Posillipo e la svolta di piazza Dante: la generazione Fico entra nel Palazzo

Posillipo e la svolta di piazza Dante: la generazione Fico entra nel Palazzo
di Carlo Porcaro
Domenica 25 Marzo 2018, 11:45 - Ultimo agg. 18:43
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Da Posillipo a Montecitorio, passando per piazza Dante. Nel percorso geografico del neopresidente della Camera, Roberto Fico, c'è anche il suo percorso politico: dal quartiere bene di Napoli alla terza carica dello Stato, col suo stile e la sua storia personale, intramezzati da un evento di massa. Una storia vissuta in prima linea nelle battaglie a difesa dell'acqua pubblica, dei beni comuni, dell'ambiente, promuovendo l'azzardo dei rifiuti zero, con gli amici di sempre al suo fianco.

Il successore della Boldrini fondò il Meet-up Napoli nel lontano 2005, ben tredici anni fa, complice un rapporto molto stretto con quello che sarebbe diventato il fondatore del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo. È proprio il comico genovese uno dei suoi migliori amici: erano insieme nel backstage del palco allestito appunto in piazza Dante snodo cruciale - nel novembre 2005 quando gli organizzatori della Notte Bianca targata Andrea Cozzolino (super assessore regionale con Bassolino) impedirono a padre Alex Zanotelli di arringare la folla in favore del no alla privatizzazione del servizio idrico.
 


Mattone dopo mattone, da sinistra coinvolgendo una fetta di società civile, è stata costruita una vicenda collettiva. Culminate nelle riunioni svolte soprattutto in localini del Vomero fino a quelle alla Città del Sole all'Asilo Filangieri prima delle politiche in cui Fico raccolse tanti malumori e non sciolse le riserve (che erano fortissime dopo la scelta di Di Maio a candidato premier e l'allargamento delle candidature ai non iscritti) sulla sua ricandidatura.

Lì c'erano quelli vicini da sempre nelle lotte: tanti coetanei rimasti negli anni fedeli ai Cinquestelle anche se defilati. Dall'ex consigliere municipale vomerese Mariano Peluso a cui Fico consigliò di non candidarsi sindaco optando per il napo-milanese Matteo Brambilla, i due Marco Manna e Savarese, ma anche Dario Stipa Carotenuto il motore social dei meet-up, il consigliere comunale di Casoria Elena Vignati, non ultima la senatrice Paola Nugnes che non a caso ieri dopo a pochi minuti dalla votazione che ha incoronato Fico al vertice di Montecitorio su facebook ha esultato con un significativo è storia.

A dargli il bacio di chi ha condiviso tanto momenti belli e brutti, come accade nella vita di coppia - è stata la compagna Yvonne De Rosa, fotografa che anima le attività laboratoriali dei Magazzini fotografici in città. A dare una mano nella gestione della comunicazione, da svariati anni, c'è la giovane giornalista Fiorella Taddeo anch'essa attivista della prima ora del Movimento dove, si sa, si usano i media in un certo modo se ci credi davvero. Il denominatore comune di questa generazione di 30enni e 40enni cresciuti con Fico è la dimestichezza con le nuove tecnologie, considerate il mezzo più diretto per diffondere il verbo. Ieri è stato ripubblicato su facebook il video in cui Roberto si candidava alla Regione nel 2010 tra qualche tenero imbarazzo e scarsissimi risultati nelle urne.
 
Generoso, buono, onesto: si sprecano i complimenti per Roberto a poche ore dall'elezione a presidente della Camera da parte dei fedelissimi di una vita trascorsa tra banchetti, manifestazioni, gazebo e poi campagne elettorali (perse molto male) per il Comune di Napoli e la Regione Campania. In tanti, va detto, lo appellano come compagno a rimarcarne le radici comuniste: del resto Fico non ha mai nascosto di aver votato Rifondazione comunista prima di contribuire dal basso alla nascita di un Movimento divenuto primo partito in Campania e nell'intero Mezzogiorno. Tanti gli amici, o almeno che tali si considerano non da ieri, negli altri partiti: il segretario regionale di Sinistra italiana Tonino Scala, il capogruppo comunale di Forza Italia Stanislao Lanzotti che con Fico ha condiviso la frequentazione della scuola elementare Cimarosa' a Posillipo, l'ex sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione che lo reputa un «figlio dei movimenti territoriali vicino alle battaglie che da anni ci vedono protagonisti». Cinque anni fa, a dare una mano a Fico c'era anche il consigliere comunale di Dema Nino Simeone che poi ha scelto la strada del sindaco Luigi de Magistris con cui Fico non ha un buon rapporto e non vuole averne per il futuro. Nel Movimento, un'altra persona che lo conosce bene, la neodeputata Conny Giordano, arriva a definirlo «una delle anime più belle del nostro Movimento» giudicando la sua presidenza «una vittoria collettiva».
Altra grillina doc fresca di elezione, Silvana Giammuzzi, considera la promozione dei Fico come quella di uno di loro in nome di valori comuni: «Se a questo amore per il bene comune oggi vengono date le chiavi della Cosa Pubblica, vuol dire che abbiamo detto sì ad esso e al cambiamento che comporterà per ciascuno di noi. Oggi il Paese si è reso disponibile ad una nuova Storia». Parole altisonanti e S maiuscola non a caso per far capire, al mondo che guarda al successo grillino ancora sbalordito, che la propria storia politica viene premiata nella rappresentanza dei vertici dello Stato divenendo patrimonio di tutti. Fico uno di noi, insomma. Roberto presidente della Camera per realizzare il programma abbozzato 13 anni fa per la trasparenza e contro la casta. Con un approccio gentile, a metà strada tra il democristiano in giacca e cravatta di Di Maio che ha anche risolto un problema interno con l'elezione di Fico, anima ribelle e spostata a sinistra mentre ora si pende a destra verso la Lega e la felpa del barricadero Alessandro Di Battista.

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