Sanità, la Campania resta da sola: «De Luca così ci fa perdere i fondi»

Sanità, la Campania resta da sola: «De Luca così ci fa perdere i fondi»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 1 Aprile 2022, 00:01 - Ultimo agg. 2 Aprile, 08:03
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È un uno contro tutti. Da un lato il governatore De Luca, dall’altro i suoi colleghi governatori. Con il primo che, alla fine, si ritrova isolato. Lo scontro è sulla riforma del piano nazionale per la sanità territoriale da approvare entro il 30 giugno, pena la perdita di 7 miliardi dalla Ue nell’ambito del Pnrr. Scontro durissimo, due giorni fa, per il veto dell’ex sindaco di Salerno in Conferenza Stato-regioni che costringe il suo presidente, il leghista Fedriga, a chiedere al governo di procedere con i poteri sostitutivi.

Perché in Conferenza occorre l’unanimità e anche un solo veto risulta come uno stop. Ma pur di evitarlo tutti i governatori d’accordo, pur gelosi della propria autonomia, hanno invocato l’intervento del governo. Un caso registrato non più di 4-5 volte, dicono a Roma, da quando è stata istituita la Conferenza delle Regioni. E il provvedimento del governo è stato già inserito nel Cdm del prossimo 21 aprile. 

I lavori del nuovo piano di medicina territoriale, voluto dal ministro della Sanità Roberto Speranza, sono partiti il 2 luglio scorso e devono chiudersi improrogabilmente entro il 30 giugno.

Altrimenti il rischio è perdere quei 7 miliardi della Ue che servono a finanziare le struttura sul territorio e i progetti di telemedicina. Con i tempi già stretti perché per l’ok finale serve anche il bollino della Ragioneria generale, del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. Ma tutto si blocca due pomeriggi fa. 

In mattinata, infatti, si incontrano a Roma gli assessori regionali della sanità per discutere e tutto fila via liscio. Per la Campania c’è il responsabile al Bilancio Ettore Cinque e si vede Enrico Coscioni, presidente dell’Agenas ed ex consulente alla sanità di De Luca. «Piano - raccontano - che lo stesso numero uno dell’Agenas ha contribuito a scrivere». E qui, raccontano i presenti, non ci sarebbero stati rilievi di sorta da parte di nessuno. Poi cambia tutto dalle 13 quando si apre la plenaria con i governatori, tra chi è presente e chi si collega da remoto (è il caso del governatore della Campania). 

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Una discussione che dovrebbe filare liscia, il tempo di votare come pura formalità, ma tutto si blocca perché De Luca pone il veto e non ne vuole sapere di firmare nonostante tutti i suoi colleghi tentino di convincerlo. «Non sono sufficienti le risorse messe in campo, ne occorrono di più. Così non lo voto», sono più o meno le parole di De Luca che forse contava di portare dalla sua parte qualche suo collega. Niente da fare perché tutti sono irremovibili. De Luca compreso che, anche nell’incontro, ribadisce un concetto ripetuto più volte: «Corriamo il rischio di avere strutture vuote perché servono i fondi anche per il personale. E la Campania conta già circa 13mila dipendenti in meno». Ma le sue parole non bucano e alla fine comunque rimane isolato. 

Un no, il suo, che però ha un peso enorme perché in Conferenza Stato-Regioni occorre l’unanimità dei governatori altrimenti anche un solo veto vale come una bocciatura per tutti. E dire che gli altri governatori, capitanati da Fedriga, siano imbufaliti contro di lui è un eufemismo. Con toni, raccontano, che si alzano molto perché c’è il rischio concreto che si perdano i 7 miliardi di fondi europei in arrivo per le regioni italiane. È uno strappo, durissimo, tra De Luca e suoi colleghi. Pesa non solo il veto deluchiano ma la via d’uscita che costringe gli altri presidenti a chiedere aiuto all’esecutivo. Un fatto anomalo che pesa, politicamente, perché mina il concetto dell’autonomia regionale. E se pesa un intervento del governo in queste materie, pesa ancor di più che a chiederlo sia proprio il presidente dei governatori. Ma è l’unica via d’uscita. Non a caso lo fa notare, ieri, anche la vicepresidente e assessore al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti.

«La decisione del presidente della Campania, Vincenzo De Luca, di opporsi, mentre tutti hanno votato a favore, al decreto ministeriale che istituisce la cosiddetta sanità territoriale, non dovrebbe mettere a rischio il trasferimento degli appositi fondi del Pnrr alle Regioni», spiega la Moratti. E aggiunge: «Il governo ha la facoltà di poter procedere comunque e ci auguriamo che lo faccia, anche perché questa è una milestone europea e non proseguire significherebbe perdere i fondi del Pnrr per quanto riguarda la sanità e quindi sono certa che il governo proseguirà». 

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