Revisori, no all'aumento di stipendio e i capigruppo: «Rischiamo il dissesto»

Revisori, no all'aumento di stipendio e i capigruppo: «Rischiamo il dissesto»
di Valerio Esca
Giovedì 7 Marzo 2019, 11:34
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Stop all'aumento di stipendio per i Revisori dei Conti del Comune. Il «niet» unanime è arrivato lunedì, nel corso della conferenza dei capigruppo, teatro dello scontro dialettico tra giunta e Consiglio comunale. Durante la riunione il vicesindaco Enrico Panini ha chiesto ai gruppi presenti chi fosse intenzionato ad intestarsi la proposta di delibera consiliare, con la quale ratificare l'incremento dei compensi degli organi di controllo del Municipio. Tutti sugli scudi, senza differenze di bandiere e schieramenti. Dal gruppo demA a Forza Italia, da La città alla Sinistra.

La vicenda legata all'aumento di stipendio richiesto dai Revisori dei Conti dell'ente, raccontata dal Mattino a metà febbraio, non può essere però derubricata ad un semplice bisticcio politico, o ad una forzatura della giunta. Difatti l'aumento è previsto dal decreto Salvini-Tria datato 21 dicembre, nel quale viene esplicitata la possibilità di adeguare i compensi dei componenti del Collegio (dopo 13 anni in cui non sono mai state previste modifiche), con un balzello per i comuni con più di 500mila abitanti (come Napoli), fino ad oltre il 56 per cento in più. Sono stati gli stessi revisori del Comune di Napoli (in una nota dell'11 febbraio scorso), a chiedere l'adeguamento dal primo gennaio 2019. Si passerebbe da uno stipendio base di quasi 1300 euro al mese ad uno di 2mila 300 euro. In pratica da 15 mila a 28mila euro all'anno. Discorso diverso per il presidente, che toccherebbe quota + 50 per cento, partendo però da un compenso più alto rispetto agli altri componenti. Oltre ai vari rimborsi viaggio.
 
Sul piede di guerra tutti i gruppi presenti alla conferenza. David Lebro de La Città è stato durissimo: «Credo sia improponibile e inusuale - spiega - che il vicesindaco Panini abbia chiesto alla conferenza dei capigruppo di proporre al Consiglio una delibera con la quale si aumentava il compenso al collegio dei revisori. Mi sembra incredibile che in un ente in pre-dissesto l'esecutivo invii il proprio delegato a chiedere una delibera di iniziativa consiliare di cui nessun gruppo vuole farsi carico. Il collegio è espressione della prefettura e quindi del governo nazionale. Il compenso è da inquadrare a livello nazionale e non con un adeguamento economico da parte del Consiglio comunale. Mi auguro che non si affronti più un tema così delicato che ci mette in un notevole imbarazzo». L'aggiornamento dei compensi in effetti, secondo il parere della Direzione centrale finanza locale del Viminale, non deve essere considerato dalle amministrazioni come atto obbligatorio, ma facoltativo. Ci si attende a questo punto che a sbrogliare la matassa sia l'Anci. Componente dell'Assemblea nazionale dei Comuni, il presidente del Consiglio napoletano Sandro Fucito ha chiarito: «Ho preso atto della richiesta ed avviato le opportune istruttorie - sottolinea il numero uno dell'assemblea cittadina - Come si evince dal parere del ministero si tratta di una facoltà sulla base delle possibilità dell'ente e spesso gli stessi revisori certificano le difficoltà dell'attuale situazione di bilancio. Tuttavia pur rendendomi conto dell'esiguità dell'attuale compenso non posso che agire in sede di conferenza dei capigruppo, tenuto conto di ciò che avviene in altre città nelle quali non si è ancora proceduto ad adeguamenti».

Anche dalla maggioranza arriva però una bocciatura netta. «È una follia - rimarca Rosario Andreozzi, capogruppo di demA - Non esiste la possibilità che si arrivi ad un aumento di stipendio dei revisori, vista la situazione di difficoltà economica dell'ente. Ho chiesto però che le commissioni Regolamento e Statuto e Bilancio si riuniscano in seduta congiunta ed esprimano un parere da inviare ai revisori».

Anche il capogruppo della Sinistra Mario Coppeto è netto: «Credo che la questione vada affrontata dall'Anci e non dal Consiglio. Il tema degli stipendi riguarda altra sede, come lo stesso presidente Fucito ci ha comunicato». Dai banchi dell'opposizione «Forza Italia - fa sapere il vicepresidente del Consiglio Salvatore Guangi - è contraria a questa possibilità. È una decisione che devono prendere dall'alto, non può ricadere sul Consiglio».
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