Crescent, oggi la sentenza De Luca: piano B, spunta l'ipotesi Roberti

Crescent, oggi la sentenza De Luca: piano B, spunta l'ipotesi Roberti
di Fulvio Scarlata
Venerdì 28 Settembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 23:12
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«De Luca è tranquillo, perché sa di essere innocente»: i collaboratori più stretti del presidente della Regione spiegano che non c'è nessuna exit strategy perché lui, il governatore, non ritiene possibile una condanna nel processo Crescent. Vincenzo De Luca, però, è un politico capace di programmare per lunghi periodi. E in caso scatta la legge Severino e deve lasciare l'incarico sono due le opzioni possibili: quella prevalente è lasciare tutto come è, con Fulvio Bonavitacola vicepresidente che diventerà il reggente per la Campania, quella che è più suggestiva vede una nomina a vice per Franco Roberti, cui spetterebbe di governare la regione per i prossimi due anni.
 
La domanda che si rincorre nei corridoi del palazzo del consiglio regionale al Centro direzionale è sempre la stessa: che succederà? Perché per molti l'esito del processo Crescent che dovrebbe concludersi oggi è già scontato. Non per una conoscenza approfondita degli argomenti e delle ipotesi di reato, nessuno ha seguito con attenzione udienze e relazioni tecniche. Prevale un sentiment, una tendenza, perfino, per i più maliziosi, un ragionamento: con un governo nazionale «non amico», i social sapientemente schierati contro da mani esperte, una voglia di alcune forze politiche, a cominciare dai 5Stelle, di fargliela pagare la condanna per Vincenzo De Luca appare inevitabile. Per questo si prova a immaginare il dopo.

Da Palazzo Santa Lucia, invece, la visione è opposta. Il presidente, d'altra parte, non è apparso mai così sereno come nelle ultime settimane da quando ha ricominciato a esternare sui temi considerati più caldi, dai migranti all'encefalogramma piatto del Pd. De Luca è convinto di essere assolto dall'accusa di abuso di ufficio Severino. Perciò non avrebbe prefigurato nessuna soluzione alternativa.

In realtà, in caso di condanna, la sospensione per De Luca scatterebbe automaticamente sì, ma ci sarebbero alcune settimane, un mese, prima di diventare definitiva. Un tempo per operare scelte utili.

In un primo momento sembrava scontato lasciare vicepresidente, e dunque futuro reggente, Fulvio Bonavitacola, esperto sia nella gestione amministrativa che in quella politica. L'alternativa era una nomina di Franco Roberti a vice per blindare l'amministrazione con una figura di incontrastato valore. Qualcuno si è spinto perfino a dire che proprio la nomina dell'ex Procuratore nazionale antimafia come assessore alla Sicurezza era funzionale a questo progetto.

Le due soluzioni hanno pregi e difetti. Bonavitacola, infatti, per i suoi stretti legami con De Luca, assicura la continuità amministrativa con una debolezza politica: è facile immaginare la propaganda dei partiti di opposizione e il bombardamento quotidiano sulla non legittimità di un facente funzioni non eletto dal popolo al posto di un De Luca condannato. Roberti, invece, è più difficilmente attaccabile dal punto di vista politico, perché rappresenta la figura del magistrato che ha lavorato tutta la vita alla difesa della legalità, però, a sua volta, indebolisce la posizione del governatore. De Luca, infatti, anche in caso di condanna, continuerà a ribadire in tutte le sedi, processuali e no, la sua innocenza e la legittimità del suo operato. Una nomina frettolosa di Roberti potrebbe essere quasi interpretata come un'ammissione di una debolezza politica. Una posizione che il presidente della Regione non ha mai assunto nel corso della sua lunga carriera.

Più volte De Luca ha rischiato di scomparire politicamente. A cominciare dal 1992 da quando da vicesindaco, vide l'allora sindaco di Salerno arrestato per Tangentopoli. In quel momento fu determinato a smarcarsi e presentarsi come il nuovo, conquistando il Comune che ha governatore per dieci anni. Dopo la parentesi da parlamentare, nel 2006, ricandidandosi sindaco si trovò contro il suo partito, i Ds allora dominati dall'acerrimo nemico Antonio Bassolino, che non gli concessero il simbolo e diedero vita a una coalizione con un candidato della Margherita. De Luca sembrava schiacciato tra centrosinistra e centrodestra, ma ne uscì vincitore.

Anche dalla prima applicazione della legge Severino ai suoi danni, tre anni fa, finì in un nulla di fatto: condannato sempre per abuso di ufficio per la nomina del project manager del termovalorizzatore di Salerno, la sospensione del governatore, appena eletto, fu congelata per un conflitto davanti alla Corte Costituzionale. La legge Severino fu confermata, ma nel frattempo era arrivata l'assoluzione in appello.
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