Salva-imprese, corsa degli enti locali: boom di richieste nel Mezzogiorno

Salva-imprese, corsa degli enti locali: boom di richieste nel Mezzogiorno
di Pierluigi Frattasi
Giovedì 28 Febbraio 2019, 10:30
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Corsa al Salva-Imprese 2019 per gli enti locali. Oggi scadono i termini ed è già boom di richieste alla Ragioneria dello Stato per accedere all'anticipazione di liquidità prevista dalla legge finanziaria 2019 per pagare i debiti certi, liquidi ed esigibili certificati al 31 dicembre scorso. Si tratta di un prestito a tasso contenuto (dallo 0,67 allo 0,98%) erogato da Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) o da altri istituti bancari, da restituire però entro il 15 dicembre prossimo. In cima alla lista per gli importi il Comune di Napoli, che ieri ha ufficializzato la richiesta di 200 milioni, seguito da Torino a 170 milioni. Mentre Palermo si è accontentata di 15 milioni. Ma anche Terni (8,6 milioni), Chieti (5 milioni), Frosinone e alcuni comuni in dissesto, come Porto Empedocle (5 milioni), Acate (3,4), Cirò Marina (4,5) e Tortorici (1,9). Molte le domande soprattutto dal Mezzogiorno, dove è più bassa la capacità di riscossione dei tributi, e di conseguenza quella di pagare i creditori. Ma l'offerta è rivolta anche a Regioni, Province e Città Metropolitane. Anche la Regione Campania ha deciso di aderire, con una richiesta di 23 milioni.
 
Aderire per molti enti è quasi un obbligo. Più dei vantaggi, rappresentati dal tasso agevolato e dalla boccata d'ossigeno per le imprese, a spingere sono le pesanti sanzioni previste per chi non presenta la domanda entro oggi. La legge prevede, infatti, che chi entro il 2019 non riuscirà a ridurre i propri debiti commerciali del 10% rispetto al 2018, nel 2020 sarà obbligato ad accantonare delle risorse pari al 5% del totale dei debiti. Ma questa somma si raddoppia per chi non ha chiesto l'anticipazione di liquidità entro il 28 febbraio, arrivando al 10%. I comuni, quindi, l'anno prossimo sarebbero costretti a congelare somme per milioni, cosa che creerebbe ulteriori disagi per l'amministrazione ordinaria. La misura da una parte va incontro alle richieste dell'Europa per accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese; dall'altra risponde anche a un'esigenza degli enti locali, che con la legge finanziaria 2019 hanno visto ridotta la possibilità di ricorrere all'anticipazione di tesoreria da 5 a 4 dodicesimi. Si tratta dell'anticipo che i Comuni possono chiedere allo Stato a inizio anno per pagare stipendi e fornitori, e che viene concesso prima che si incassino le entrate, sulla base dei dati degli anni precedenti.

La procedura per richiedere l'anticipazione di liquidità a Cdp è stata molto semplificata. I Comuni devono inviare entro oggi sul portale della Ragioneria dello Stato l'ammontare dei crediti certi, liquidi ed esigibili - quindi non oggetto di contenzioso - al 31 dicembre 2018. La Ragioneria provvede a certificarli tutti o in parte. Dopodiché, sulla base dell'importo riconosciuto, il Comune fa domanda a Cdp o a un altro istituto di credito per avere l'anticipazione. L'accoglimento è automatico. Stipulato il contratto, i soldi arrivano entro 7 giorni e gli enti devono pagare i creditori entro 15.

«Come Regione - spiega Ettore Cinque, assessore al Bilancio - abbiamo predisposto gli atti per chiedere un'anticipazione di 23 milioni. Niente di eclatante. In questi anni la Campania ha fatto grossi passi avanti nei pagamenti, soprattutto nella Sanità. Per noi restituire l'anticipazione entro dicembre non sarà difficile. In questo momento il regime sanzionatorio è piuttosto gravoso, per cui conviene chiedere l'anticipazione. Ma non siamo sicuri che questa misura possa sortire gli effetti auspicati. La legge si pone l'obiettivo di ridurre del 10% i debiti commerciali. Ma se un ente già rispetta i termini europei per i pagamenti non ha senso questo discorso».
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