La raccolta differenziata in città prima rallenta nel 2020 e poi riparte nel 2021, ma le percentuali restano molto lontane dagli standard europei. Mentre la tassa rifiuti a Napoli si conferma al primo posto in Italia. Da un lato un servizio che non decolla, dall’altro i costi sempre elevati dello stesso servizio, quello di smaltimento e raccolta, che vengono addebitati - come prevede una normativa obsoleta - ai contribuenti.
Quello della separazione dei materiali è un tema sempre attuale. I dati di Asìa sulla raccolta differenziata fotografano un andamento instabile negli ultimi anni. Nel 2020, anche per effetto della pandemia, come precisano da Palazzo San Giacomo, le percentuali si sono fermate al 34,5%. Un dato che fa registrare un calo rispetto a quello del 2019 (36,1%) e a quello del 2018 (36%). La diminuzione delle percentuali si è verificata per la prima volta dal 2014. E, nei primi due mesi del 2021, la municipalizzata segnala già una ripresa, con le percentuali che risalgono al 36,8%. Ma, al di là dei due o tre punti in più o in meno, gli addetti ai lavori evidenziano la distanza che tuttora separa Napoli dal resto d’Italia e, in particolare, dalle grandi città del Nord. Il caso di Milano, con il 63% di differenziata nel 2020, è quello più eclatante. «Il capoluogo lombardo - segnalano da Legambiente - con un lavoro straordinario sulla riduzione dei rifiuti, è arrivato nel 2019 ad una quota di soli 35 kg di indifferenziato pro capite annuo. E così sono riusciti anche a diminuire fortemente la Tari». Il calo dei rifiuti da smaltire si è tradotto in un costo molto più contenuto del servizio. L’esatto contrario di Napoli, dove le grandi quantità di materiale indifferenziato corrispondono a tanti viaggi per smaltire i rifiuti all’estero e ad un ovvio incremento dei costi.
«Napoli - segnala la presidente regionale di Legambiente Maria Teresa Imparato - è uno dei Comuni della Campania in grave ritardo nella differenziata.
In attesa degli impianti - un’attesa destinata a durare ancora a lungo - restano le bollette della Tari. A Napoli, secondo uno studio del Servizio Politiche territoriali della Uil, la tassa rifiuti ancora nel 2019 è stata la più costosa in Italia. Calcolando il costo della Tari per un nucleo familiare di 4 componenti in un immobile di 80 metri quadrati, si scopre che la bolletta recapitata a Napoli ha un prezzo superiore del 23,5% rispetto a Milano e del 30,3% a quello della stessa bolletta inviata ad un contribuente romano. Nel 2019 la Tari è persino aumentata a Napoli, sia pure solo dell’1,9%, rispetto al 2018. Nulla di nuovo, in fondo, ma sul costo della Tari - come sulla mancanza di un ciclo integrato dei rifiuti - prima o poi bisognerebbe avviare una riflessione.