Se anche al Sud la sanità non è uguale per tutti

di Antonella Laudisi
Venerdì 7 Giugno 2019, 08:00
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La sanità non è uguale per tutti. Il solito gap Sud-Nord? No. In Campania la discriminazione colpisce chi vive in zone diverse di una stessa provincia, quella di Napoli, e addirittura di un'unica Asl, la Napoli 3 Sud. Lo dimostrano i dati forniti nella risposta al question time del consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli che ha chiesto conto delle lunghe liste di attesa - si arriva anche a due anni - per le visite domiciliari da parte della Commissione medica per il riconoscimento delle invalidità e della «legge 104» per chi svolge il delicato ruolo di caregiver.

«Le domande di Invalidità civile dei cittadini dell'Asl Na 3 Sud sono state circa 46mila per l'anno 2018 che hanno prodotto circa 8mila valutazioni rese in altrettanti verbali di accertamento. Dai dati forniti dall'Inps è scritto nella risposta al Question time risulta che a oggi la Na 3 nei distretti 34, 55 e 59 risponde alle domande mediamente in tempo reale; nei distretti 52, 57 e 58 i tempi di attesa sono tra i tre e i sei mesi, arrivano ai sette-otto mesi nel 49, 54 e 51. In altri distretti sono state avviate procedure che stanno portando a un sensibile miglioramento. Gli unici due ambiti distrettuali viene poi precisato che presentano ancora criticità e per le quali l'Azienda comunica di avere già previsto azioni correttive sono il distretto 48 (Marigliano) e 56 (Torre Annunziata) che hanno una giacenza rispettivamente di 16 e 13 mesi».

Di fatto la lentezza della burocrazia e la sua proverbiale farraginosità si abbattono come macigni sulle famiglie che per necessità devono richiedere quanto spetta per legge: un assegno di accompagnamento o anche solo la possibilità di usufruire della «104», la norma che garantisce un piccolo aiuto – tre giorni di permesso al mese – a chi deve accudire un familiare anziano o disabile. Ai caregiver non solo vengono sottratti anni di vita (lo studio di Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la Medicina, ha dimostrato che hanno una aspettativa di vita ridotta dai 9 ai 17 anni) per la necessaria assistenza al familiare ammalato ma la burocrazia consegna loro una porzione di stress che è difficile da quantificare.

Ma tant’è. Sollecitata dalla domanda del consigliere Borrelli, componente della Commissione sanità al consiglio regionale, «la direzione dell’Asl rileva che negli ultimi anni, con sempre maggiore difficoltà sono state integrate le carenze organiche degli specialisti in Medicina legale. Inoltre, la circostanza che attualmente sono in capo all’Inps sia la prima fase amministrativa che la successiva fase della gestione delle domande rende difficile procedere a una ricognizione del numero complessivo delle domande in giacenza che conduca, successivamente, a una riarticolazione e riorganizzazione territoriale così da soddisfare più rapidamente le richieste dei cittadini».

Il nodo è sempre quello della carenza di personale. Un buon alibi, valido sempre perché basato su dati reali. «L’Azienda assiste un bacino di utenza superiore al milione di cittadini» ma «sul suo vasto territorio operano solo 26 commissioni che risultano appena sufficienti», si affretta a chiarire al consigliere Borrelli la Direzione generale per la tutela della salute e il coordinamento del sistema sanitario regionale.

Ma basta a giustificare le lunghe liste di attesa e le incredibili pastoie burocratiche?

Ecco l’ultimo, ma non ultimo, ostacolo che la famiglia di una pensionata 86enne affetta da Parkinson deve affrontare. Dopo due anni e l’ennesimo sollecito finalmente arriva la Commissione medica a casa. Non basta, i medici rimandano a un’ulteriore verifica da parte del geriatra Asl. Come se non bastasse essere professionisti dell’arte medica per fare una diagnosi certa. E rimandano, con tanto di richiesta, alla visita specialistica.

Allo sportello del distretto chiedono un certificato del medico di base che contenga la parolina chiave «domiciliare». L’ultimo ostacolo? Giammai. Viene fissata la visita geriatrica per il mese di novembre (la Commissione medica vuole una relazione entro 90 giorni) e sorpresa (ma neppure tanto) allo sportello l’hanno prenotata per l’ambulatorio.

Se fosse una di quelle vignette da Settimana enigmistica di una volta la didascalia sarebbe «Senza parole». Ma c’è poco da ironizzare, qui. E nell’attesa di scrivere un altro capitolo della storia della 86enne con il Parkinson, e di migliaia di altri utenti che ogni giorno rimbalzano contro il muro di gomma della burocrazia, ecco un’altra interrogazione regionale, sempre a firma di Borrelli, sui ritardi nella somministrazione della terapia del dolore a un paziente terminale con una aspettativa di vita inferiore a trenta giorni. Il distretto? Sempre il 48. L’Asl? La Napoli 3 Sud, manco a dirlo.
 
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