Scontro De Luca-M5S, a rischio il piano ospedali della Campania

Scontro De Luca-M5S, a rischio il piano ospedali della Campania
di Ettore Mautone
Domenica 18 Novembre 2018, 08:30
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Sono il Piano ospedaliero - e i voti da segnare sulla pagella dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) - le pedine cruciali inserite sullo scacchiere della Sanità campana. Tasselli appartenente tecnici, in realtà dal valore squisitamente politico, con cui si sta per disputare l'ennesima dura partita ai tavoli romani, tra Governo e Regione. La graticola su cui il ministro della Salute Giulia Grillo intende mettere il Governatore della Campania Vincenzo De Luca è il Piano di riordino degli ospedali che, alla vigilia della verifica della prossima settimana a Roma, rischia di restare ancora una volta bloccato nel pantano. A due anni e mezzo dal suo varo (a maggio del 2016) e a distanza di otto anni dalla prima stesura, partorita dalla precedente giunta, mai attuata, si profila dunque un nuovo stop. Polo materno-infantile. Al centro del braccio di ferro ci sono ufficialmente scelte tecniche. Su tutte quella del polo materno infantile a Napoli che la Regione intende fermamente dirottare dall'Ospedale del mare al Loreto per evitare doppioni con Villa Betania e salvare il presidio di via Vespucci. E che invece comitati di cittadini, sindacati medici e operatori contestano. Obiezioni sposate prima dal Movimento 5 Stelle campano e dal ministro Grillo dopo. Una contesa che ha finito per assumere connotati squisitamente politici. Le asperità e divergenze del confronto, la caratterizzazione dei toni e anche le personalità in gioco non consentono di intravedere, allo stato attuale, punti di mediazione.
 
Uno scontro finora a distanza ma che al passere dei giorni e delle settimane vede sempre più avvicinarsi il corpo a corpo finale. Round decisivo Il round decisivo è in programma la prossima settimana a Roma ai tavoli del ministero della Salute e dell'Economia entrambi chiamati a tirare le somme sull'attività di riqualificazione dell'assistenza svolta dalla Regione nell'ultimo anno. E anche per dare un definitivo parere di merito sul Piano ospedaliero. Quest'ultimo è stato trasmesso nei primi giorni di novembre agli uffici del ministero, guidato da Giulia Grillo, nell'ultima versione. Un carteggio partito il 21 maggio scorso, quando la struttura commissariale inviò al nuovo Governo appena insediatosi il documento definitivo. La risposta dell'esecutivo gialloverde, protocollata a Palazzo Santa Lucia l'8 agosto, fu un parere favorevole ad alcune deroghe alla chiusura dei punti nascita sotto soglia quanto a numero minimo di parti annui (da 500 a mille necessari per assicurare sicurezza) con la richiesta di rivedere il nodo dell'ospedale del mare. Il via libera alla deroga riguardò Ariano Irpino per un anno, Vallo della Lucania e Ischia (in quanto zone geografiche disagiate), su Sessa Aurunca fu sospeso il giudizio in attesa di ulteriori delucidazioni. Parere negativo alla deroga, infine, fu espressa sul nido e la neonatologia di Piedimonte, Polla e Sapri.

Bocciature che hanno inasprito gli animini della popolazioni locali e aperto un nuovo fronte di resistenza. Si profila nuovo stop. La qualità dell'assistenza su cui tracciare il bilancio del 2017, l'assetto e le scelte strategiche per il governo della Salute da qui al 2019, il riordino di Asl e ospedali da convalidare alla luce degli adempimenti previsti dal Piano di rientro, la pagella dei Livelli essenziali di assistenza con i voti dell'ultimo quadrimestre del 2017 su cui gettare le basi per l'uscita dal commissariamento e infine il doppio ruolo di Governatore e commissario per la sanità ricoperto da De Luca alla luce del decreto fiscale che a metà ottobre ha reintrodotto l'incompatibilità tra commissario con qualunque altra carica istituzionale all'interno della Regione rimescolano ancora una volta le carte per una partita complessa e dal destino incerto su cui ognuna delle parti cercherà un posizionamento strategico su cui impostare, in chiave squisitamente politica, la propria azione in vista della scadenza elettorale delle europee del maggio del 2019, e in prospettiva di medio termine, anche per giocarsi le future carte per la conquista delle regionali del 2020. Proprio il ministro Grillo, già nella visita di metà luglio a Napoli, disse a chiare lettere che non avrebbe mai consentito lo smantellamento del Nido e della Ginecologia attrezzati a Napoli est e costati 4 milioni di euro dicendo che De Luca per demoralizzare quel dipartimento avrebbe dovuto passare sul suo corpo. Un concetto ribadito dal titolare del dicastero della Salute nelle settimane scorse all'indomani dell'ennesimo invio del Piano di riorganizzazione ospedaliera da parte della Regione agli uffici romani. Le strategie La mossa di dotare l'ospedale del mare di una guardia ginecologia attiva 24 ore su 24 confermando il trasloco della dell'ostetricia, nido neonatologia e Pediatria al Loreto ha fatto da sponda a nuovi attacchi del ministro Grillo che ebbe a ribadire «De Luca si faccia una ragione che non passerà alcuna richiesta di accreditare un piccolo punto nascita, in deroga al parere negativo di tutte le maggiori associazioni scientifiche nazionali di ostetricia, pediatria e neonatologia».

Ora il ministero per far passare la sua linea intende giocare la carta del generale riassetto della rete regionale materno infantile e di assistenza al parto ritenuta completamente da rifare alla luce di quanto prescritto dal decreto ministeriale 70 (quello che definisce gli standard ospedalieri ndr). Ma anche sula pagella dei Livelli di assistenza, legati a doppio filo con il commissariamento, ognuno è pronto a fare le sue mosse. Il Governatore giocando d'anticipo, con la formalizzazione, già il 22 novembre, al tavolo di verifica, della richiesta di fuoriuscita dal Piano di rientro alla luce del pareggio di bilancio consolidato e della quasi sufficienza guadagnata dall'assistenza. Il ministero rilanciando con lo stop al doppio ruolo di De Luca per piazzare un proprio uomo nel cuore del governo della sanità che però, avrà l'arduo compito di portare avanti fino al 2020 l'attuazione di un difficile programma di risanamento avendo di traverso l'amministrazione regionale.
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