Antonio Martusciello ma i berlusconiani sono a loro volta divisi) mentre rimane sotto traccia l’ipotesi del magistrato Catello Maresca come possibile candidato di area: un percorso questo ancora tutto da costruire mentre il tempo stringe e i nodi restano aggrovigliati anche su Puglia, Toscana e Marche.

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