Sant'Antimo, Consiglio comunale sciolto dal Viminale: «Intrecci criminali e condizionamenti»

Sant'Antimo, Consiglio comunale sciolto dal Viminale: «Intrecci criminali e condizionamenti»
di Nella Capasso
Mercoledì 18 Marzo 2020, 09:00
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Il consiglio dei ministri che scioglie il consiglio comunale di Sant'Antimo «a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali». Era già accaduto nel 1991. Rabbia e sdegno in città, ma nessuna sorpresa per un'iniziativa attesa da quando la Commissione di accesso si era insediata nella casa comunale. Tre i funzionari preposti ad esaminare tutti gli atti prodotti dall'amministrazione eletta a giugno 2017, una coalizione guidata dal sindaco Pd Aurelio Russo.

Questo epilogo era atteso per quanto accaduto tra la fine del 2018 e il 2019: intimidazioni a consiglieri e funzionari comunali, anche a suon di bombe. Poi l'operazione che un mese fa ha portato all'arresto di alcuni militari in forza alla locale stazione dei carabinieri e di un ex consigliere di minoranza.

Altri diciotto mesi di commissariamento, dunque, ci sarà una nuova triade che subentrerà a quella guidata da Maura Nicolina Perrotta, insediatasi a luglio scorso quando tredici consiglieri comunali firmarono la sfiducia al sindaco. Ora si attende la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della relazione allegata al decreto di scioglimento per conoscere i nomi degli ex amministratori che il Viminale dichiarerà non candidabili per i prossimi dieci anni.

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Sul piano politico, Russo aveva pagato la sua incapacità di rappresentare una vera alternativa rispetto al passato. La coalizione guidata dal Pd aveva interrotto una precedente lunga fase di governo del centrodestra, sostenuta a Sant'Antimo da due figure riferimento, Luigi e Armando Cesaro, padre e figlio, il primo deputato e il secondo capogruppo regionale di Forza Italia.

Per Russo, lo scioglimento «non era un provvedimento inatteso». Due, secondo l'ex sindaco, le motivazioni che sarebbero alla base del decreto: «la recente inchiesta sui carabinieri e sull'ex-consigliere comunale e una storia antica, fatta da decenni di attenzioni particolari della criminalità organizzata intorno alla macchina comunale, che resta la maggiore azienda locale per fatturato». La responsabilità che Russo si attribuisce è di non «essere riuscito a cambiare il sistema come era nelle mie intenzioni e nelle aspettative della città». L'ex primo cittadino si augura «che il Governo sia intervenuto per fare piazza pulita dei ladri, degli approfittatori, dei collusi e dei corrotti».

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Guarda avanti Corrado Chiariello, ex consigliere di minoranza, leader del centrodestra. Il provvedimento, dice, genera «dolore, rabbia e la consapevolezza che questa ferita colpisca profondamente di nuovo il nostro senso di appartenenza», sentimenti che devono rappresentare però «uno sprone a lavorare sin da subito con umiltà, onestà, serietà e coesione, valori nei quali da sempre si riconosce la nostra comunità». Chiariello precisa la sua idea sulle necessità del momento, ovvero «rimboccarsi le maniche, per far sì che la cicatrice aperta da questa situazione possa essere sanata dai tanti comportamenti virtuosi che la nostra gente ha sempre saputo esprimere».

Innocenzo Treviglio, ex consigliere di maggioranza, passato poi all'opposizione, trova nel provvedimento conferma «delle perplessità espresse sulla celerità che alcuni ex colleghi consiglieri avevano nello stilare le liste per le elezioni di maggio, dispiace che ancora una volta a perderci siano i già maltrattati cittadini». Anche per Giuseppe Italia, ex consigliere di minoranza Dema-Agorà, nessuna sorpresa in un provvedimento «preannunciato da molti». Per Italia, bisogna puntare «su persone pulite, serie, oneste, persone concrete, preparate, al servizio della comunità e in grado di offrire se stessi». 
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