Sanità privata, l'appello della Cisl: «Ora pulizia e reinternalizzazione»

Sanità privata, l'appello della Cisl: «Ora pulizia e reinternalizzazione»
Lunedì 2 Agosto 2021, 17:22
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«La Campania è l'unica regione d'Italia in cui la sanità privata agisce di fatto in regime di monopolio, con oltre l'80% delle prestazioni complessive ed un fatturato spaventoso. Ormai la riabilitazione è diventata la gallina dalle uova d'oro. Eppure, continuano a non essere rispettate le regole e il dumping contrattuale agisce da padrone, creando concorrenza sleale. È arrivato il tempo di fare pulizia in questo comparto ed avviare la reinternalizzazione, che costa sicuramente di meno». Così il leader della Cisl Funzione Pubblica Lorenzo Medici.

«Abbiamo - dice - liste d'attesa che superano i due anni, che fanno ulteriormente aumentare i costi perché gli ictati e gli altri riabilitandi sono costretti a ricorrere agli ospedali per riacquisire l'efficienza originaria.

Allo stesso tempo abbiamo aziende che non applicano il contratto di lavoro sottoscritto dalle associazioni maggiormente rappresentative ed erogano servizi e prestazioni di qualità più scadenti». 

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Sul dumping la Cisl esprime apprezzamento per l'iniziativa assunta dalla Giunta regionale del Lazio, che si è costituita in giudizio dinanzi alla Corte costituzionale per difendere la norma della legge 13/2018, la quale impone che il personale sanitario dedicato ai servizi alla persona delle strutture private accreditate deve avere un rapporto di lavoro di dipendenza regolato dal contratto collettivo nazionale. E chiede al presidente De Luca di prendere esempio dai colleghi del Lazio.

«Così - sottolinea il segretario generale Medici - il governatore diventa credibile, anziché far finta di indignarsi senza muovere un dito e limitandosi a lanciare la palla a Roma, come fa sempre più spesso negli ultimi tempi. La strada da percorrere è una sola: nelle more della riorganizzazione del sistema, non bisogna finanziare le aziende che non applicano i contratti di lavoro. I soldi pubblici sono dei cittadini che pagano le tasse, e vanno dati a quelli che garantiscono al meglio il diritto alla salute e rispettano le regole, a partire dai contratti».

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