Rifiuti, a Napoli differenziata flop ma tassa più alta d’Italia

Rifiuti, a Napoli differenziata flop ma tassa più alta d’Italia
di Valerio Iuliano
Giovedì 22 Aprile 2021, 23:30 - Ultimo agg. 23 Aprile, 19:27
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La raccolta differenziata in città prima rallenta nel 2020 e poi riparte nel 2021, ma le percentuali restano molto lontane dagli standard europei. Mentre la tassa rifiuti a Napoli si conferma al primo posto in Italia. Da un lato un servizio che non decolla, dall’altro i costi sempre elevati dello stesso servizio, quello di smaltimento e raccolta, che vengono addebitati - come prevede una normativa obsoleta - ai contribuenti.

Quello della separazione dei materiali è un tema sempre attuale. I dati di Asìa sulla raccolta differenziata fotografano un andamento instabile negli ultimi anni. Nel 2020, anche per effetto della pandemia, come precisano da Palazzo San Giacomo, le percentuali si sono fermate al 34,5%. Un dato che fa registrare un calo rispetto a quello del 2019 (36,1%) e a quello del 2018 (36%). La diminuzione delle percentuali si è verificata per la prima volta dal 2014. E, nei primi due mesi del 2021, la municipalizzata segnala già una ripresa, con le percentuali che risalgono al 36,8%. Ma, al di là dei due o tre punti in più o in meno, gli addetti ai lavori evidenziano la distanza che tuttora separa Napoli dal resto d’Italia e, in particolare, dalle grandi città del Nord. Il caso di Milano, con il 63% di differenziata nel 2020, è quello più eclatante. «Il capoluogo lombardo - segnalano da Legambiente - con un lavoro straordinario sulla riduzione dei rifiuti, è arrivato nel 2019 ad una quota di soli 35 kg di indifferenziato pro capite annuo. E così sono riusciti anche a diminuire fortemente la Tari». Il calo dei rifiuti da smaltire si è tradotto in un costo molto più contenuto del servizio. L’esatto contrario di Napoli, dove le grandi quantità di materiale indifferenziato corrispondono a tanti viaggi per smaltire i rifiuti all’estero e ad un ovvio incremento dei costi. 

«Napoli - segnala la presidente regionale di Legambiente Maria Teresa Imparato - è uno dei Comuni della Campania in grave ritardo nella differenziata.

Il capoluogo è lontanissimo da quell’obiettivo del 65%, che era stato fissato dall’Ue già nel 2012 con una direttiva che l’Italia recepì, e non crediamo proprio che possa arrivarci a breve, nonostante gli annunci. Ci sono problemi di organizzazione e di deficit impiantistico. E intanto manca ancora il porta a porta in tutti i quartieri». Dal Comune si difendono energicamente. «Ci sono stati problemi legati al Covid - spiega l’assessore all’Ambiente Raffaele Del Giudice - Abbiamo perso umido in tutti i ristoranti chiusi per la pandemia e perciò vi sono state frazioni perdute. Mi riferisco anche alle attività commerciali chiuse ed alla raccolta del cartone perduta. Asìa è sotto organico da tempo e veniamo da 30 anni di emergenza rifiuti. Abbiamo dovuto costruire un’azienda pubblica. Quando siamo arrivati non c’erano strutture e i dipendenti si cambiavano per strada. Abbiamo dovuto fare le isole ecologiche. Il risultato non è soddisfacente - ammette Del Giudice - ma rispetto al punto di partenza stiamo lavorando sodo. Siamo la prima città che ha avviato il servizio di raccolta abiti usati, abbiamo esteso il servizio di raccolta farmaci a tutta la città ed ora abbiamo iniziato il servizio di raccolta degli oli vegetali esausti». La mancanza di impianti, a partire da quelli di compostaggio che dovevano essere deputati al trattamento della frazione organica, resta un problema enorme. «L’arretratezza infrastrutturale, a Napoli come in tutto il Sud - sottolineano da Ref Ricerche - è causa del ritardo nell’implementazione di un ciclo integrato dei rifiuti. L’avvio di impianti di gestione rappresenta l’unica reale risposta ai fabbisogni di smaltimento».

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In attesa degli impianti - un’attesa destinata a durare ancora a lungo - restano le bollette della Tari. A Napoli, secondo uno studio del Servizio Politiche territoriali della Uil, la tassa rifiuti ancora nel 2019 è stata la più costosa in Italia. Calcolando il costo della Tari per un nucleo familiare di 4 componenti in un immobile di 80 metri quadrati, si scopre che la bolletta recapitata a Napoli ha un prezzo superiore del 23,5% rispetto a Milano e del 30,3% a quello della stessa bolletta inviata ad un contribuente romano. Nel 2019 la Tari è persino aumentata a Napoli, sia pure solo dell’1,9%, rispetto al 2018. Nulla di nuovo, in fondo, ma sul costo della Tari - come sulla mancanza di un ciclo integrato dei rifiuti - prima o poi bisognerebbe avviare una riflessione. 

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