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Emergenza rifiuti, indagato il vice di De Luca:
ecco le accuse, dalle ecoballe allo Stir

di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 6 Febbraio 2020, 07:30 - Ultimo agg. : 15:03
4 Minuti di Lettura

Dalla raccolta porta a porta alle ecoballe, dagli impianti di compostaggio alla realizzazione dei cosiddetti stir. Un intero mondo - quello avvelenato dei rifiuti - viene passato al setaccio dalla Procura di Napoli, che ha scoperto le proprie carte con un blitz mirato in Sapna e in Asia, le due centrali di raccolta e conferimento della spazzatura sulla più grande area metropolitana della Campania. Blitz dei carabinieri del Noe, sequestro di atti e materiale informatico, indagati eccellenti, in uno scenario in cui si ipotizza l'accusa di omissione in atti di ufficio.

In sintesi, finiscono sotto inchiesta Fulvio Bonavitacola, nella sua veste di vicepresidente della Regione Campania e assessore regionale all'Ambiente; Andrea Abbate, ex direttore tecnico della Sapna Napoli; Gabriele Gargano, amministratore unico della Sapna; Francesco Iacotucci e Francesco Mascolo, rispettivamente presidente e direttore generale dell'Asìa, la municipalizzata del Comune di Napoli, che ha come mission aziendale dichiarata quella di portare la raccolta differenziata almeno al 65 per cento, attraverso un sistema di raccolta porta a porta; Raffaele Del Giudice, ex vicesindaco del Comune di Napoli, attualmente assessore comunale con delega ai rapporti con la stessa Asìa.

LEGGI ANCHE Crisi rifiuti in Campania, 23 indagati 

Nomi eccellenti, accostati all'ennesima inchiesta sui rifiuti, che ha causato un danno economico di 190 milioni di euro all'Italia, più volte sanzionata dalla Comunità europea. Immediato l'intervento di Matteo Salvini, leader della Lega atteso nei prossimo giorni a Napoli: «Questa inchiesta certifica il fallimento di De Luca e del Pd per il caos rifiuti a Napoli e in Campania. Con la Lega e il centrodestra finalmente al governo della Regione, le strade torneranno pulite ed i rifiuti diventeranno calore e ricchezza per i cittadini, non un affare per la malavita».
 


Scenario critico, che vede la regione Campania in difficoltà rispetto agli standard nazionali ed europei, al punto tale da rappresentare uno dei motivi principali delle multe comminate all'Italia in sede comunitaria. Proviamo a fare due conti, anche alla luce di quanto emerge dalle fonti aperte. In sintesi, la gestione dei rifiuti in Campania avrebbe provocato un buco economico gravissimo per lo Stato italiano, che nel novembre del 2018 veniva quantificato in oltre 150 milioni di euro (soldi anticipati dal Mef, che ha inutilmente chiesto la restituzione dei soldi alla Regione Campania, in quanto ritenuta responsabile per le infrazioni contestate al Paese), ma deve versare alla comunità europea un'altra quarantina di milioni di euro per i danni più recenti. Ed è in questo scenario che si muove la Procura di Napoli, in un'inchiesta firmata dagli aggiunti Sergio Amato e Nunzio Fragliasso, come responsabili della sezione ecologia della Procura; e i pm Francesca De Renzis e Giulio Vanacore. Omissioni in atti di ufficio, dunque. Sabato scorso era seduto nel palco autorità per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ieri Bonavitacola ha ricevuto l'invito a comparire per il prossimo 16 marzo in Procura. Mancata rimozione delle ecoballe, mancata realizzazione degli impianti di compostaggio, mancata realizzazione dei siti di compostaggio al servizio degli Stir nella città metropolitana di Napoli: sono i punti su cui Bonavitacola sarà chiamato a rispondere. Si tratta di questioni differenti. Da un lato c'è la pesante eredità dello scorso decennio, dall'altro ci sono le scelte amministrative messe in campo negli ultimi cinque anni. Ma andiamo con ordine. È una questione di igiene e di sanità pubblica, quelle ecoballe andavano rimosse, occorreva attrezzare delle procedure amministrative efficaci a risolvere il problema. Stando a quanto emerso finora, sono state rimosse solo 458.550 tonnellate di rifiuti, a fronte di oltre tre milioni e ottocentomila tonnellate non ancora rimosse. Stesso scenario che riguarda invece la storia degli impianti di compostaggio e degli stir. Stando alle prime ricostruzioni investigative, gli impianti di compostaggio (decisivi per incamerare la frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata) dovevano essere operativi già dal maggio del 2018, ma al momento non ci sarebbe stata la definizione delle strutture, né per Napoli, nè per le altre province. Ed è con questo ragionamento, che finiscono sotto accusa - oltre a Bonavitacola - anche Iacotucci, Mascolo e lo stesso assessore comunale Del Giudice. Poi c'è la questione dei siti di stoccaggio, altra storia che vede coinvolti al momento - al di là della posizione del vicegovernatore Bonavitacola - anche l'ex direttore Sapna Andrea Abbate, anche altri dirigenti e amministratori. Per i pm, non avrebbero garantito il funzionamento delle stazioni ecologiche di stoccaggio al servizio degli stir, in particolare nella città metropolitana di Napoli. Ricostruzioni che vanno raccontate a partire da una premessa: perquisizioni e inviti a comparire non vanno ritenuti come una sentenza di condanna definitiva, ma come uno strumento di verifica di una ipotesi investigativa. Tutti i soggetti coinvolti dovranno ora fornire il proprio contributo - anche alla luce del materiale acquisito - nel corso degli interrogatori dinanzi ai pm. Spiegano gli avvocati Andrea Abbagnano e Nicola Monda, che assistono in questa vicenda Abbate: «La decisione della Procura di procedere con un invito a rendere interrogatorio fa pensare a una scelta esplorativa, con l'intento di avere una conoscenza completa dei fatti, in una vicenda in cui siamo certi che la Sapna abbia svolto il proprio ruolo in modo trasparente e corretto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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